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13 Novembre 2002 ARCHEOLOGIA
Independent
All´avvicinarsi della guerra, gli archeologi agiscono per salvare i tesori iracheni
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I nomi evocano antichi regni passati, l´impero di Babilonia ed Assiria dai tempi di Nabucodonosor ed Alessandro il Grande.

La maggior parte dei palazzi, templi e moschee di queste antiche civiltà sono crollate molti secoli or sono. Ma qualcosa tra 10.000 e 100.000 siti archeologici conservano ancora importanti vestigia di questo passato glorioso.

Stiamo parlando, naturalmente, dell´Iraq dei tempi moderni. E, come gli Stati Uniti si preparano alla guerra, un gruppo internazionale di curatori e storici ansiosi di non veder ripetere i danni inflitti ai tesori iracheni durante la Guerra del Golfo undici anni or sono, si stanno appellando al governo americano per tenere conto del valore di questi siti archeologici.

Gli esperti, preoccupati dalle potenziali minacce alle migliaia di rovine archeologiche e monumenti architettonici sparsi per l´Iraq, stanno fornendo mappe accurate ed altre informazioni al Dipartimento della Difesa americano.

E l´iniziativa, coordinata da Arthur Houghton, un ex-curatore di antichità al J Paul Getty Museum, spera di poter mettere in luce i siti più importanti con la speranza che i militari possano essere in grado di evitare di colpirli.

"Nel corso dell´operazione di guerra nota come Desert Storm, si è visto che se il piano di battaglia prevede l´invasione dal Kuwait o dall´Arabia Saudita è probabile la preparazione di stanziamenti o formazione di trincee in territorio iracheno" ha riferito John Malcolm Russel, un archeologo americano alla rivista The Art.

"Nell´Iraq meridionale, strati di terreno superficiale sovrastano spesso siti archeologici. Se si adopereranno bulldozer per creare scavi, canali o trincee in questi siti, inevitabilmente si distruggerà ciò che si trova al di sotto."

La minaccia è tutt´altro che ipotetica. Molti tesori giacciono in prossimità delle basi aeree o delle raffinerie di petrolio o laboratori che sono stati già bersagli preferenziali nella Guerra del Golfo.

Il tempio Kerbala Shia, la più nominata delle attrazioni islamiche in suolo iracheno, si trova vicino ad un impianto di armi chimiche e basi di lancio per missili che sono già state bombardate nel 1991.

Ur, il più famoso siti dell´Iraq e forse la prima città della storia del mondo, è situato presso una base aerea fondamentale che è già stata attaccata.

Al Basra al-Qurna, un ritorto albero antichissimo, conosciuto come l´Albero di Adamo, si trova nel sito considerato il biblico Giardino dell´Eden. Un impianto di armi chimiche vi sorge accanto.

Helen McDonald, della British School of Archaeology in Iraq, ricorda come, l´ultima volta, gli iracheni abbiano tentato di spostare alcuni degli oggetti più importanti in depositi per la conservazione, nelle campagne lontane dai luoghi a rischio. E hanno già iniziato a fare lo stesso anche questa volta.

"Ma alcune cose sono inamovibili – come le pietre massicce o le rovine di edifici- Se una bomba colpisse un museo o qualcosa di simile, il danno sarebbe uguale" ha riferito.

La conseguenza è la potenziale obliterazione, generazione dopo generazione, di una storia millenaria che parte da circa 4000 anni prima di Cristo.

"Il Vicino Oriente, in generale, incluso l´Iraq, è una delle prime aree ad essere state abitate dalle comunità agricole stanziali, una delle prime aree ad avere civiltà con città e scrittura e strutture articolate come i templi" riferisce la McDonald.

"La gente parla prevalentemente dell´Egitto, ma vi sono molte cose simili e differenti al tempo stesso in Mesopotamia. Se la gente si reca al British Museum e ammira i rilievi Assiri spesso ignora che essi provengono da luoghi in Iraq. E vi sono ancora rilievi come questi nel Museo Nazionale per le Antichità di Baghdad.

"La British School of Archaeology in Iraq ha scritto all´Ufficio per gli Affari Esteri durante la Guerra del Golfo per esprimere preoccupazione e sconcerto, non solo sul piano umanitario, ma circa gli effetti che ciò avrebbe avuto sul patrimonio culturale."

E non sono solo i bombardamenti a costituire un pericolo. Charles Tripp, della Scuola di Studi Orientali ed Africani a Londra, ha ammonito che all´insorgere della Guerra del Golfo, le sanzioni hanno inavvertitamente causato tanti danni ai siti archeologici dell´Iraq quanto un attacco diretto.

Le condizioni di povertà hanno portato a molti saccheggi dei siti archeologici e dei musei, che contenevano significativi ritrovamenti perfino dopo che i migliori reperti erano stati trasferiti a Baghdad. Numerose scoperte sono state immediatamente girate al mercato dell´arte occidentale.

"Le opere d´arte sono una tentazione troppo forte ed accessibile in un paese allo sbando" ha dichiarato il Dr Tripp.

Gli studiosi americani si appellano alla Convenzione di Hague del 1954, che proibisce di colpire i siti culturali e religiosi nel corso di una guerra, per mandare avanti la loro causa con il governo americano.

Washington non ha mai ratificato l´accordo, ma vi sono stati sforzi nel corso della Guerra del Golfo per evitare i monumenti –anche se gli esperti temono che i comandanti americani non abbiano competenze né informazioni sufficienti in materia archeologica.

Gli inglesi hanno siglato la convenzione ma non l´hanno ancora ratificata, così che non è ancora legalmente vincolante. Comunque, un portavoce degli Affari Esteri ha riferito che essa è sorretta da altri statuti internazionali, incluso l´articolo 53 del primo Protocollo Addizionale alla Convenzione di Ginevra, che proibisce atti di ostilità contro i monumenti storici, le opere d´arte e luoghi di culto.

"Naturalmente noi faremo il possibile per onorare i nostri impegni internazionali" ha dichiarato.

Un portavoce del Ministero della Difesa ha riferito che l´ipotesi di un attacco all´Iraq non è in discussione. La linea ufficiale inglese rimane infatti quella che non si stiano preparando ad un conflitto. Ma in termini generali, le forze inglesi tenteranno di prestare attenzione ai siti culturali in caso di attacco, ha aggiunto.

"Nel processo d´individuazione dei bersagli, luoghi di significato storico, religioso o culturale, sono sempre presi in considerazione, data la loro prossimità a bersagli militari. Il progetto di base è poi sottoposto a continue verifiche e revisioni."

Ironia vuole che siano stati proprio gli inglesi ad incoraggiare l´interesse iracheno per la propria storia e l´immenso patrimonio storico e artistico. Il Dr Tripp riferisce: "Dal tempo in cui gli Inglesi hanno fondato lo stato negli anni ´20 dello scorso secolo, vi è stato uno sforzo continuo e determinato per sviluppare un´identità culturale irachena, e la considerazione delle incredibili ricchezze del loro territorio."

Saddam Hussein ha spesso fatto riferimento alle glorie passate del paese per aiutarsi nella costruzione della nazione, incoraggiando la gente del nord a rinnovare la gloria di Ninive e quella del sud ad avvicinarsi alla grande storia della città di Ur.