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31 Gennaio 2007 ARCHEOLOGIA
Ansa
TRAFFICO DI REPERTI, INDAGINI SU CASE D'ASTE INGLESI
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GELA - Un traffico internazionale di reperti archeologici è stato scoperto dai carabinieri tra la Sicilia, l'Europa e gli Stati Uniti. E' quanto emerge dall'inchiesta che stamani ha portato all'arresto di 35 persone, a provvedimenti cautelari per altri 17 e all'emissione di 25 avvisi di garanzia. I provvedimenti vengono eseguiti in Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.

Nell'inchiesta sono coinvolti professionisti, imprenditori, collezionisti e antiquari.

I reperti archeologici rubati dai tombaroli in Sicilia venivano acquistati dalle società d'aste "Gorny e Mosch" di Monaco di Baviera e dalla Lennox Gallery di Londra. I carabinieri hanno accertato che il disoccupato di Gela, Orazio Pellegrino, ha anche venduto numerosi oggetti preziosi alla ditta Athena di Monaco di Baviera. La rogatoria svolta in Spagna ha messo in evidenza i collegamenti fra alcuni degli arrestati e l'antiquario Bea Felix Cervera di Barcellona, al quale sono stati trovati dagli investigatori beni provenienti da siti dall'area della Magna Grecia, soprattutto oggetti in ceramica a figure rosse, che secondo i consulenti della procura di Gela circolavano esclusivamente in Sicilia. A Zurigo è emerso dalla rogatoria che i trafficanti di opere erano in collegamento con Francesco Davoli e Oliver Daniel Martinez, secondo gli inquirenti attivi nel territorio svizzero nel campo dell'antiquariato. Le indagini hanno portato a recuperare circa duemila reperti tra le tipologie più comuni come vasi, statuette, monete, oggetti in bronzo, tutti ricollegabili ad ambiti siciliani e di epoca e civiltà greca, punica, romana e bizantina.

Reperti archeologici provenienti da scavi abusivi effettuati in alcune zone della Sicilia, sono stati recuperati dai carabinieri nel magazzino di un antiquario di Barcellona e nell'abitazione di un privato che abita a Zurigo. Si tratta di monete antiche e anfore. Gli inquirenti hanno richiesto ed ottenuto nei mesi scorsi rogatorie internazionali, che si sono svolte in Germania, in Svizzera e Inghilterra. Le indagini, che si basano in particolare su intercettazioni telefoniche, hanno preso il via lavorando su tre squadre di tombaroli delle zone di Aidone (Enna), Gela (Caltanissetta) e Vittoria (Ragusa), collegate, secondo gli inquirenti, ad un disoccupato di Gela, Orazio Pellegrino, di 43 anni, arrestato stamani, ritenuto uno dei capi dell'organizzazione.

Pellegrino, secondo gli investigatori, aveva contatti con collezionisti e antiquari esteri, che gli consentivano di smerciare i reperti in diversi Paesi. I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno ricostruito lo schema sul quale si muoveva l'organizzazione, che era divisa in tre figure di riferimento: i "tombaroli", che si occupavano di reperire il "pezzo" attraverso scavi clandestini, furti o contraffazioni; i "ricettatori" che trafficavano il bene archeologico che veniva piazzato in Italia se si trattava di un bene di valore medio-basso, mentre andavano venduti all'estero quelli di valore medio-alto; i "committenti-ricettatori" cui era affidato il compito di rivendere gli oggetti a case d'asta e a noti antiquari di tutto il mondo, così come è emerso durante le rogatorie internazionali.