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12 Marzo 2012 PALEONTOLOGIA
di Alice Danti http://www.nationalgeographic.it
Artigli d'uccello erano come "gioielli" per i Neandertal
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Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista PLos ONE, gli artigli di aquila scoperti nelle grotte francesi di Combe-Grenal e Les Fieux sarebbero stati utilizzati come ornamenti personali dagli uomini di Neandertal che le abitavano tra 90 e 40 mila anni fa.

Eugène Morin e Véronique Laroulandie, ricercatori rispettivamente della Trent University e dell'Université di Bordeaux, sono giunti a questa affascinante conclusione dopo aver esaminato alcuni artigli di aquila reale e aquila di mare ritrovati dagli archeologi nel corso degli scavi delle due grotte. Morin e Laroulandie, analizzando i reperti al microscopio, hanno infatti riconosciuto i segni lasciati dagli strumenti in pietra che i Neandertal usarono per estrarre gli artigli dalle zampe degli uccelli.

E così, sulla base della non commestibilità di quelle porzioni anatomiche e della mancanza di altre ossa di rapace negli stessi strati archeologici, gli studiosi hanno ipotizzato che gli artigli venissero staccati per altri scopi, quasi sicuramente simbolici.

Una "moda" diffusa

I ricercatori, nel loro studio, evidenziano inoltre che reperti con caratteristiche simili sono stati scoperti anche in altri siti, molto lontani fra loro e frequentati in momenti diversi. Rivedendo infatti i dati sui resti faunistici di altri siti francesi e italiani, come Pech de l'Azè IV (datato circa a 100 mila anni fa) e Fumane, i due archeozoologi hanno notato che laddove siano state ritrovate ossa di uccello con tracce di strumenti in pietra, queste appartengono quasi sempre a rapaci diurni, quindi a specie che non sono significative dal punto di vista alimentare.

Come per esempio a Fumane, una grotta sui Monti Lessini (Verona), dove in uno strato risalente a 44 mila anni fa gli archeologi hanno ritrovato ossa di ali di rapace, tra cui il gipeto e l'avvoltoio monaco, con tracce di strumenti in pietra e segni del distacco forzato delle penne più grandi e vistose che secondo i ricercatori che le hanno studiate venivano staccate per uso ornamentale.

Quest'ultima scoperta rappresenta quindi un'ulteriore testimonianza del comportamento simbolico dei Neandertal, come spiega Marco Peresani, paleoantropologo dell'Università di Ferrara che conduce le ricerche della grotta di Fumane: "Era da tempo che aspettavo di ricevere una notizia così! Queste scoperte, come quelle che abbiamo fatto a Fumane, ci forniscono infatti delle evidenze inimmaginabili sul simbolismo dei Neandertaliani, contribuendo anche alla comprensione di come queste popolazioni, presenti in Europa da 300mila anni, interagivano con il mondo animale dimostrando insuperabili capacità predatorie e forse anche un'interesse di natura religiosa verso i grandi rapaci. Ricordiamoci infatti che questi grandi rapaci entravano a pieno titolo nella mitologia dei popoli primitivi e delle grandi religioni del passato: non possiamo escludere quindi, che la diversità tra l'umanità moderna e quella neandertaliana sia solo un artificio delle testimonianze archeologiche".