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28 Maggio 2001 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
Nuovi scavi a Pompei ed Ercolano
tempo di lettura previsto 2 min. circa

Si dice spesso che l'Italia possiede più della metà del patrimonio artistico dell'umanità; ma ci si dimentica di dire che molto è ancora da scoprire. Ci sono intere zone tuttora da esplorare, dove si è sicuri che esistono tesori sepolti: per esempio, Pompei ed Ercolano. Queste due città, come è noto, furono ricoperte da cenere e lapilli nel 79 d. C., in seguito

a un'eruzione esplosiva dei Vesuvio. Fino alla metà del '700 rimasero sigillate dentro questa coperta di materiale lavico. Nell'800 cominciarono i primi sondaggi, ma solo dopo l'Unità d'Italia (1861) vennero realizzati scavi sistematici, che portarono alla luce queste due cittadine dimenticate, di cui si era perso addirittura il nome. Con gli scavi si scoprirono case, colonnati, gioielli, persino mobili, di questa antica civiltà rimasta come addormentata per quasi duemila anni. Il fatto è che gli scavi sono lungi dall'essere terminati.

A Pompei c'è una zona ancora da scoprire. A Ercolano c'è tutta una parte inesplorata, che si trova sotto la città nuova,

ricostruita sopra lo strato di lava, che in certi punti raggiunge i 20 metri di spessore. La cosa interessante è che, -man mano che procedono gli scavi e si studiano i reperti, si scoprono novità sugli abitanti di Pompei. Uno degli aspetti che ha colpito gli studiosi era la forte presenza di schiavi liberati, i cosiddetti liberti, tra i titolari di ville. Molti schiavi erano prigionieri di guerra e tra loro c'erano anche medici, architetti, imprenditori: dopo aver pagato per il loro riscatto, spesso avevano proseguito la precedente professione.

Ma come mai tanti liberti abitavano le belle ville di Pompei? La ragione è probabilmente da ricercare nel fatto che molti aristocratici avevano abbandonato la città dopo un susseguirsi di terremoti che avevano danneggiato le loro ville. Si sono trovate infatti crepe nei muri, tetti rovinati, lavori di restauro appena cominciati. Alcuni bassorilievi mostrano case scardinate dai movimenti sismici. Insomma, i ricchi si erano stufati di sentirsi crollare in testa il soffitto (vi furono almeno sei terremoti negli anni precedenti l'eruzione dei Vesuvio) e molti lasciarono Pompei, vendendo le loro dimore ai "nuovi ricchi". Pompei era diventata quindi una città particolare, dove i liberti possedevano ville nei quartieri ricchi, cosa che a Roma non sarebbe stata accettata. E sono forse proprio questi uomini e queste donne ad aver lasciato le impronte dei loro corpi nella cenere vulcanica solidificata.