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20 Novembre 2013 ARCHEOLOGIA
La Nuova Sardegna
ARCHEOASTRONOMIA : MENHIR E CORPI CELESTI
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Archeoastronomia: emergono particolari sempre più rilevanti dall'indagine dei ricercatori di Aristeo e della Sat (Società astronomica turritana) impegnati nel progetto scientifico "La misura del tempo". Dai lavori del III Convegno internazionale di archeoastronomia dell'Università, una tre giorni che si è conclusa sabato, arrivano notizie importanti relative al sito di Pranu Muttedu a Goni, nel Cagliaritano, che, per via dei riscontri avuti durante i rilievi, è diventato un vero e proprio caso di studio. E presto anche il sito sassarese di Monte d'Accoddi sarà oggetto di analoghe approfondite ricerche.

Nel corso delle recenti indagini, finalizzate a studiare le relazioni esistenti, nell'antichità, tra la conoscenza dei fenomeni celesti e l'architettura dei monumenti, è emersa la necessità di compiere una serie di rilevamenti topografici sul sito di Pranu Muttedu, di straordinaria importanza, scoperto da Enrico Atzeni nel 1975: "Le indagini - ha spiegato infatti Simonetta Castia, di Aristeo - hanno rivelato la presenza di un sistema di reciprocità segnica e simbolica nonché di importanti relazioni spaziali tra gli allineamenti e i gruppi di menhir presenti nel sito, le tombe a circolo e le strutture di carattere culturale inseriti all'interno di una dimensione di spiritualità relativa alla natura e al paesaggio".

I ricercatori hanno ipotizzato una lettura più articolata dell'area sacra che gravita attorno alla tomba II, detta del Capo, delle sue relazioni con il grande circolo presente al suo interno e dei rapporti con i menhir e le tombe presenti in tutta l'area. Sono state eseguite, inoltre, misure degli azimut delle tombe e degli allineamenti dei menhir con l'impiego sul campo di un Gps topografico professionale che consente la localizzazione del sito con una altissima precisione. A questo riguardo dallo studio della IV tomba, detta "triade", è emerso che la stessa sembrerebbe creare una simmetria attorno al mezzogiorno.

Durante il convegno è stato sottolineato che indagini di questo tipo devono avere un approccio interdisciplinare: "Per l'interpretazione corretta dei dati - ha rimarcato infatti Michele Forteleoni, della Sat - nulla può e deve essere esaminato solo in una visione astronomica tralasciando le connessioni e le relazioni con gli aspetti sociali delle antiche comunità".

Le domus de janas su cui finora sono stati fatti rilievi sono più di 500, entro l'anno si raggiungeranno le 700 unità, l'obiettivo degli specialisti di Aristeo e della Sat è quello di indagarne almeno mille, un numero che, rispetto ai 3.500 presenti in Sardegna, è considerato sufficientemente rappresentativo. "Di ciascun ipogeo - ha riferito Gian Nicola Cabizza (Sat) - sono stati effettuati rilievi con l'impiego di strumenti validati scientificamente".