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18 Novembre 2003 ARCHEOLOGIA
cnn.com
Le Statue dell´Isola di Pasqua aspettano un lifting
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RANO RARAKU VOLCANO, Cile - Il versante ripido del vulcano inattivo di Rano Raraku è il luogo più fotografato della misteriosa Isola di Pasqua.

I turisti si accalcano per scattare foto alle statue chiamate Moai nel linguaggio nativo. Le enormi lunghe facce degli esemplari meglio preservati, guardano verso il basso, ai loro fratelli erosi lungo le coste di Rapa Nui, come l´isola è chiamata dai nativi.

Tutte le esistenti 870 sculture Moai sono nate qui in una miniera di roccia unica di tufo vulcanico.

Le statue che non sono mai state spostate dalle miniere sono rimaste protette dalle piogge distruttive, dal fuoco, dagli animali, e dai cacciatori di souvenir che hanno distrutto altri Moai e minacciano le rovine del tesoro archeologico dell´Isola.

L´espressione impassibile dei Moai – ed il doppio mistero circa le origini degli incisori e dei metodi ingegneristici usati per spostare le statue – attirano circa 20, 000 turisti l´anno, e 3 milioni di dollari di fatturato, verso questo piccolo triangolo di terra nel Pacifico Meridionale, la più remota isola abitata al mondo.

Nessuno sa se i creatori delle statue arrivarono in quest´isola di 166 miglia quadrate, remando dalla Polinesia, 1, 800 miglia di distanza, o perfino dalla più lontana massa continentale del Sud America.

E vi sono molte teorie ma nessun fatto circa il modo in cui i popoli che incisero queste statue da 400 a 1, 300 anni or sono, spostarono monoliti alti fino a 6 iarde e del peso minimo di 82 tonnellate – l´equivalente di due balene – giù dai ripidi pendii del vulcano fino alle ampie piattaforme presso la spiaggia, usando solo attrezzi primitivi.

I curatori dei Moai, spesso crepati e in via di sbriciolamento, temono che un pezzo di storia si stia deteriorando sotto i loro occhi.

"Qualcosa deve essere fatto immediatamente. Se i Moai andranno distrutti, tutta l´isola andrà distrutta, perché senza turismo l´isola è nulla" ha dichiarato l´esperto di Rapa Nui Francesco di Castri, ex vice direttore dell´UNESCO ed ex presidente del World Science Institute.

Ma una buona notizia è giunta ai primi di Novembre quando l´UNESCO ha siglato un contratto da 11.5 milioni di dollari con la compagnia tedesca Maar Denkmalpflege GmbH, affinché le statue siano trattate chimicamente, a partire dal 2005.

Le sostanze chimiche dovrebbero prevenire il passaggio dell´umidità nel tufo poroso e fermare l´allargarsi delle ampie crepe che si stanno formando con una rapidità preoccupante.

"E´ una grande notizia. La cosa più importante è salvare i Moai" ha dichiarato Petero Edmunds, il sindaco dell´isola, e promotore del piano di preservazione.

Il progetto tedesco si aggiunge ad un progetto giapponese da 600, 000 dollari, attualmente in corso, per l´impermeabilizzazione di alcune statue, incluse 15 ben conosciute della cosiddetta piattaforma Tongariki, costruita dal popolo di Rapa Nui dalla roccia e dalla terra della spiaggia di Anakena.

Ma alcuni esperti ammoniscono che le cose potrebbero non essere facili come sembrano.

"Questo tipo di progetto viene spesso proposto con una totale mancanza di conoscenza circa le priorità di conservazione del luogo" ha detto Francisco Torres, direttore del museo archeologico dell´isola.

Gli antichi popoli di Rapa Nui furono i primi nella storia a danneggiare le statue, quando tentarono di abbatterle nel corso di guerre tribali. Vento, piogge, terremoti e onde di marea hanno arrecato ulteriori danni.

Gli Europei, arrivati nell´isola nell´800, affrettarono il processo, portando pecore, cavalli e mucche che brucavano e si arrampicavano sulle statue cadenti; e ancora fanno così a dispetto del fatto che le sculture siano parte di un parco nazionale che protegge la maggior parte dell´isola.

Nel ´900 i turisti iniziarono a riversarsi nell´isola, e ruppero alcuni Moai. Altri sono andati bruciati quando il popolo locale volle ripulire la terra con il fuoco.

"Ci sono Moai che non possono essere restaurati" ha dichiarato Monica Bahamondez, capo tecnico del Centro Nazionale Cileno per la Conservazione ed il Restauro "e giacciono in terra. Se si tenta di prenderli, si sbriciolano in mille pezzi".