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2 Marzo 2004 ARCHEOLOGIA
Peter Frost National Geographic News
Una spedizione tenta di spiegare le affascinanti rovine di Cerro Victoria
tempo di lettura previsto 4 min. circa

Nell´ardua scalata del pendio polveroso e ripido, mi domandavo chi fossero i più affaticati, se noi o gli animali. I cavalli inciampavano nella roccia franosa e nello sguardo dei muli si leggeva profonda stanchezza – e lo stesso valeva per noi. Quando il cavallo del fotografo Gordon Witsie ha dato un sospiro di prostrazione e si è accasciato sotto di lui, ho capito che erano loro.

Abbiamo scalato le montagne per tre giorni, a tratti a piedi, a tratti a cavallo, per raggiungere questa remota valle nelle montagne di Vilcabamba nel sud del Perù. Ci siamo uniti ad una disordinata carovana di muli e cavalli; i nostri animali si sono allontanati, persi, ci hanno perfino disarcionato, ma avevamo bisogno di loro. Portavano abbastanza attrezzature e rifornimenti per concederci una permanenza di un mese al campo.

In nove – archeologi, esploratori, giornalisti ed un cartografo - abbiamo iniziato il nostro viaggio a Cuzco, l´antica capitale Inca. Ci siamo riuniti nella piccola città di Huancacalle ad una dozzina di guardiani di cavalli ed ai loro animali, che ci avrebbero aiutati a raggiungere il nostro obbiettivo, Cerro Victoria, un picco a 3, 885 metri nella Catena meridionale di Vilcabamba, dove nel 2001 il nostro gruppo aveva trovato un insediamento inca prima sconosciuto, Qoriwayrachina.

I resti dell´insediamento, il cui nome è il Quechua per "dove il vento era usato per scolpire l´oro" – si riferisce alle vicine miniere – sparse per oltre 41 chilometri quadrati di irte salite. Qui si trovano anche i resti di più di 200 strutture: dimore circolari, case per la conservazione di beni agricoli, strade, torri funerarie, cimiteri, e piattaforme cerimoniali.

Nonostante le rovine non condividano la grandezza della città perduta di Machu Picchu, 35 km a nordest, sollevano nuove questioni circa gli Inca, i cui sovrani si ritirarono dalla regione di Vilcabamba nel 1537, per ingaggiare un´ostinata guerra contro gli spagnoli.

Qoriwayrachina divenne allora un rifugio per i seguaci di Manco Inca ed i suoi figli, gli ultimi re Inca?

Era forse un centro di rifornimenti, che incanalava cibo e metalli preziosi verso Choquequirau, il rifugio inca una valle più a sud? Fu costruito da una cultura precedente, in questo luogo così ostico da sembrare proibito? E se si, perché?

A tutte queste domande gli studiosi cercheranno di dare risposta al termine dell´esplorazione.

MONTAGNE DI RIFUGIO

Attraversate da profonde gole e disseminate di cascate anche fino a 1000 piedi, la Cordigliera del Vilcabamba si estende per 260 km a nord-ovest di Cuzco, l´antica capitale Inca, nel cuore più selvaggio del Perù. Nel 1537, Manco Inca, uno degli ultimi re inca, mise in salvo quel che rimaneva del suo esercito tra queste sicure colline e vallate dopo il fallimentare tentativo di riprendere Cuzco dalle mani spagnole. Cento anni prima, il più grande imperatore Inca di sempre, Pachacuti, aveva costruito un rifugio estivo a Machu Picchu, nascosto tra le anse della Catena del Vilcabamba. Manco Inca aveva anch´egli necessità di un rifugio, non per sfuggire al caldo estivo, ma ai fucili ed ai cavalli degli spagnoli; un luogo così inaccessibile che avrebbe potuto lanciare strali contro i conquistatori del Perù, rimanendo al sicuro. Trovò alcuni di questi posti all´interno della catena montuosa.

Dal profondo interno di queste fortezze di montagna, inviava squadre di combattenti per provocare gli spagnoli, reclamando i tesori inca e fomentando le ribellioni. Gli spagnoli si difendevano lanciando attacchi, ma il terreno arido rendeva inutili gli assalti a cavallo. A piedi, poi, gli spagnoli divenivano facile bersaglio per i combattenti della guerriglia, che lasciavano rotolare massi e sparavano frecce su di loro dai nascondigli tra le gole di roccia. Passarono otto anni prima che Manco Inca scoprisse che la sua inattaccabile fortezza di Vilcabamba non avrebbe però potuto proteggerlo dal tradimento.

Dopo che Francesco Pizzarro fu assassinato nel 1541, alcuni dei suoi uccisori spagnoli, nel tentativo di creare un loro autonomo potere in Perù, raggiunsero Manco Inca, che diede il benvenuto agli assassini dell´odiato Pizzarro. Qui, godettero dell´ospitalità e della sicurezza della capitale di Vilcabamba per tre anni, probabilmente fino a che il nuovo viceré inviò lettere a Manco Inca che lo incoraggiavano a tornare a Cuzco sotto la sua protezione. Una cronaca registra quel che accadde in seguito. Al tempo in cui le truppe di Manco Inca erano impegnate in scorrerie e attacchi, gli assassini uccisero ancora, attaccando il re Inca da dietro e accoltellandolo ancora e ancora. La sua agonia durò tre giorni, abbastanza a lungo da capire che era stato tradito. I suoi aggressori, rintanatisi in un edificio cui era stato dato fuoco, furono bruciati vivi o uccisi nel tentativo di sfuggire alle fiamme.

Lo stato indipendente Inca sopravvisse per più di 28 anni sotto il governo dei figli di Manco Inca. Quindi nel maggio del 1572, una forza guidata da 250 combattenti spagnoli partì da Cuzco, determinata a rompere le difese Inca e catturare Tupac Amaru, l´ultimo re. Le battaglie furono fiere, ma gli spagnoli riuscirono a raggiungere la capitale di montagna degli Inca. Scoprirono che la città era bruciata e che il re era partito. Dopo averlo inseguito per circa 500 chilometri attraverso i fiumi e la giungla fino all´Amazzonia, lo catturarono e lo processarono a Cuzco; infine lo decapitarono davanti ai suoi stessi seguaci.

La sua morte segnò la fine del potente regno inca.