Test genetici "fai da te"? Meglio lasciar perdere. È il verdetto dei ricercatori che si sono riuniti per il congresso dell'European Society of Human Genetics. Stiamo parlando dei test offerti su internet: si spedisce un campione di saliva e dopo un po' arriva la lista delle malattie che potrebbero affliggerci in futuro, con le relative probabilità che ciò avvenga. Il problema, stando a un paio di studi presentati al congresso, è che non di rado i livelli di rischio riferiti da questi test sono irragionevolmente elevati; inoltre spesso non c'è la consulenza di un genetista e le persone non riescono a interpretare correttamente i risultati. Tanto che, secondo una ricerca apparsa su Science, chi si sottopone a questi test finisce per consumare fino al 40% in più di farmaci e integratori. Sarebbe meglio vietare i test genetici fai da te? "Un'azienda che offre questo tipo di servizio - risponde Kary Mullis - ha il mio Dna e ogni mese mi aggiorna sui dati che emergono dai test. Mi piace, posso imparare qualcosa su di me e cambiare qualche comportamento se scopro di avere un alto rischio di sviluppare certe malattie. Certamente io sono in grado di capire i risultati meglio di altri, ma non credo sia un male informare le persone sul loro Dna, anzi; l'importante è che il dato si accompagni sempre a una consulenza genetica".
"Un colloquio con il genetista prima e dopo il test - concorda Francesco Salvatore, presidente del Ceinge - Biotecnologie avanzate di Napoli - può far capire che cosa ci si può aspettare dai risultati, informando che si parla sempre di probabilità di malattia e mai di certezze. I test genetici sono "pericolosi" se non c'è una bussola che aiuti a interpretarli. Molte malattie sono il risultato delle complesse interazioni fra geni e ambiente, ma oggi stiamo affinando le nostre conoscenze: sapere il grado di predisposizione a un problema può indicarci i comportamenti da seguire". Sì con prudenza, allora, ai test genetici predittivi; sì, invece, ai test usati per la diagnosi e lo screening delle malattie genetiche ereditarie, e a quelli impiegati in oncologia. "Questi ultimi non sono ancora molto diffusi nel nostro Paese, ma si stanno rivelando sempre più utili - dice Salvatore -. In caso di leucemie, ad esempio, i test genetici servono alla diagnosi e al monitoraggio della terapia".
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