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2 Luglio 2004 ARCHEOLOGIA
David Roberts smithsonianmag.com
I SEGRETI DEI MAYA: DECIFRARE TIKAL
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La Grande Plaza di Tikal, nel cuore di quella che fu una delle più potenti città stato delle Americhe, è circondata da strutture monumentali: le terrazze a gradoni dell´Acropoli Nord

Tikal era una delle più potenti città stato delle Americhe.

Per quanto magnificenti, le rovine di Tikal visibili ancora oggi rappresentano solo una parte della città stato originale. Al tempo del suo fulgore, sostengono gli archeologi, la "bassa" Tikal era circa sei miglia quadrare, malgrado i ricercatori indichino che la popolazione della città stato potesse essere sparsa su una superficie di almeno 47 miglia quadrate. Eppure la maggior parte di Tikal non è ancora stata esplorata.

Per molta parte del XX secolo, gli esperti Maya hanno seguito la guida dell´archeologo J. Eric Thompson della Carnegie Institution di Washington, che sostiene che i Maya fossero filosofi pacifici e straordinari osservatori dei fenomeni celesti, appagati dal ponderare la natura del tempo e del cosmo. Thompson, che morì nel 1975, teorizzò che Tial ed altri siti fossero virtualmente "centri cerimoniali" disabitati, dove i sacerdoti studiavano i pianeti e le stelle ed i misteri del calendario. Era una visione bellissima – ma completamente sbagliata.

Quando, negli anni ´60, i geroglifici – il più sofisticato sistema di scrittura creato nel Nuovo Mondo – iniziarono ad essere decifrati, un nuovo quadro emerse di questo popolo. L´arte maya e la scrittura, rivelarono storie di battaglie, offerte sacrificali e torture. Lontano dall´essere pacifici, i Maya erano guerrieri, i loro re despoti vanagloriosi. Le città maya erano non solo luoghi cerimoniali, invece, costituivano roccaforti di poteri feudali, pronti alla conquista, che vivano nella continua paura di essere attaccati.