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10 Marzo 2011 ARCHEOLOGIA
Scritto da Damiano Chiaramonte Giornale di Siracusa
ASSOCIAZIONE PER VIGILARE SULLE AREE ARCHEOLOGICHE NE TRAFUGAVA I REPERTI
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Ufficialmente è un'associazione che si occupa di vigilare sulle aree archeologiche, di fatto però gli affiliati avrebbero effettuato scavi clandestini per recuperare preziosi reperti da rivendere al mercato clandestino. I carabinieri del Nucleo regionale di tutela del patrimonio culturale hanno messo a segno l'operazione "Aitna", denunciando 27 presunti tombaroli e sequestrando una grande quantità di reperti archeologici e strumenti per la ricerca. I militari dell'Arma hanno lavorato in stretto contatto con la procura della Repubblica di Siracusa portando a compimento un'articolata indagine con cui avrebbero bloccato l'azione illecita di un sodalizio criminale dedito alle ricerche archeologiche abusive ed all'impossessamento illecito di reperti storici.

Nella foto, i reperti e gli strumenti sequestrati dai carabinieri del Nucleo regionale di tutela del patrimonio culturale

L'inchiesta, che ha visto i militari impegnati per più di un anno, ha preso le mosse da alcune segnalazioni relative alle presunte illecite attività di una associazione culturale denominata "A.R.E.A." (Associazione Regionale per l'Ecologia e l'Archeologia), con sede legale in Lentini. Lo statuto di questo sodalizio privato prevedeva il fine di vigilare sulle aree archeologiche, ma, di fatto, gli affiliati, così come documentato dalle indagini dei carabinieri, avrebbero eseguito illecite ricerche e scavi clandestini, recuperando importanti reperti archeologici dai siti originari per venderli sul mercato clandestino. L'appartenenza all'A.R.E.A veniva utilizzata come una sorta di giustificazione al momento dei controlli da parte delle forze dell'ordine sui siti archeologici. I soggetti, poi denunciati, esibivano infatti il tesserino dell'associazione ogni qual volta gli veniva richiesto il motivo della loro presenza in quei luoghi. Durante le attività di indagine i militari hanno messo le manette anche a due tombaroli colti in flagranza di reato, mentre erano impegnati a saccheggiare una tomba della necropoli greca di Camarina, precisamente in località Rifriscolaro.

Durante le numerose perquisizioni domiciliari i militari hanno sequestrato molte apparecchiature sofisticate: 24 metaldetector; una cosiddetta "branda" (strumento con il quale vengono sondate vastissime aree per localizzare, con altissima precisione, le tombe). La stessa apparecchiatura fornisce i dati circa la stratigrafia del terreno, indicando in percentuale la presenza di metallo nel terreno.

Sono stati sequestrati inoltre più di 250 reperti archeologici (monete, reperti fittili ed elementi metallici).