Nel Grande Nord canadese, sull'Isola di Ellesmere - una delle terre emerse più settentrionali del mondo - è stata scoperta un'antica foresta mummificata, con tronchi, foglie e baccelli ben conservati.
A trovarla è stata un'équipe di ricerca messa in allarme dai racconti delle guardie del Quttinirpaaq National Park, un'area gelida e asciutta, circondata da ghiacciai, dove oggi sopravvivono solo alberi nani delle dimensioni di un bonsai. I ranger si erano imbattuti in resti di alberi molto più grandi sparsi sul terreno, tra cui tronchi lunghi anche qualche metro. "Camminando per la zona, se ne trovano dappertutto", spiega oggi Joel Barker, ecologo della Ohio State University, che sta guidando uno studio sulla foresta mummificata. "Bisogna stare molto attenti a non inciamparci".
Le guardie del parco non avevano idea di cosa potessero essere quei resti, ma Barker sospettava che risalissero a milioni di anni fa. Con i suoi colleghi ha trovato l'area di origine di quei tronchi, un pendio che era stato eroso dall'azione di un fiume; ha cominciato a scavare e ne ha trovati molti di più, assieme a diverse foglie e baccelli.
"È stata una sensazione surreale, trovare foglie vecchie di milioni di anni e poterle tenere in mano", ha detto Barker al convegno annuale della American Geophysical Union.
Un ecosistema "al limite"?
Con tutta probabilità, gli alberi mummificati si sono conservati così a lungo perché sepolti molto rapidamente dalle frane, così da restare isolati dall'acqua e dall'aria, che accelerano la decomposizione.
Studiando le caratteristiche dei tronchi, delle foglie e dei baccelli intatti, i ricercatori sono riusciti a identificare alcune specie, tra cui pini, abeti e betulle. La foresta mummificata sembra simile alle foreste oggi diffuse molte centinaia di miglia più a sud, il che fa pensare che al tempo l'Artide fosse molto più caldo di adesso.
Basandosi sulle specie, gli scienziati ritengono che la foresta risalga a un periodo tra due e dieci milioni di anni fa. Inoltre, poiché le specie ritrovate sono molto poche, Barker sostiene che la foresta fosse "un ecosistema al limite della sopravvivenza". Altre foreste mummificate, ritrovate più a sud, presentano una varietà di specie molto maggiore.
I ricercatori hanno anche contato gli anelli di crescita di alcuni tronchi, scoprendo che gli alberi avevano almeno 75 anni quando furono sepolti dalla frana. Ma gli anelli sono molto piccoli, segno che gli alberi crescevano con estrema lentezza. "C'erano condizioni climatiche brutali", spiega Barker: la temperatura assicurava solo la stretta sopravvivenza delle piante.
Una finestra sui cambiamenti climatici
Robert Blanchette, patologo vegetale della University of Minnesota, che ha studiato legno mummificato ritrovato nella stessa zona, ritiene che la scoperta sia "straordinaria. Trovare del legno vecchio di milioni di anni in condizioni così buone, come se fosse appena caduto al suolo, darà eccezionali opportunità di ricerca". Ad esempio, continua Blanchette, il legno consente "di ottenere il quadro più chiaro possibile di come era il mondo in un periodo di drastici cambiamenti climatici".
Barker conferma: studiando la foresta mummificata, spera di poter scoprire "la rapidità del cambiamento climatico in quel periodo, e la risposta degli alberi".
Intorno a cinque milioni di anni fa, infatti, il pianeta si raffreddò, passando da una situazione di "serra" a una di "ghiacciaia". L'opposto di quanto sta succedendo ora, sostiene Barker: dalla "ghiacciaia" creata dall'ultima Era Glaciale, con la presenza di vasti ghiacciai e calotte di ghiaccio, il pianeta sta tornando a una situazione di "serra", in cui il ghiaccio è poco e sparso.
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