Alla fine dell'ultima Era Glaciale, circa 12800 anni fa, un colpo di coda improvviso di gelo ha scaraventato il pianeta Terra in un nuovo periodo di freddo durato 1300 anni, conosciuto come "Younger Dryas" (Dryas Recente). Cosa ha causato il grande freddo? Fino a poco tempo fa, se ne attribuivano le cause all'impatto con un meteorite, ma un nuovo studio sembra smentire questa ipotesi.
Circa 12800 anni fa, al termine dell'ultima era glaciale, quando le temperature globali cominciavano a risalire e a garantire un clima più mite al pianeta, un evento improvviso ha scaraventato la Terra in un nuovo periodo di freddo intenso durato 1300 anni.
Il Dryas Recente (Younger Dryas), chiamato così dal fiore selvatico Dryas Octopetala, conosciuto anche come il Grande Congelamento, è un fenomeno climatico verificatosi tra i 12800 e gli 11500 anni fa.
Il Dryas recente vide un rapido ritorno alle condizioni glaciali alle latitudini più alte dell'Emisfero Settentrionale, in netto contrasto con il riscaldamento della deglaciazione in corso.
Nel Regno Unito, la prova fornita da un coleottero fossile suggerisce che la temperatura media annuale si fosse abbassata approssimativamente di 5 °C. Niente di simile, nella dimensione, estensione e rapidità di questo brusco cambiamento climatico, si è mai più verificato d'allora in poi nella storia del pianeta.
Improvvisamente, il pianeta fu immerso nel gelo: i mammut scomparvero, così come la grande cultura dei nativi americani Clovis che prosperava dando loro la caccia. Ma cosa ha causato questa brusca inversione ad "u" climatica?
Diverse cause sono state proposte dagli esperti, tra cui cambiamenti nelle correnti oceaniche a causa dello scioglimento dei ghiaccia, ad un improvviso aumento dell'attività vulcanica globale. Nel 2007, un gruppo di 26 ricercatori, guidati dal chimico nucleare Richard Firestone del Lawrence Berkeley National Laboratory in California, ha proposto formalmente che il fenomeno noto come Younger Dryas sia stato attribuibile all'impatto di una cometa o di un asteroide nel Nord America, il quale causò incendi diffusi e una coltre di polveri che oscurò la luce del Sole.
La teoria è stata fortemente contestata da alcuni specialisti nei settori pertinenti, secondo i quali le prove geologiche fornite dal gruppo di lavoro di Firestone non sarebbero sufficienti a giustificare l'ipotesi dell'impatto, in quanto si tratterebbe di fenomeno geologici ordinari, abbastanza comuni sul nostro pianeta.
A dare un nuovo colpo alla teoria di Firestone arriva un nuovo studio condotto da un team di ricercatori guidato da David Meltzer, un archeologo presso la Southern Methodist University, Dallas, in Texas, e pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences.
Come riporta ScienceMag, il gruppo ha preso in esame 29 diversi siti in America, Europa e Medio Oriente, in cui i sostenitori dell'impatto hanno riportato prove della collisione cosmica. I siti comprendono quello in cui sono stati rinvenuti sofisticate punte di lancia in pietra attribuibili alla cultura Clovis, utilizzate per la caccia al mammut circa 13 mila anni fa.
Il team di Meltzer sostiene che quando si valuta con precisione la datazione al radiocarbonio di questi artefatti, solo tre dei 29 siti sparsi nel mondo rientrano effettivamente nella datazione dell'insorgere del Dryas Recente, circa 12800 anni fa; il resto sembra collocarsi centinaia (e in alcuni casi, migliaia) di anni prima o dopo il fenomeno climatico.
Questo dato, escluderebbe quindi che la scomparsa di una parte della fauna e di alcune culture antiche siano da attribuire all'impatto cosmico. "Il presunto impatto non può giustificarsi né per ragioni teoriche, né empiriche", dice Meltzer.
"La popolarità dell'ipotesi è dovuta forse al fatto che fornisce una spiegazione semplice ad un fenomeno complesso". A suo parere, i Clovis scomparvero a causa dell'estinzione dei grandi mammiferi determinata dai cambiamenti climatici e dalla pressione della caccia.
Ma i sostenitori dell'impatto sembrano non sembrano turbati dal nuovo studio, che comunque non spiega l'insorgere del Dryas Recente. "Siamo fermamente convinti dell'ipotesi dell'impatto, la quale si basa su fatti più solidi che di una semplice confluenza di date", commenta Firestone.
"La datazione al radiocarbonio è un processo pericoloso. La presenza di manufatti Clovis e di ossa di mammut sotto lo strato di iridio e nanodiamanti depositatosi conseguentemente all'impatto, è un indicatore più affidabile che un evento extraterrestre sia responsabile della loro scomparsa".
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