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13 Ottobre 2007 ARCHEOLOGIA
APCOM
CNR: I FENICI, UN POPOLO "PANMEDITERRANEO"
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Roma - Secondo alcune ricerche dell'Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima-Cnr) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la cultura dei Fenici, grandi navigatori del Mediterraneo, non era monolitica, ma varia e sfaccettata e frutto di un rapporto di scambio o meglio, un "dare-avere" con i popoli con i quali venivano in contatto. Come nel caso della popolazione sarda, partecipe sin dalla metà dell'VIII secolo a.C. della vita sociale della colonia fenicia. Se ne è parlato questa mattina al Cnr nel corso del Convegno "Nuove luci sul Mediterraneo" organizzato per commemorare Sabatino Moscati a dieci anni dalla sua morte. Lo studioso della civiltà fenicio-punica, mise a fuoco, già negli anni 60, questa antica popolazione ricercandone in Oriente e in Occidente le tracce, gli itinerari di espansione, gli insediamenti e le varie manifestazioni.

Negli anni '60 le indagini miravano a individuare con precisione l'identità dei Fenici. Oggi, dopo quasi mezzo secolo, gli studi su questa popolazione seguono una logica più dinamica, privilegiando l'interazione tra i popoli. In particolare, la civiltà fenicia viene "monitorata", dall'Iscima, nelle sue manifestazioni "panmediterranee attraverso casi-campione che vanno dalla fenicia Sidone alla sarda Pani Loriga, dal santuario di Althiburos in Tunisia, alle manifestazioni neo-puniche dei siti algerini.

"In parallelo con le ricerche avviate nella Penisola Iberica - spiega Paolo Xella, Iscima-Cnr - in Sardegna sono stati avviati gli studi nel Sulcis e nell'Oristanese. Nel primo caso le indagini al "tofet" (luogo di sepoltura) di Sant'Antioco, hanno evidenziato strette relazioni con i sardi, come dimostrano anche le ricerche avviate al Nuraghe Sirai e a Monte Sirai, dove la compresenza di elementi fenici e indigeni è attestata anche per il VII e il VI sec. A.C.".

Ricerche sono state condotte anche in Sicilia, nell'isola di Mozia, dove gli scavi nel locale "tofet" hanno contribuito a far comprendere come si svolgevano i riti sacrificali di bambini. Secondo le informazioni raccolte, sembrerebbe che venivano bruciati, non bambini morti alla nascita, ma bambini offerti deliberatamente alla divinità. L'offerta era legata a fasi di particolari crisi di carattere pubblico e privato e, fortunatamente, le uccisioni erano limitate a un paio all'anno.

TAG: Fenici, Nuraghe