Sono molto più antiche delle loro vicine egizie e persino del famoso e certamente meglio conservato Oetzi rinvenuto in Val Senales. Si tratta di due mummie provenienti dal sito di Takarkori, nella Libia sud-occidentale, che il carbonio radioattivo fa risalire a circa seimila anni fa, attualmente sono oggetto di studio da parte di un'equipe italiana multidisciplinare. L'allestimento dei preparati istologici, istochimici ed immunoistochimici e' stato curato da Luca Ventura, paleopatologo, e da Cinzia Mercurio, Morena Sarra e Francesca Ciocca, dell'unita' operativa di anatomia patologica della Asl dell'Aquila. Dell'equipe di studiosi fanno parte, inoltre, Savino Di Lernia, archeologo del dipartimento di scienze storiche, archeologiche e antropologiche dell'università' "La Sapienza" di Roma, Giorgio Manzi, antropologo fisico del dipartimento di biologia animale della stessa università, il professor Gino Fornaciari, paleopatologo dell'università' di Pisa che tra i suoi "pazienti" annovera la famiglia de' Medici di Firenze, Sant'Antonio da Padova, Santa Zita da Lucca. E' la prima volta che tessuti così antichi di epoca Neolitica vengono utilmente sottoposti ad esami istologici che, nel caso di specie, come sottolinea il dottor Ventura, "non hanno svelato condizioni patologiche. Proprio nel caso delle mummie libiche non siamo riusciti a svelare condizioni patologiche ma il riconoscimento di tessuti umani così antichi, sebbene normali, costituisce un risultato decisamente importante". Altri particolari emergeranno dalle analisi immunoistochimiche, parassitologiche e molecolari che sono in fase di svolgimento. Se dal punto di vista istologico le mummie libiche (appartenenti a due individui di sesso femminile) non hanno mostrato finora anomalie, non può certo dirsi che godessero di buona salute. In particolare uno dei due individui, di età approssimativa compresa tra i 30 e di 35 anni, ha rivelato una iperostosi della volta cranica, una frattura all'urna sinistra in via di consolidamento, una lesione sclerotica del collo femorale destro, strie di Harris multiple della epifisi della tibia sinistra che autorizza a pensare ad una forte carenza nutrizionale.
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