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23 Dicembre 2002 ARCHEOLOGIA
Jeni Grossman hoovers.com
Scoprendo Zeugma
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tempo di lettura previsto 16 min. circa

Gaziantep, Turchia - Il Museo di Gaziantep è un piccolo, umile edificio su una strada a tre corsie. Attorno al suo perimetro, un centinaio o più di colonne come quelle di Zeugma, si ergono come uomini antichi pieni di racconti e reminescenze del passato. Ve ne sono tante da sminuire il loro effettivo valore. Quando queste colonne sono state costruite per sorreggere un soffitto di qualche tipo. Senza un tetto sulle loro sommità, perdono la loro funzione, e gli agenti atmosferici cancelleranno la loro struttura originaria.

Per ora, non vi sono sale per accoglierle all´interno del museo, così rimangono all´esterno, a soffrire gli elementi.

Numerosi studiosi e conservatori lavorano sui tesori di Zeugma in questo museo, dove sono esposte molte delle opere d´arte. Tra essi, Catherine Abadie-Reynal, un´esperta di ceramiche dall´Università di La Rochelle in Francia; una donna amichevole che parla un fluente inglese. Insieme al suo gruppo di lavoro, cataloga le differenti tendenze stilistiche, per giungere ad una datazione di artefatti e terraglie.

Gli esperti al lavoro sulle ceramiche sostengono che questo modesto edificio di cemento doveva essere il nuovo museo, ma i lavori sono stati interrotti per via di un taglio di fondi. E´ già troppo piccolo per ospitare tutti i tesori trovati a Zeugma, e specialmente per i mosaici che dovrebbero essere presentati nella stessa posizione e disposizione in cui sono stati trovati. Il cemento del nuovo museo non è ancora stato dipinto; non vi sono vetri alle finestre; si può solo immaginare quanto scomodo sia per gli scienziati e studiosi lavorare qui d´estate, e quanto freddo debbano avere in questo edificio, spoglio e privo di riscaldamento, durante l´inverno.

Al piano terra si trova una camera piena di casse contenenti scoperte relative a Zeugma, accatastate dal pavimento al soffitto. Ogni cassa ha due date che indicano l´una il ritrovamento a Zeugma, l´altra il periodo storico di appartenenza. Si possono leggere le parole: "Ellenistico", "Romano", "XII secolo", sui fianchi.

Nel laboratorio, nella parte posteriore del museo, un gruppo di ricercatori provenienti da Italia e Francia, lavorano duro per rendere un mosaico di Zeugma pronto per essere esposto. Vi è un´intricata serie di fasi attraverso le quali passare perché un mosaico possa essere ricostruito. Lavaggio, pulizia delle pietre, eliminazione di residui di pietrisco e polvere, e restauro. Si deve poi tentare di ricostruire la figura originaria, individuare le lacune. A questo scopo, gli esperti ricostruiscono il mosaico su di un prospetto geometrico, ma non colmeranno mai un vuoto con un disegno di loro elaborazione. "Potremmo immaginare il pezzo mancante in modo erroneo. Noi semplicemente riposizioniamo le tessere sullo schema geometrico quando possono essere predeterminate con accuratezza. Ma non possiamo renderci colpevoli di frodi" afferma Kristian Schneider, tedesco, che lavora per l´Istituto di Conservazione archeologica di Roma.

Nella sala delle esposizioni del Museo si possono poi ammirare i tesori veri e propri, come dichiara il direttore del Museo, Hamza Gulluce.

Il primo mosaico si trova in piedi contro la parete. Ci vorrebbe più di mezz´ora per poterlo ammirare nella sua completezza. Le figure sono a grandezza naturale, e raccontano la storia di Achille. Sua madre e la sua amata stanno tentando di dissuaderlo dall´andare a combattere poiché è stato predetto che sarebbe morto in battaglia. Ma un soldato gli porge uno scudo ed una spada, e qualcuno fuori dal castello suona un corno ad indicare che il nemico è alle porte. Achille prende la spada e si prepara a combattere, svelando la sua identità per via delle sue azioni. La sua amata e la madre comprendono con rammarico che la sua identità è stata scoperta. Stiamo parlando di una serie di mosaici? No, tutto questo di trova in un mosaico solo.

Particolarmente affascinante la striscia sul braccio alzato di Achille. Due pietre marroni, seguite da due giallo pallido, due bianche, due giallo pallido ancora, e quindi ancora marroni. Catherine Abadie-Reynal spiega che la vernice colorata non fu inventata fino al XII secolo. Questo significa che nei mosaici, a partire dai primi secoli, furono usate pietre naturali, colorate dai minerali della terra; ma l´effetto è così sorprendentemente realistico, che ancora si ha l´impressione che il braccio di Achille sia tinto d´oro. Le scene dei mosaici a Roma avevano pochi colori, perché erano disponibili pietre di pochi colori. Ma a Zeugma, per via delle molte pietre colorate reperibili lungo il fiume Eufrate, quattordici colori distinti erano a disposizione dell´ingegno dell´artista.

Altra opera notevole raffigura il Dio Fiume Eufrate e tutti i suoi tributari che si dipartono dal grande fiume. I bordi del mosaico sono straordinari nel loro perfetto schematismo, le onde arricciate di colori variegati, e le figure e i volti che si alternano ad altre immagini e forme. Questa non è un esempio arte locale, non è folklore. Quest´arte rivaleggia per bellezza e livello le grandi pitture ad olio del Rinascimento.

Accanto alla porta dell´ufficio del Ministero del Turismo, si trova la "Ragazza Nomade", imponente. Il Direttore del Museo esprime disapprovazione per quello che considera un nome inadeguato. "I Nomadi arrivarono in Turchia dall´India un migliaio di anni dopo, così che questa non potrebbe essere una ´ragazza nomade´. La figura è così chiamata solo per via dei suoi orecchini" aggiunge. "Poco distante si può ammirare quello che io ritengo essere un ritratto di Alessandro il Grande, i cui generali fondarono la città di Zeugma".

La successiva sala del museo misura cinque metri per cinque, e rappresenta la precisa ricostruzione di una sala così come fu trovata a Zeugma, con un pavimento simile a quello di una villa Romana. La gamma di colori comprende: svariate tonalità di verdi, marroni, beige, grigi, gialli, rosa, e alcuni rossi intensi. Si possono contare non meno di sette cornici attorno alla figura nel mezzo. Due dei bordi geometrici sono composti di rettangoli che appaiono tridimensionali in perfetta prospettiva. Un ampio bordo più interno è composto di frutta e fiori, arricchito da un´assoluta cura per i dettagli, così che non si trovano due particolari uguali. Due divinità greche, in alto e in basso, occhieggiano da dietro la loro foresta di foglie e di rami, con il motivo ripetuto dei tralci di arbusti che si snodano da dietro le loro lunghe barbe.

Al centro, una figura maschile alata, è seduta presso ad una donna mortale; si riconosce il dio Eros e la bellissima Psiche. La sua figura voluttuosa può essere intuita dietro al suo abito diafano (come si può ottenere un effetto diafano usando pietre naturali opache tratte dalla terra?). Il suo cuore palpita mentre si volta timida verso il Dio dell´amore. L´urna dietro la coppia seduta è di un color oro scintillante. Ogni elemento nel mosaico proietta un´ombra di pietre grigie o una perfetta immagine di sé sulla superficie lucida.

Questo mosaico di Gaziantep, Turchia, trasmette sensazioni simili al David di Michelangelo a Firenze, o a "La Creazione" della Cappella Sistina, dove la mano di Dio sfiora l´appena creata mano di Adamo. Ma è di una categoria a parte. Dipingere con le pietre! Far sì che la pelle sembri pelle, che l´oro luccichi come l´oro, rendere un´espressione facciale che rifletta emozioni, creare l´impressione del movimento e della prospettiva, semplicemente usando delle pietre! Chiunque abbia composto questi mosaici sul pavimento di un cortile di Zeugma era un artista genuino nel più elevato e spirituale senso della parola. Chiunque abbia creato questo mosaico parla ancora a noi dal passato. E´ un´impronta nel cemento umido che durerà per sempre, e noi possiamo essere grati testimoni di quest´arte a distanza di duemila anni.

Non sappiamo quante divinità greche come queste giacciano ancora sottoterra. Quante ville e chiese attendono ancora pazientemente di essere ritrovate e valorizzate. C´è da augurarsi che il popolo di Turchia sappia trovare e salvare questi tesori prima che siano smantellati o distrutti o saccheggiati.

Così, un giorno, come un fiore raro, Zeugma potrà sbocciare di nuovo.

Dopo il mio viaggio a Zeugma in Ottobre, ed il mio incontro con i meravigliosi mosaici e artefatti di 2000 anni or sono scoperti là, sono diventata una sorta di fanatica di Zeugma. Ogni amico, al mio ritorno in America, ha trovato la sua casella di posta elettronica piena delle mie foto digitali, e pagine di eccitate speculazioni su quello che ancora potrebbe giacere sotto la parte inesplorata della città. Molti mosaici ed artefatti si trovano attualmente al sicuro nel museo di Gaziantep, con le cure amorevoli di dozzine o più di restauratori famosi nel mondo, e provenienti da molti differenti paesi. Il migliore e più grande mosaico è stato dissotterrato solo quattro settimane fa, quando il livello dell´acqua è stato temporaneamente abbassato per consentire alcune riparazioni alla diga di Birecik. Gli archeologi sono accorsi al sito, e hanno portato alla luce tre mosaici la cui esistenza era già nota. Il quarto e più grande –undici metri di lunghezza ed in perfette e complete condizioni – è stato una sorpresa assoluta.

Ho immediatamente acquistato un biglietto per Gaziantep per poter intervistare il dr. Roberto Nardi, il numero uno dei restauratori europei, che proviene dal Centro Archeologico per la Conservazione di Roma. Mentre i miei connazionali americani celebravano il Ringraziamento, io vagavo tra le colonne del Museo di Gaziantep alla ricerca del Dr. Nardi. Sono riuscita a trovarlo, coperto dalla polvere di gesso, che lavorava nel laboratorio della parte posteriore del museo.

E´ un uomo sul lato più giovane della mezza età, prestante, timido e non incline alle auto-celebrazioni; è stata dura per me riuscire a farlo posare per una fotografia. Ci siamo concentrati invece sul nuovo mosaico, portato al laboratorio per sezioni ed ora accuratamente riassemblato.

"E´ una scoperta meravigliosa" ha dichiarato riferendosi al nuovo mosaico. "Una delle migliori finora". Il mio traduttore ha potuto rilassarsi. Il Dr.Nardi parla un perfetto inglese, insieme ad altre svariate lingue, incluso naturalmente, il suo Italiano. Mi ha condotto in una vasta area di lavoro, dove i restauratori sono riversi e profondamente concentrati sui mosaici che stanno rimettendo in sesto. Indossano guanti di latex e sono circondati dagli attrezzi del mestiere: taglierini per pietra, scalpelli, lunghe pinzette per acchiappare le tessere. Non vi è conversazione, nessuna musica, tutti gli occhi sono rivolti alle preziose opere sotto le loro dita.

Gruppi di tessere sono raccolti in cestini, suddivise per colori. Sono quelle cadute dal mosaico nel corso del trasporto. I restauratori si riferiscono alle fotografie, e accuratamente riposizionano le piccole pietre nelle giuste collocazioni.

Non ho perso tempo nella mia intervista al Dr. Nardi.

"Cosa si dovrebbe fare per Zeugma?" ho chiesto, saltando i convenevoli nell´interesse del mio impegnatissimo interlocutore.

"E´ necessario erigere una sorta di barriera di sicurezza" ha detto senza esitazione.

"Quando ciò dovrebbe essere fatto?" ho ribattuto tenendo, aprendo il mio notes e ripensando all´evidente mancanza di sicurezza che avevo notato al sito.

"Immediatamente! Ieri!" ha esclamato. "Due gruppi di saccheggiatori, sedici persone in tutto, sono stati bloccati nell´atto di prelevare i mosaici di Zeugma. Fortunatamente, qualcuno ha scoperto i loro tentativi ed entrambe i gruppi sono stati arrestati. Non voglio i recinti per tenere alla larga i gitanti o i turisti. Tutti noi desideriamo che la gente venga ad ammirare il sito per godere della naturale bellezza del lago, ed immaginare quello che deve ancora essere scoperto a Zeugma. Ma mi piacerebbe vedere cinque o sei famiglie assunte in qualità di guardiani, dotati di casa presso il sito, per controllare l´area e assicurarsi che la città non sia portata via pezzo per pezzo e svenduta sul mercato dell´arte." Ha proseguito il Dr. Nardi, nel mostrarmi un mosaico di media taglia sul pavimento, che veniva restaurato da tre donne.

"Questo mosaico è stato scoperto cinque anni prima che il progetto ZAP 2000 iniziasse. Originariamente, esso aveva altre due sezioni, ugualmente belle, che raffiguravano un matrimonio. Prima che potesse essere trasportato al museo, tutte le sezioni eccetto questa sono state rubate in una notte. Fortunatamente, abbiamo una fotografia del mosaico completo e speriamo che qualcuno prima o poi lo riesca ad individuare sul mercato illegale dell´arte."

"Qualche volta i saccheggiatori trovano le opere d´arte da sé, semplicemente conficcando un lungo chiodo di metallo nel suolo, fino a che esso urta qualcosa. Quindi, ci vogliono solo poche ore per loro per disseppellire un mosaico. In questi casi, non abbiamo una sola possibilità di sapere che cosa abbiano mai trovato. Quando vendono le opere d´arte, infatti, mentono circa la reale provenienza, e quindi ci è impossibile rintracciarli".

La conversazione con il Dr.Nardi non è riuscita in nessun modo ad alleviare le mie preoccupazioni circa il futuro di Zeugma. Mi ha detto che si renderebbe necessario un Master Plan. Si dovrebbe costituire un comitato, e prendere al più presto una decisione per riuscire a salvare questo tesoro d´arte e archeologia. Ma a causa della crisi economica, possiamo essere sicuri che questo incontro non avrà mai luogo, almeno fino a quando non vi saranno novità sul fronte economico. Non vi è denaro per finanziare un´iniziativa di questo genere, per adesso. Questo è quanto.

Ho ringraziato il Dr.Nardi per avermi confermato che Zeugma necessita di attenzioni immediatamente, e non dopo che sarà risolta la crisi economica. Per quel tempo, l´arte potrebbe essere svanita per opera di ladri senza scrupoli, rinchiusa nelle collezioni private di uomini ricchi di altri paesi.

Abbiamo lasciato il museo e ci siamo fermati per un delizioso pasto all´ Imam Ca*daf, un ristorante aperto fin dal 1887. Ho comprato diversi chili di pistacchi e alcune scatole del loro famoso baklava per il viaggio di ritorno per Ankara. Malgrado oggi sia il giorno del Ringraziamento, il Reker Bayram della prossima settimana, mi sembra più importante in questo momento.

Dopo il pranzo, siamo tornati all´Università di Gaziantep per incontrarci con il padre di Zeugma: un professore di storia, il Dr. Rifat Ergec. Il Dr. Ergec è felice di rilasciarmi un´intervista, tramite il mio traduttore. E´ preoccupato per Zeugma. E malgrado io non capisca il turco, riconosco immediatamente il tono fieramente protettivo di un padre, nella sua voce, quando racconta la storia della scoperta di Zeugma.

Alla fine degli anni ´80, quando Ergec era il curatore di un museo di Adana, fu contattato da alcuni contrabbandieri per l´acquisto di alcuni mosaici di Zeugma. Il museo naturalmente li acquistò per evitare che fossero portati fuori dal paese. Il Dr. Ergec immediatamente comprese l´importanza storica dei mosaici ed inviò una richiesta al Ministero della Cultura per una sessione di scavi al sito. Contattò il Dr. Engin Ozgen dell´Università di Hacettepe, quindi il Direttore dei Musei e Monumenti, il Dr. Ozgen, ed infine trovò il Dr.David Kennedy dell´Australia, disposto a finanziare alcuni scavi preliminari a Zeugma.

La probabile collocazione di Zeugma è stata conosciuta fin all´inizio del 1900. Il famoso Lawrence d´Arabia aveva identificato il sito presso Birecik, lungo le rive dell´Eufrate. In parecchie lettere inviate a casa, T.E. Lawrence chiedeva ai suoi amici inglesi di mandargli del denaro per poter scavare le opere d´arte e portarle in Inghilterra al suo ritorno. Fortunatamente, i suoi amici dovevano essere un po´ a corto di contante, o il sito sarebbe probabilmente stato saccheggiato dalle sue ricchezze molto tempo fa.

Circa un secolo più tardi, contrabbandieri meno famosi focalizzarono ancora la loro attenzione su Zeugma. (Ormai, ho sviluppato l´opinione che sia un caso di semplice capitalismo sul lavoro: i saccheggiatori sono più bravi e motivati nel ritrovare i tesori della Turchia poiché sperano di ottenere grossi guadagni!)

Il Dr.Kennedy pubblicò le foto dei mosaici senza volto che aveva trovato a Zeugma ed incuriosì i cittadini turchi a New York, con il racconto dei retroscena delle porzioni mancanti nelle raffigurazioni di Parthenope e Metiox: erano ancora felicemente innamorati, e si guardavano l´un l´altro in un´estasi senza parole – da una parete del Museo Metropolitan di New York. Il Dr. Ozgen, che aveva già speso alcuni milioni di dollari per convincere il Metropolitan a rimpatriare il famoso Tesoro di Lidia, montò un´altra offensiva per la restituzione dei mosaici di Zeugma. Parthenope e Metiox sono ora riuniti con il resto dei loro corpi immortali, nell´appropriata residenza: il Museo di Gaziantep.

Questa restituzione degli artefatti turchi, comunque, ha stimolato una marea di restituzioni da molte altre città del mondo. I cittadini turchi hanno guidato una campagna affinché la storia turca fosse restituita alla sua madrepatria. E´ ormai diventata una questione di onore e orgoglio riportare i tesori ai paesi di origine, invece di vederli sparsi per il mondo come matasse di cotone o casse di pistacchi. I tesori turchi non sono più in vendita in giro per il mondo sui banchi dei contrabbandieri.

Dopo le mie interviste a Gaziantep, ho fatto ritorno ad Ankara e intervistato altre figure chiave nell´ininterrotto dramma di Zeugma. Una di queste è il Dr.Numan Tuna dell´Università Tecnica del Medio Oriente, che ha partecipato al blitz archeologico di quattro mesi nel corso dell´estate del 2000, quando la diga di Birecik era sul punto di inondare il sito di Zeugma. Il Dr.Tuna è un altro sostenitore della necessità di maggior sicurezza al sito. Ha dichiarato: "E´ necessario che un team di esperti si metta al lavoro per una valutazione accurata, e che sia costituito un comitato per la redazione di un Master Plan." La Turchia, in virtù delle sue leggi per la tutela del patrimonio Culturale, possiede il sito. Non è dunque l´acquisizione, ma lo sviluppo del sito, che deve essere portato avanti. Il Dr. Tuna ritiene, come ogni altro, che senza di ciò, Zeugma e tutto il patrimonio culturale e artistico che la circondano, sarà presto dimenticato dalla Turchia e dal resto del mondo.

Il Packard Humanities Institute (PHI) è stato il più consistente sostenitore del lavoro in corso a Zeugma. David Packard, figlio del fondatore della compagnia informatica Hewlett-Packard, è egli stesso un archeologo presso la Stanford University di California. Prese parte all´operazione di recupero nel 2000 con milioni di finanziamenti ed un appello a livello mondiale agli esperti. Ha ingaggiato l´Unità di Archeologia di Oxford, nota per operazioni di recupero d´emergenza. Secondo l´archeologo dell´Unità di Oxford, Rob Early :"E´ risaputo nel mondo archeologico che, per via degli intensi sforzi di David Packard, l´Unità di Archeologia di Oxford, e l´Amministrazione turca del GAP, hanno completato dieci anni di scavi nel tempo record di quattro mesi."

E´ stato David Packard che ha continuato a finanziare gli studi, attualmente in corso, sulle scoperte di Zeugma, e che provvederà per gli anni di accurato lavoro che saranno necessari per preservarle. La regola in questi casi è "tre anni di restauro per ogni anno di scavo". Nel caso di Zeugma, questo si traduce in altri 30 anni di lavoro da svolgere.

C´è un immensa mole di lavoro "dietro le quinte" quando la luce dei riflettori cala, dopo il clamore delle scoperte iniziali.

Jeni Grossman può essere contattato all´indirizzo e-mail: wordscreate@hotmail.com