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28 Febbraio 2007 ARCHEOLOGIA
adnkronos
ALLA SCOPERTA DI VILLE E RELITTI NEI FONDALI ITALIANI
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"Tutto quello che viene dal fondo del mare e' come se venisse dal fondo della nostra psiche e dal nostro passato più remoto e per questo suscita emozioni incontrollabili e un alone di mistero". A raccontare all'Adnkronos Cultura il fascino dell'archeologia subacquea è Roberto Petriaggi, professore di Archeologia subacquea all'Università' Roma Tre e direttore del Nias, Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell'Istituto Centrale del Restauro. "Di archeologia subacquea, però, non bisognerebbe parlare solo quando viene alla luce un singolo reperto - ha sottolineato Petriaggi - Il discorso è più complesso e su di esso va fatta una campagna di sensibilizzazione".

Secondo il direttore del Nias, infatti, "in Italia possediamo delle vere e proprie bombe culturali che ci possono esplodere in mano: sta a noi accendere la miccia". Da Grado, in provincia di Gorizia, a Capo Passero, in Sicilia; dal Relitto del Pozzino di Piombino alla barca carbonizzata sulla spiaggia di Ercolano, numerosi sono i siti archeologici, le aree naturali e i fondali che conservano città sommerse, ville, relitti; troppo pochi, però, i parchi archeologici subacquei e le strutture organizzate che, oltre a consentire la fruibilità, sarebbero fondamentali nella tutela del reperto altrimenti sottoposto a rischi di degrado naturale o di saccheggio.

"Fosse per me, ogni sito archeologico subacqueo meriterebbe di diventare un parco archeologico, come quello di Baia, in Campania - ha spiegato Petriaggi - Ma ci sono alcuni casi in cui basterebbe davvero poco per poterlo realizzare: quello che manca è la volontà politica in grado di dare vita all'incontro tra i ministeri preposti, quello dei Beni Culturali e dell'Ambiente, ed enti locali, al fine di dare luogo alla legge che segna la nascita di ogni parco protetto".