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23 Marzo 2011 SCIENZA
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RISCHIO TSUNAMI NEL MEDITERRANEO
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Il vulcano sommerso Marsili si è risvegliato. Nel Tirreno Meridionale cresce così la possibilità di tsunami dovuti ad improvvisi eventi franosi lungo i versanti della montagna sottomarina.

L'allarme è stato lanciato da Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II.

Il problema è che il nostro paese non è preparato a una simile eventualità, sebbene uno studio realizzato da Ortalani sostenga che negli ultimi 2000 anni sono stati 72 i movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della ricerca, eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del Cnr, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze già nell'agosto 2004.

Il maremoto più recente è avvenuto il 30 dicembre 2002 a Stromboli. Ha inondato una fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. Ha danneggiato seriamente le case più vicine al mare e ferito alcune persone. Si è trattato di un maremoto innescato da una frana sottomarina.

E' evidente che se l'onda anomala si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, il conteggio dei danni e dei feriti lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti sarebbero stati molto diversi.

Secondo i dati raccolti dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati ben 18 tsunami del passato avvenuti nei mesi estivi, oggi presi d'assalto da centinaia di migliaia di persone sulle spiagge. E' evidente che l'impatto di simili maremoti durante l'estate potrebbe essere davvero drammatico.

In passato le aree interessate da tsunami sono state la Liguria (14 eventi), lo Stretto di Messina-Sicilia Orientale-Calabria meridionale tirrenica-Isole Eolie (23 eventi); l'Adriatico (10 eventi); il Golfo di Napoli (10 eventi); la Toscana (3 eventi); la Sicilia settentrionale (2 eventi); la Sicilia meridionale (2 eventi); la Calabria settentrionale ionica (1 evento) e il Lazio (1 evento).

La massima altezza raggiunta dalle onde è stata di 15 metri, contro le decine dello tsunami del 26 dicembre 2004 in Indonesia.

La ricerca ha evidenziato che il maggior numero di maremoti in Italia è stato provocato da grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti avvenuti anche in aree distanti dalla costa. I fenomeni più gravi si sono verificati nel Tirreno Meridionale-Stretto di Messina-Sicilia Orientale.

Il maremoto più disastroso, paragonabile per numero di vittime a quello avvenuto il 26 dicembre nel Sud Est Asiatico, è quello che si verificò circa 10 minuti dopo il sisma del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina provocando decine di migliaia di morti.

Una maremoto non provocato, come si riteneva all'inizio, direttamente dal sisma.Bensì da una grande frana sottomarina, verificatasi nello Stretto di Messina a sud di Reggio Calabria, innescata dallo scuotimento sismico. Il dato preoccupante è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile.

TAG: Geologia