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21 Dicembre 2006 ARCHEOLOGIA
National Geographic News
MISTERIOSO VETRO EGIZIANO FORMATO DALL´IMPATTO DI UN METEORITE
tempo di lettura previsto 3 min. circa

Strani campioni di vetro trovati nel deserto egiziano, sono il prodotto dell´impatto di un meteorite, occorso sulla terra tra 100, 000 e 200, 000 anni or sono.

Il vetro, localmente conosciuto come vetro di Dakhla, rappresenta la prima chiara evidenza di un impatto meteorico in un´area popolata da umani.

Al tempo dell´impatto l´Oasi di Dakhla, situata nella parte occidentale dell´Egitto del giorno presente, ricordava la savana africana ed era popolata dai primi umani, secondo evidenze archeologiche.

"L´impatto meteorico fu certo devastante per qualsiasi forma vivente nella zona" ha dichiarato Maxine Leindienst, antropologo dell´Università di Toronto, Canada.

"Persino un impatto meteorico minimo avrebbe sterminato la vita per diverse miglia".

L´origine di questo vetro ha interrogato gli scienziati dalla data della sua scoperta, nel 1987.

Alcuni ricercatori avevano suggerito che il vetro dell´Età della Pietra potrebbe essersi prodotto dall´incendio della vegetazione o da fulmini scaricatisi al suolo. Gordon Osinski, geologo della Canada Space Agency a Saint-Hubert, che ha condotto le analisi, ha scoperto che i campioni di vetro contengono tracce di quarzo fuso, un chiaro indizio di impatto meteorico.

Ma gli scienziati non hanno trovato segni di un impatto nell´area.

"Solitamente, da un impatto simile, dovrebbe risultare un cratere di almeno un chilometro di diametro" ha spiegato Osinski. L´assenza di un cratere, sostengono gli scienziati, suggerisce che la grande roccia dallo spazio potrebbe essersi disintegrata prima di entrare nell´atmosfera della terra.

Quel che è accaduto potrebbe essere considerato simile al cosiddetto evento Tunguska, nel quale un asteroide esplose a miglia di distanza dalla superficie della terra in un´area remota della Siberia, nel 1908. L´esplosione rase al suolo una stima di 60 milioni di alberi, per una superficie di 2, 150 chilometri quadrati,

"Non si è mai trovato un cratere nemmeno a Tunguska" ha dichiarato Albert Haldemann, esperto di scienze planetarie al Jet Propulsory Lab di Pasadena, California, che ha usato il radar per scansionare il deserto egiziano alla ricerca di tracce d´impatto.

Gli scienziati conoscono molto meglio quel che accade quando i meteoriti colpiscono la roccia dura, di quando colpisce la sabbia o la roccia sedimentale, come potrebbe essere accaduto nel caso del deserto d´Egitto. "Se vi fosse stato un impatto superficiale, e fosse capitato che colpisse il lago, non sarebbe stato sorprendente se il cratere fosse stato riempito" ha dichiarato Haldemann.

"Potrebbe avere fatto evaporare tutta l´acqua, o avrebbe causato un´immensa onda? Potremmo scoprirlo da un´analisi dei sedimenti"

La Kleindienst, antropologa, esamina il sito da oltre 20 anni in seno al progetto per l´Oasi di Dakhla. Ha ottenuto un grande quantitativo di prove, incluse lance e grattini, a dimostrazione che gli umani abitarono estensivamente la regione del Deserto Occidentale, nel corso della Media Età della Pietra, da 200, 000 a 30, 000 anni or sono.

Ha trovato perfino vetro nei sedimenti del lago con evidenze archeologiche dell´abitazione dell´uomo negli strati di suolo al di sotto.

"Non vi è ragione di sospettare che gli umani non fossero qui al tempo della catastrofe" ha dichiarato.

La ricerca sul meteorite ha importanti implicazioni per la comprensione della storia dell´uomo e dell´ambiente di quel tempo, ha aggiunto la Kleindienst. "Calcoli svolti presso il Meteor Crater (Arizona) offrono un´idea piuttosto chiara di quel che potrebbe essere l´effetto di un impatto relativamente piccolo" ha dichiarato.

"Le forme di vita sono sterminate, o quantomeno seriamente compromesse per molte decine di chilometri di distanza dall´impatto.

"Se questo evento si fosse verificato durante un periodo umido, l´area potrebbe essere stata ecologicamente ripopolata in modo piuttosto rapido, dalle aree circostanti" ha dichiarato.

"Ma se fosse avvenuto durante un periodo asciutto, potrebbe esserci voluto un periodo di tempo considerevole perché la vita tornasse a stabilirsi nella regione dell´oasi."

Haldemann, vice direttore del progetto di ricerca scientifica della NASA per l´esplorazione di Marte, ha dichiarato che il meteorite sottolinea le interconnessioni tra la Terra ed il resto del sistema solare.

"Sappiamo già che l´ambiente della Terra è interconnesso" ha dichiarato. "Quel che andiamo scoprendo negli ultimi 20 anni è che vi sono legami profondi con l´ambiente di tutto il sistema solare sul lungo periodo e che queste interazioni tendono ad essere contrassegnate da eventi di tipo catastrofico.

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