
Nelle nostre conferenze in giro per la Sardinia, l´Italia e oltre, ci capita spesso di mostrare alcune immagini di statue in arenaria ritrovate non lontano dalla città shardana di Tharros, presso Cabras(OR). Queste statue sono sorprendenti per la loro grandezza (alcune sono alte più di 2 metri...) e per il loro numero (circa 30). Sembra fossero li, a conferma della presenza dei Shardana nella nostra amata Isola. Solitamente le presentiamo affiancate da alcuni bronzetti sardi del tipo "Abini-Serri", che risultano assolutamente identici nei lineamenti, nel vestiario, e muniti delle stesse armi. Certo, la loro rassomiglianza ai bronzetti del tipo Abini conferma il loro passato relativamente recente. Recente rispetto ai bronzetti del tipo "Uta", che raffigurano quei Shardana di stanza in Egitto al tempo dei Faraoni, splendidamente raffigurati ad Abu Simbel, Medinet Abu, Luxor ecc. Il modello Abini risulta essere più recente e rappresenta dei guerrieri con un vestiario e acconciature evolute. I capelli non sono corti, ma raccolti in lunghe trecce, alla moda celtica, l´elmo è sempre munito di corna, ma più lunghe che in passato. Gli scudi risultano essere più elaborati. Alcune armi, come il boomerang, non esistono più.
Ma se i Shardana andarono via nel 1200 a.C. (la Grande Invasione), chi ha scolpito queste statue (e i bronzetti di Abini e Serri) chiaramente postume? Gli archeologi le datano VII-VIII secolo a.C. Chi abitava l´Isola in quel periodo? Ma sempre loro, i Shardana, tornati a casa dopo aver conquistato l´Asia Minore, L´Egeo, Grecia compresa, e dopo essersi accordati con Ramesse III per il loro soggiorno in Egitto. Una volta ultimata, appunto, la conquista, ricostruirono le città dell´Asia Minore e sopratutto quelle libanesi (Tiro fu ricostruita nel 1205 a.C.), si rimisero in mare verso Occidente e rioccuparono le antiche città della Sardinia e della Penisola Iberica. Altri occuparono la penisola italica (Thursa, Shakalasa...). Le loro basi più importanti furono scambiate per colonie dai Greci ed essi furono chiamati (sempre dai Greci) "Fenici". Essendo la Civiltà Greca nata intorno al IX sec. a.C. collocò anche la nascita dei Fenici intorno a quel periodo. Così le antiche città dell´Occidente, sempre per i Greci, furono colonie fondate dai "Fenici" in quel periodo storico (per loro).
Le città delle coste sarde erano abitate, invece, dal II millennio a.C. Abitate e potenti. Munite di un esercito invincibile. Che fossero invincibili lo raccontano gli stessi scrittori romani. Nel 540 a.C. Malko, generale cartaginese, aveva conquistato quasi tutta la Sicilia. Imbaldanzito per le sue vittorie, decise di conquistare anche la "più grande delle isole". Mal gliene incolse perché, sbarcato in Sardinia con 80.000 uomini, fu affrontato in battaglia campale da un grosso esercito e dovette battere in ritirata. Tornò a Cartagine e fu bandito dalla città. Infuriato, assediò la potente "colonia fenicia" e la conquistò. (Giustino).
Il ritrovamento di queste statue, avvenuto nel 1974 ad opera di alcuni studiosi sardi, lasciò spiazzati molti personaggi dell´archeologia ufficiale, proprio a causa di quanto potevano provare di detto periodo storico, stravolgendo quanto finora scritto rispetto a queste città, considerate "Fenicio.Puniche" e non Shardana. Le statue furono poi portate al museo di Cagliari. Alcune vennero esposte al pubblico, le altre sono oggi in fase di restauro a Sassari. L´importanza di queste statue è grande anche perché rimette in discussione il primato della Grecia sulla statuaria del Mediterraneo.
In Sardinia, quindi, vi era ancora un potente e organizzato esercito nel 540 a.C. L´esercito delle città shardana confederate che, forse, aveva come capoluogo proprio Tharros, visto che la battaglia campale avvenne nel campidano di Oristano. Normale quindi trovare statue di guerrieri shardana riferite al "periodo fenicio". Del resto, che i "Fenici" fossero in realtà i Shardana di ritorno, lo attesta uno dei più grandi archeologi della storia: Sir Leonard Wooley, lo scopritore di Ur: "L´espansione marinara dei Fenici fu dovuta all´installazione degli ´Asiani´ (così erano chiamati i PdM) nei territori della Fenicia stessa intorno al 1200 a.C., lo stesso periodo quindi dell´ultima invasione dei Popoli del Mare che ne avevano occupato i porti".
DOSSIER: La scoperta avviene fortuitamente come tutte le grandi scoperte archeologiche. Un contadino ci incappa col suo aratro nel 1974 mentre cerca di "sottrarre" a una collinetta di palme nane un poco di terreno per i suoi cereali. Il giornalista oristanese Giuseppe Atzori ne dà notizia sul quotidiano locale. Chiaramente si attribuiscono queste statue (un trentina) alla "Dominazione Punica"... ma qualcuno fa notare che l´abbigliamento, le armi, non sono affatto puniche. La Sovrintendenza invia due giovani archeologi a scavare. Alessandro Bedini e Giovanni Ugas. Il Grande Vecchio dell´archeologia sarda, l´Accademico dei Lincei Giovanni Lilliu arriva sul posto con un suo allievo (Enrico Atzeni). Io suo commento fu: "Il cielo si è adirato con noi per questa scoperta", riferendosi forse al temporale in corso la notte dell´ispezione. La frase dell´accademico la dice tutta sull´imbarazzo creato in seno alla "Scienza Ufficiale" da queste statue "che non dovevano essere". Tant´è che le statue finirono in fondo a un magazzino per un trentennio, fino a che qualcuno decise di rompere la cortina di silenzio. Ora si trovano al centro di restauro di Li Punti, a Sassari. Con la promessa che entro un anno o due saranno finalmente esposte al pubblico (il restauro ha avuto inizio nel 2005).
Leonardo Melis






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