Sfruttando i recenti progressi dell'astrosismologia, è stata calcolata con precisione l'età di stelle ubicate ai confini della galassia. Leo Girardi (INAF): "Una misura che, fino a qualche anno fa, nemmeno ci sognavamo di poter ottenere".
Viziati dai grandi numeri dell'astrofisica contemporanea, astri distanti migliaia di anni luce ci sembrano ormai vicini di casa. Ma una cosa è osservarli, un'altra misurarne le proprietà. Massa ed età, per esempio, sono parametri relativamente facili da determinare per stelle distanti qualche centinaio di anni luce. Tutt'altro discorso se vogliamo spingere lo sguardo a migliaia - se non a decine di migliaia - di anni luce da noi, com'è necessario fare per ricostruire la storia della nostra galassia, la Via Lattea. Ma ora qualcuno c'è riuscito: un team guidato dall'italiano Andrea Miglio, dell'Università di Birmingham (UK), ha preso le misure a stelle poste alla periferia della Via Lattea.
Un risultato reso possibile grazie ai recenti progressi dell'astrosismologia, un approccio che permette di ricostruire la struttura interna delle stelle, anche a distanze remote, osservandone e interpretandone le pulsazioni. Intrecciando i dati di tipo tradizionale contenuti nella Two Micron All Sky Survey con quelli astrosismologici del telescopio spaziale CoRoT, gli astronomi del team - del quale fanno parte anche Leo Girardi, dell'INAF Osservatorio astronomico di Padova, e Mauro Barbieri, associato INAF dell'Università di Padova - sono così riusciti a tracciare l'identikit completo - raggio, massa, età e distanza - d'un campione di circa 2000 giganti rosse ubicate in due regioni del disco galattico a 50mila anni luce l'una dall'altra. Un'impresa, già pubblicata su Monthly Notices, della quale si parla anche sull'ultimo numero di Science.
Ma in che modo queste nuove misure contribuiscono a riscrivere la storia della Via Lattea? "Ci forniscono dati fondamentalmente nuovi: l'età delle popolazioni di stelle lontane", spiega Girardi "Un pezzo cruciale del puzzle, che non ci sognavamo neanche di poter avere qualche anno fa. Ne conoscevamo sì tanti altri aspetti - come la temperatura, la velocità, la frazione di metalli - ma non l'età e le distanze precise".
Grazie a queste misure, gli astronomi sono per esempio riusciti a riscontrare, in modo diretto e inequivocabile, che le stelle giganti più lontane dal piano galattico hanno anche una massa più piccola, e quindi sono più vecchie. "Ma il meglio deve ancora venire", conclude Girardi. "Grazie al proseguimento delle missioni CoRoT e Kepler, nei prossimi anni avremo dati simili per tantissime altre stelle della nostra galassia".
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