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28 Maggio 2003 MISTERO
Mario Moiraghi
San Galgano e il Graal
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A partire dalla meta' del secolo XI, la cultura europea fu attraversata da un oggetto misterioso, chiamato Graal.
Secondo il racconto del poeta francese Chrétien de Troyes, un cavaliere vissuto in area franco bretone aveva avuto la singolare e fuggevole visione di un Graal.
Cosa fosse un Graal non fu chiaro fin dall'inizio. Chrétien ne aveva parlato nel suo poema, il "Perceval", senza spiegarne il significato. I commentatori, in generale, dettero alla parola il significato di vaso, affine, fra l'altro, al termine italiano grolla. In tempi di Crociate e di ritrovamenti di reliquie in Terrasanta, la visione di un vaso, di un calice, forse contenente il sangue di Cristo, era decisamente suggestiva e il racconto ebbe successo e notorieta'.
Ma gral era anche affine a parole orientali che indicavano pietre o pietre preziose o perle. E fu proposta anche l'interpretazione del Graal come "pietra".
Nella confusione, fu comunque chiaro che il cavaliere in questione ne aveva subito parlato ad altri colleghi e tutti costoro si erano immediatamente gettati alla ricerca dell'oggetto in questione, sotto il patrocinio di un certo re Artu', capo dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
Ad ingarbugliare la trama si aggiunsero altri poeti e scrittori, a conoscenza dei fatti, i quali avevano anche affermato che il Graal era custodito da Cavalieri Templari e, forse, era finito in mano agli eretici.

 Sir Percival e due altri cavalieri con il Sacro, da un manoscritto del 1286. ©Bettmann Archive

Come se cio' non bastasse, la vita di un santo non notissimo, san Galgano di Chiusdino, un piccolo borgo non lontano da Siena, rivela incredibili affinita' con la vicenda di Parsifal, il leggendario cavaliere del Graal.
E, nel centro di questa storia, campeggia una spada piantata nella roccia, troppo simile a quella che consacro' re Artu' per essere una coincidenza.
La storia di questo santo porta una data antica, essendo stata narrata, in un regolare processo di beatificazione, nel 1185, prima che i poeti dell'Europa del nord cantassero la vicenda della Tavola Rotonda e dei suoi cavalieri.

 San Galgano

Anzitutto e' inspiegabile, oltre ogni limite, l'apparente trascuratezza di cui e' stata oggetto la matrice persiana dell'intera vicenda del Graal.
E' poi eccessivamente forzata e inaccettabile la localizzazione nelle lande franco-bretoni, troppo generica e superficiale la connessione con l'area e la cultura celtica.
Anche un'analisi preliminare e sommaria permette di giungere a conclusioni che sconvolgono l'interpretazione degli ultimi ottocento anni e che si possono cosi' riassumere:

  • La storia di Parsival contiene innumerevoli punti di contatto con la storia di san Galgano, tanto da far supporre che, prima di giungere in Aquitania o in Bretagna, la storia della Tavola Rotonda o della spada nella roccia si sia compiuta sulle colline, fra Siena e Pisa.
  • La Corte di Artu' e i Cavalieri della Tavola Rotonda sono figure della Corte Persiana medievale e premedievale, con palesi richiami alle radici piu' remote e autentiche della cultura dell'antico Iran.
  • L'ambiente naturale, le usanze, i luoghi e i nomi sono solidamente connessi con il sistema territoriale e sociale di un'area compresa fra le sorgenti dell'Indo, il Mar Caspio e il Golfo Persico.
  • La vicenda del Graal e' strettamente connessa, se non totalmente identificabile, con la vicenda dei Re Magi.

Questo, in sintesi, l'approdo del nostro viaggio.
E' un approdo molto lontano da quelli noti ed accettati, ed e' stato raggiunto tenendo conto che le culture di cui tratteremo, persiana, celtica, bretone, cristiana, sono strettamente connesse da matrici ed elementi comuni. Accanto a queste tesi di fondo sono quindi possibili molte altre affinita' e molti altri collegamenti storici, religiosi, linguistici e culturali, che arricchiscono ma non smentiscono le tesi sostenute.

Il cosiddetto mistero del Graal continuera', perche' si regge su teoremi con ipotesi false, perche' l'area bretone non conserva testimonianze di cose che non le appartengono, perche' le stesse trascrizioni di Chrétien e Wolfram sono state, in origine, volutamente calate in un ambiente improprio e perche' una miriade di continuatori e di commentatori hanno volutamente avallato il falso, perche' era gradevole e utile alle monarchie, alle signorie, alle chiese, ai predicatori, agli opinion makers dell'epoca.

Ma le discrepanze con i grandi temi dell'umanita' sono troppe, essenziali, inconciliabili in modo radicale.
Perche' la Croce, impugnata e strappata dal terreno dove era confitta, non puo' trasformarsi in spada: non e' questo il senso del messaggio cristiano.

Occorre cercare, cercare ancora. Ma dove?

Eppure qualche traccia si profila:
" Che cosa nasconde la storia dei Cistercensi?
" Quale fu il ruolo della Repubblica di Pisa?

La caccia alla soluzione dell'enigma e' aperta e, forse, una strada e' indicata.

di Mario Moiraghi