L'edificio religioso del X secolo, mai citato dalle fonti, scoperto durante i lavori per il nuovo impianto di irrigazione del prato di piazza dei Miracoli. E sotto il battistero c'era una tomba longobarda.
Prima era un'accesso al mare, poi divenne zona residenziale più o meno esclusiva e infine spazio sacro. È la storia di piazza dei Miracoli di Pisa, che da molti secoli ospita gli splendidi monumenti - battistero, duomo, camposanto e torre - che sono fra i più conosciuti e visitati del mondo. E questa storia, piena di sorprese per i non addetti ai lavori, viene raccontata per la prima volta in un volume dove si dà conto anche del segreto più importante fra quelli celati sotto il prato della piazza: i resti di una cattedrale del X secolo, la cui costruzione fu interrotta per lasciare spazio al progetto del ben più imponente duomo.
Tutto è iniziato nel 2003 quando, a seguito del rifacimento dell'impianto di irrigazione del prato da parte dell'Opera della Primaziale, sono emersi i resti archeologici di una piazza fino ad allora sconosciuta. Con ritrovamenti che vanno dall'età romana all'età moderna, passando per il Medioevo, gli archeologi hanno potuto tracciare un quadro più preciso dei periodi, delle attività e della vita dell'area. Ora i risultati degli scavi sono stati pubblicati in "Archeologia in Piazza dei Miracoli" (Felici Editore), un volume che raccoglie quella parte del lavoro degli archeologi dell'Ateneo, assai meno visibile, ma indispensabile, che consiste nell'elaborazione dei dati post-scavo.
La novità più importante è proprio la cattedrale sconosciuta, perch' taciuta dalle fonti: un edificio a tre navate, con abside e cripta decorata da intonaci dipinti, databile alla fine del X secolo e forse mai compiuto. La pianta ricostruita mostra un edificio piccolo in confronto alla cattedrale romanica che nel giro di neppure un secolo lo avrebbe sostituito.Dagli scavi eseguiti emerge più chiaro il quadro della Pisa romana: gli scavi hanno permesso di confermare la presenza di domus dal I secolo avanti Cristo, quando l'area dell'attuale piazza dei Miracoli era l'ingresso alla città dalla parte del mare. Si sono definiti meglio l'estensione degli edifici e caratteri costruttivi e decorativi eccezionalmente durevoli: è un progresso di questa ricerca infatti l'aver documentato la sopravvivenza di quei complessi abitativi per almeno cinque secoli. Altrettanto nuovo per l'archeologia di Pisa è il passaggio successivo, quando nel periodo tardoantico (V-VI secolo dopo Cristo) quelle abitazioni non cessano di essere spazi d'uso per la vita: una vita precaria ai nostri occhi, perch' legata a un'edilizia basata sul legno, e che prosegue quando cominciano a comparire alcuni nuclei di tombe, inizio della riconversione del luogo a spazio religioso. È del VII secolo la tomba longobarda in un imponente cassone in pietra, fortunatamente intercettata presso il battistero, anch'essa riusata, ma salvando i resti della deposizione primaria di un personaggio di alto rango con preziosi elementi dell'abbigliamento tra i quali è una rara fibbia in argento con l'iscrizione del nome del proprietario, Cipriano, e di Mauro, l'orefice autore dell'oggetto.
Per far luce sui risultati degli scavi sono serviti circa tre anni e quaranta studiosi, nella maggior parte formati nell'Università di Pisa, ma anche l'intervento di restauratori dell'Opera della Primaziale e della Soprintendenza di Firenze, disegnatori, fotografi, coordinati da Emanuela Paribeni, già funzionario responsabile degli scavi nella Piazza, e da Antonio Alberti che li ha diretti sul campo. Il volume è arricchito anche dai contributi di Gabriella Garzella, Stefano Bruni, Adriano Maggiani, Sauro Gelichi, noti studiosi della Pisa etrusca, romana e medievale.
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