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21 Giugno 2012 PALEONTOLOGIA
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Furono i Neandertal spagnoli i primi pittori al mondo?
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Retrodatati a 40.800 anni fa le prime forme di pittura rupestre. Di 4.000 anni antecedenti a quelle ritenute sinora le piu' antiche europee.

I dischi rossi e i contorni di mani umane realizzate con tecnica a stencil situati in una grotta in Spagna sarebbero i dipinti più antichi del mondo: lo rivela una nuova datazione a cui sono stati sottoposte le pitture, che costituisce anche la miglior testimonianza ottenuta finora del fatto che i primi pittori apparsi sulla Terra erano Neandertal.

Una scoperta che sembra non solo accorciare ulteriormente la distanza fra noi e i neandertaliani, ma che alimenta l'ipotesi che essi non costituissero una specie diversa, bensì solo un'altra varietà della nostra.

Degli 11 siti sotterranei studiati dai ricercatori lungo la costa cantabrica della Spagna, la grotta detta El Castillo ha i dipinti più antichi - e fra questi il più antico di tutti è un semplice disco rosso.

Con oltre 40.800 anni di età, "questa è al momento l'espressione artistica più antica, di almeno 4.000 anni, rinvenuta in Europa", dice il responsabile dello studio Alistair Pike, archeologo della University of Bristol nel Regno Unito.

Non solo: quelle di El Castillo sarebbero le pitture rupestri più antiche del mondo, un record che fino a oggi è spettato ai dipinti nella Grotta di Chauvet, in Francia, che avrebbero circa 37.000 anni.

Il team di Pike ha ricavato la nuova datazione con il metodo basato sui tempi di decadimento dell'uranio nel depositi di calcio formatisi sulla pittura. Il pigmento minerale infatti non può essere datato, in quanto non contiene né uranio né carbonio, necessario questo per la datazione al radiocarbonio.

Inoltre, spiega lo studio appena pubblicato sulla rivista Science, in alcuni casi i dipinti spagnoli sono risultati più antichi di quanto si ritenesse in precedenza anche sulla base di metodi indiretti, quali ad esempio la comparazione stilistica con reperti dalla datazione più precisa.

Datazioni controverse

Le nuove datazioni fanno avanzare l'ipotesi che alcuni dei dipinti siano realizzati da neandertaliani, che sarebbero vissuti in Europa fino a 30-40.000 anni fa. Ma all'epoca sarebbe stato presente anche l'uomo moderno o Homo sapiens, che sarebbe arrivato circa 41.500 anni fa.

La scoperta non sarebbe comunque la prima possibile testimonianza dell'espressione artistica dei Neandertal. All'inizio di quest'anno, gli archeologi hanno rinvenuto quelli che ritengono essere dei dipinti rupestri neandertaliani di 42.000 anni fa in una grotta nei pressi di Málaga, in Spagna. Ma la datazione è controversa, sottolinea Pike.

"Sono stati datati dei frammenti di carbone presi dal suolo della grotta, poi sono stati estrapolati i dati e attribuiti alle pitture", spiega lo studioso. "In realtà, sappiamo solo che qualcuno 42.000 anni fa accese un fuoco in quella grotta, ma questo non prova che realizzò anche i dipinti. È una follia".

L'esperto di arte rupestre Michel Lorblanchet però ritiene che neppure la datazione di Pike sia incontrovertibile. Sarebbero necessari ulteriori elementi, dice, per stabilire senza ombra di dubbio che alcuni dei dipinti spagnoli furono prodotti da artisti neandertaliani.

"Sono fra quelli che ancora aspettano una prova oggettiva di dipinti realizzati da Neandertal, così come da Homo sapiens", dice Lorblanchet, professore emerito alla Università di Tolosa in Francia. "Ma il fatto che un dipinto sia datato attorno a 40.000 anni fa non prova affatto che sia stato realizzato da Homo neandethalensis".

Pike però sottolinea che la sua datazione è assolutamente prudenziale, e che le pitture potrebbero essere molto più antiche: "La calcite, che è l'elemento datato, potrebbe essersi formata migliaia di anni dopo la realizzazione del dipinto. Ma sono d'accordo sul fatto che avremmo bisogno di datare altri dipinti per attribuirli ai Neandertal, ed è proprio quello che si accingiamo a fare... Sono convinto che fra pochi anni ne avremo la certezza".

Il pensiero simbolico dei Neandertal

Per molto tempo gli studiosi hanno escluso la possibilità che i Neandertal fossero in grado di elaborare pensiero simbolico, e quindi di esprimersi artisticamente.

Negli ultimi anni però questo approccio è andato via via modificandosi, grazie anche ai rinvenimento di pigmenti, piccoli oggetti o ossa d'uccello intagliate le quali indicano che i Neandertal si decoravano il corpo con le penne, come dimostra la Grotta di Fumane. (Guarda la fotogalleria)

Secondo Paul Bahn dell'Archaeological Institute of America, "c'è ancora qualche raro studioso convinto che i Neandertal fossero bruti senza cervello, poco più che animali selvaggi, ma fortunatamente sono sempre di meno".

Il coautore dello studio João Zilhão va anche oltre, suggerendo che, se i Neandertal sono davvero gli autori di questi dipinti, forse non c'è più ragione di credere che fossero una specie distinta da Homo sapiens. "È un ulteriore indizio del fatto che i Neandertal fossero solo una varante europea dell'uomo moderno", dice lo studioso dell'Università di Barcellona.

Perlomeno, dice Pike, la datazione restringe il divario tra l'evoluzione culturale dei Neandertal e degli uomini moderni. "Se guardiamo al percorso umano verso l'arte, in Africa troviamo perline, frammenti d'ocra e gusci d'ostrica con incisioni geometriche che risalgono dai 100.000 ai 70.000 anni fa", dice. "Ora in Europa vediamo i Neandertal seguire lo stesso percorso".

Nessun balzo in avanti

Le pitture più antiche rappresentano solo dischi e contorni di mani, ma la grotta contiene anche elementi figurativi - ad esempio cavalli e bisonti - successivi alla scomparsa dei Neandertal.

"È possibile che i dischi e gli altri motivi non figurativi siano opera dei Neandertal, mentre i dipinti di animali potrebbero essere stati realizzati da Homo sapiens", dice uno dei ricercatori, l'esperto d'arte rupestre Paul Pettitt della University of Sheffield, nel Regno Unito. "Questo però non implica alcuna differenza fra i primi e i secondi in termini di capacità cognitive".

Queste presunte differenze sono il fulcro del dibattito sul significato dell'essere umani, o meglio Homo sapiens. "Secondo alcuni vi fu un'accelerazione nell'innovazione culturale che consentì agli esseri umani moderni di occupare i territori dei Neandertal", spiega Pike. Per Homo sapiens "l'arte rupestre, come le sculture di animali o gli strumenti musicali, potrebbe fatto parte di questo pacchetto di strumenti culturali".

La nostra specie, sostengono alcuni studiosi, circa 35.000 anni fa compì un "Grande balzo in avanti", anche definito "rivoluzione del Paleolitico superiore". Secondo questa teoria, accadde qualcosa - forse una mutazione genetica o uno sviluppo nel linguaggio - che innescò un'esplosione di capacità artistiche e tecnologiche in Homo sapiens.

Secondo Zilhão però, le recenti testimonianze a favore della produzione artistica neandertaliana "dovrebbero indurre gli studiosi ad abbandonare la teoria del Grande balzo. Essa infatti suggerisce che, sia in Africa che in Europa, l'emergere della rappresentazione di tipo figurativo sia stata preceduta da un lungo periodo di rappresentazioni geometriche o astratte. Al massimo quindi si potrebbe parlare di rivoluzione del Paleolitico medio, non certo superiore".