MILANO - Le cosiddette sette meraviglie del mondo non sono mai state solo sette, come si crede. Il perché è facile spiegarlo. Di «meraviglie del mondo antico» (questo di solito l´espressione usata) hanno parlato almeno una trentina di eruditi di età latina, medioevale e poi rinascimentale e ciascuno di loro ne ha elencate diverse e in diverso numero. Il primo che ne parlò fu Antipatro di Sidone e ne elencò solo cinque: piramide d´Egitto (non sapevano esattamente quante fossero), il colosso di Rodi, il mausoleo di Alicarnasso, il tempio di Diana d´Efeso e il tempio di Olimpia. Strabone ci aggiunge i giardini pensili di Babilonia ma non nomina né Efeso né Olimpia e solo Marziale vi aggiunge il Colosseo (ma non cita né piramide né colosso). Per Properzio sono solo tre, Cassiodoro ci mette tutta l´urbe (non il Colosseo in particolare) e vi aggiunge il Palazzo di Ciro. Altri puntano sul Tempio di Salomone (distrutto nel 77 da Tito e Vespasiano) e lo pseudo Beda il Campidoglio. Una serie di altri monumenti costituiscono un serbatoio archeologico dal quale i diversi autori traggono gli elementi per comporre il loro canone. Tra questi figurano il teatro di Eraclea e i Giardini di Alcinoo o di Adone, il tempio di Apollo a Cizico, Santa Sofia a Costantinopoli, l'Artemision, l'altare di Delo e il Tempio di Salomone. Da ultimo, alcuni autori annoverano nel canone anche le Terme di Apollonio a Tirana. Talvolta la statua di Bellerofonte a Smirne e lo Zeus di Olimpia costituiscono alternative al Colosseo.
FONTI LATINE E GRECHE - I canoni delle meraviglie che gli eruditi del XVI secolo di fatto istituiscono si fondano quasi esclusivamente su fonti latine e greche e, in misura minore, su quelle medioevali; è assente l´osservazione diretta. E´ però significativo notare che, quando l´elenco comincia a fissarsi, comprende una sola presenza della Grecia continentale, quella «classica», nessuna sul suolo italiano mentre tutte le altre ubicate nel Levante magico e misterioso. Ben tre autori, Cesariano, Servilius e Van Aelst, inseriscono tra le meraviglie anche il labirinto (solo nel Cesariano è a quello etrusco di Porsenna), sconosciuto al canone classico e medioevale. Il Cesariano, per altro, nel suo trattato del 1521 elenca tra le meraviglie anche il Duomo di Milano
ILLUSTRAZIONI - Il canone si stabilizza solo solo a partire dalla metà del Cinquecento, quando i libri degli eruditi incominciano ad essere illustrati. E´ allora che le «meraviglie del mondo antico» tendono a concentrarsi intorno alle sette o otto. Il più grande illustratore delle meraviglie, Martin van Heemskerk, nel 1572 ne illustra otto. Tra queste incomincia avere ne Cinquecento straordinaria importanza la Torre di Babele. Nelle incisioni della torre prevale una ricerca figurativa che si orienta verso modelli grandiosi, con una prevalenza della tipologia a gradoni a base quadrata con alla sommità il tempio di Marduk, spesso esemplato sulla base di costruzioni occidentali. Ma tra le forme compaiono anche quelle a fuso, a spirale, a cono. E se Bruegel e il miniaturista fiammingo delle immagini che accompagnano il Bereviario Grimani collocano la grandiosa torre nel centro della città portuale, nell'incisione di Coenraet Decher la troviamo nel mezzo di diversi edifici pubblici. Sul tema della Torre di Babele sono così in tanti a esercitarsi – ad esempio Cornelis Anthonisz, van Heemskerk, van Cleve, van Valkenborch Tobias Stimmer - che si potrebbe quasi parlare di una rinascita babilonese in Europa (vengono esaltati Semiramide e Nabucodonosor) grazie alle «meraviglie».
MODELLI - Decontestualizzate e depotenziate dei loro valori sapienziali, inquadrate come pietre miliari dell'architettura, le meraviglie sopravvivono nel Settecento come modelli: il primo grande atlante storico e illustrato dell'architettura, l'Entwurff di Fischer von Erlach del 1721, torna sul tema delle «meraviglie» con un´ultima novità: inserisce l´Escurial, che viene definito come nuovo Tempio di Salomone. Insomma, la votazione di ieri non è che un´attualizzazione di un tema che dura da due millenni. Tutti lo chiamano il tema delle «sette meraviglie», ma a contarle tutte bene sono circa una cinquantina. E tutti hanno più o meno elencate quelle che erano allora di moda, non senza qualche furberia ed opportunismo.
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