sei in Home > Mistero > Articoli > Dettaglio Articoli
5 Febbraio 2003 MISTERO
Antonio Soldani
Il Mito del Diluvio
DOWNLOAD PDF 508 KB


Molte tra le antiche civiltà hanno al loro interno un punto che le accomuna; sia, trattato come argomento religioso, sia come epopea o mito di Eroi, sia come accadimento con crisma di storicità: questo è il Diluvio, o più Diluvi che, come nel ciclo "Avatarico" Indu, nelle tradizioni Amerinde, e nei loro paralleli racconti sia degli Aztechi messicani, dei Maya costaricensi e degli Incas peruviani, esplicitamente pongono un Diluvio alla fine di ogni Era ciclica; ed il prospetto dei quali ricorda in maniera inequivocabile - a parte qualche importante variante indigena - quello delle cosmologie arcaiche del Vecchio Continente. Quale connessione lega tutte queste civiltà? la risposta più plausibile è il medesimo ceppo arcaico originario, una civiltà mondiale che si espandeva colonizzando e portando la propria cultura e religione ai popoli che abitavano i continenti o il continente di quegli antichissimi tempi, una civiltà che conviveva con ceppi indigeni non ancora civilizzati (forse un bene per loro), un po' come oggi noi conviviamo con gli Indios amazzonici, o gli aborigeni australiani, o tribù centro-africane. Sconvolgimenti, cataclismi dovuti con tutta probabilità ad eventi celesti quali la caduta di frammenti di comete, come si può desumere dal "Libro etiopico di Enoch" o veri e propri asteroidi come quello ritenuto colpevole 65 milioni di anni fa dell'estinzione dei dinosauri, hanno decretato la fine di queste civiltà, magari poi una rinascita e nel rispetto della ciclicità una nuova distruzione. I superstiti o i nuovi creati( questi per insegnamento), hanno mantenuto un ricordo atavico, e pur nella loro seguente dispersione e diversificazione territoriale, il retaggio della loro "unicità" di civiltà progenitrice ancestrale, si possono riconoscere, in questi miti che affondano le radici in una certezza anche se non ancora del tutto dimostrata ma sicuramente storica. Il ricordo de "L'età dell'oro" lo Zep-Tepi Egizio "Il primo tempo" quando regnavano gli Dèi e la pace si estendeva sul mondo è nostalgicamente presente in tutti i popoli. In Mesopotamia costituisce uno dei principali argomenti delle mitologie sumera e assiro-babilonese. Addirittura fondamentale sembrerebbe per l'ideologia religiosa sumera, in quanto il diluvio vi è inteso come l'evento sacro che divide qualitativamente il tempo in due parti: l'ante-diluviano e il post-diluviano. Scavi in Mesopotamia testimoniano di una grande alluvione verificatasi certamente verso il 2900 a. C., agli inizi del periodo protodinastico: tracce consistenti di questo diluvio sono presenti a Shuruppak, la città del diluvio secondo la leggenda mesopotamica di Utnapishtim, mentre quelle trovate a Ur appartengono a due diluvi molto più limitati, uno più recente e uno più antico di quello avvenuto a Shuruppak. Non altrettanto fondamentale è l'argomento nella posteriore letteratura assiro-babilonese che, tuttavia, fornisce maggiori ragguagli sulla vicenda mitica. oltre al problema delle vie e dei tempi di diffusione del racconto, a partire da una cultura originaria in cui avrebbe preso forma e significato, sono di fondamentale interesse le differenziazioni dallo schema comune, per la loro capacità di connotare e qualificare le culture che ne sono portatrici. come accade in un mito indonesiano (is. di Nias) che parla di un'inondazione rivolta contro le montagne. La Terra era ancora confusa con le acque, come appare in numerosi miti cosmogonici, e il diluvio è inteso come un rinnovamento, una rigenerazione: una specie di grande bagno purificatore e restauratore delle energie originarie, fonte della rinascita o della nascita di un'umanità nuova. Tale idea comporta, almeno in potenza, una concezione ciclica del divenire: quasi che l'umanità perfetta delle origini si corrompesse con il passare del tempo e, a un dato momento, avesse bisogno di essere rigenerata per dar vita a un nuovo ciclo. Platone narra, del Diluvio atlantideo, e il riferimento cronologico di cui egli parla (9.000 anni prima del millennio dei propri contemporanei - tale sarebbe la distanza dell'avvenimento citato) è un riferimento generico, da intendere nel senso che l'evento si era verificato 9 millenni prima; cioè, secondo l'attuale datazione, nell'XI millennio a.C. Il calcolo astrologico dà esattamente la data del 10.960 a.C., scadenza ciclica del "Diluvio di Acqua". Precisa che i Greci rammentavano nelle loro memorie solo l'ultimo Diluvio, di Deucalione e Pirra, ma che molti altri ne erano capitati in tempi più remoti. Non solo, ma aggiunge che tale tipo di fenomeno sarebbe avvenuto "di nuovo nel solito intervallo d'anni", mostrandoci dunque che non era questione di favoleggiamenti - come purtroppo molti da allora fino a oggi hanno supposto - bensì di "vera storia". La Mesopotamia tratta a sua volta del Diluvio nell'Epopea di Gilgamesh, nell'Atra-Hasis, e nel mito Sumerico del Diluvio di Ziusudra; la Bibbia con il suo Noé, (racconto di chiara provenienza mesopotamica),e con essa le varie versioni tratte da libri apocrifi. Qui è intenzione di dare un'esposizione ampia dove è possibile delle opere riguardanti il Diluvio, per dimostrare la tesi dell'unica civiltà generatrice, cercando in questo modo di far riemergere una storia, un nostro passato, velato, dimenticato, relegato a mito, che non ha diritto di "abitazione" nell'ortodossia accademica, ma che ci risponde a tante domande e soprattutto ci appartiene...


IL MITO SUMERICO DEL DILUVIO " ZIUSUDRA' "
L'opera di Ea e di Ninhursag doveva davvero perire " ed essere trasformata in cenere", come voleva Enlil, o il Seme dell'umanità andava preservato? Seguendo il suo impulso, senza tuttavia dimenticare il giuramento al quale era legato, Ea vide in Ziusudra' il mezzo con il quale si poteva salvare l'umanità. Non appena Ziusudra' tornò a pregare e a implorare aiuto nel tempio, Ea (Enki) cominciò a bisbigliare da dietro un paravento e, facendo finta di parlare a se stesso, diede a Ziusudra' istruzioni urgenti:

Distruggi la tua casa e costruisci una nave!
Rinuncia a tutto ciò che possiedi, pensa solo alla vita!
Lascia tutti i tuoi averi e metti in salvo l'anima.
A bordo della nave mette il seme di ogni essere vivente.
Questa è la nave che devi costruire;
Grande abbastanza da contenere ciò che ti ho detto...

…Cercherò di impedire la distruzione della mia umanità;
per Nintu, cercherò di fermare
il genocidio della mie creature!
Voglio che la gente torni alle terre da loro abitate.
Siano tutte le loro città ricostruite:
che la loro ombra sia riposante,
che i mattoni di tutte le città
siano collocati nei luoghi sacri,
che tutte le …dimorino nei luoghi sacri.
"La pura acqua che spegne il fuoco
io porrò opportunamente colà.
Ho perfezionato le regole divine e i sublimi me:
nei luoghi che sono stati distrutti,
farò in modo che vi sia la pace."
Dopo che An, Enlil, Enki e Ninhursag
Ebbero creato il popolo dalla testa nera
Gli animali si moltiplicarono per ogni dove,
animali di ogni taglia: i quadrupedi furono posti
come ornamento adatto alle pianure.

…"Che io possa tenere in conto il loro diligente lavoro,
il muratore del paese possa gettare solide fondamenta."
Quando lo scettro della regalità fu condotto giù dal Cielo,
dopo che l'augusta corona e il trono regale
furono condotti giù dal Cielo,
egli con determinismo perfezionò le regole divine
e i sublimi me
pose i mattoni di quelle città in luoghi sacri.
Diede loro dei nomi, stabilì le capitali.
La prima di quelle città, Eridu,
assegnò al signore Nudmmud;
la seconda, Bad-tibira,
l'assegniò alla "tuttasanta" (Innana);
la tersa, Larak, la diede Pabilsag;
la quarta Sippar,la diede al sublime Utu;
la quinta, Suruppak, la diede a Sud.
I nomi diede a queste città, stabilì le capitali.
Non arginò l'alluvione, ma scavò il suolo e incanalò l'acqua,
dispose la pulitura dei piccoli canali
e dei fossati per l'irrigazione.
…Pianse allora Nintu sulle sue creature,
pianse la pura Innana a causa delle genti,
Enki si consigliò con il suo stesso animo.
An, Enlil, Enki e Ninhursag,
gli dei dell'Universo, giurarono sul nome di An e Enlil.
IN quel tempo Zi-u-sud-rà era re e sacerdote di vaticini;
una capanna edificò
con devozione, con parole ben appropriate, con timore
Giorno dopo giorno, con regolarità, stava là;
qualcosa che non era un sogno sopraggiunse:
parole di un giuramento stipulato tra Cielo e Terra.
La loro opposizione portarono gli dei fino al Ki-ur-
Zi-u-sud-rà udì,stando sul lato,
stando sulla sinistra, del muro laterale
"Muro laterale, ti devo parlare!
Presta attenzione alle mie parole,
presta l'orecchio al mio avvertimento:
per nostra iniziativa un Diluvio sui luoghi di culto si abbatterà,
la progenie dell'umanità sarà annientata.
E' una sentenza definitiva,
la decisione dell'assemblea (divina).
Per la parola detta da An,Enlil,Enki e Ninhursag,
nella regalità il periodo di governo avrà fine.
Adesso"

…I venti maligni e i venti di tempesta
tutti insieme si adunarono:
il Diluvio sui culti imperversò.
Sette giorni e sette notti
Il Diluvio sul paese dilagò.
L'arca nel Diluvio il vento maligno sballottò.
Il sole uscì, gettando luce su cielo e terra.
Zi-u-sud-rà un'apertura fece nella grande arca
E il sole e i suoi raggi all'interno della grande arca gettò.
Zi-u-sud-rà, comportandosi da re,
si prostrò davanti al dio -Sole, baciando la terra.
Il re buoi sacrificò
E rese numerose le pecore (da sacrificio).

…Lo scongiuro del soffio vitale del cielo
e del soffio vitale della terra invocate.
An ed Enlil, il soffio vitale del cielo
E il soffio vitale della terra vi sia d'aiuto.
La distruzione si allontana dalla terra, se ne va.
Zi-u-sud-rà, comportandosi da re,
si prostrò davanti ad An ed Enlil, baciando la terra.
An ed Enlil (a) Zi- u-sud-rà con la moglie
Vita (eterna), come un dio gli diedero.
A vita eterna, come un dio, lo elevarono.
Allora, Zi-u-sud-rà il re,
colui che aveva salvaguardato le progenie dell'umanità
nel momento della distruzione,
in un altro paese, nel paese di Dilmun,
dove sorge il dio-Sole, fecero vivere.


"ATRA-HASIS" IL POEMA DEL DILUVIO
L'altro grande racconto mesopotamico riguardante il Diluvio è il Poema di Atra-hasis. Atra-hasis è il grande saggio (questo è il significato del nome), l'uomo che ha con il suo dio Enki un rapporto privilegiato perché "lui poteva parlare con il suo dio e il suo dio poteva parlare con lui". Grazie a questo rapporto di elezione potrà salvarsi dallo sterminio. Il Poema di Atra-hasis non comprende solamente l'episodio del Diluvio, ma ha un respiro più ampio, raccontando anche l'epica della creazione del mondo.
Nella visione cosmologica dell'autore il cielo è governato da Anu, la terra da Enlil e le acque sono giurisdizione di Enki.Il Pantheon non è limitato a questi tre dei, ma comprende una schiera di dei minori, ai quali è stato assegnato il compito di coltivare la terra e curare la sua irrigazione; compito gravoso, tanto che ben presto gli dei minori si stancano e chiedono che venga creato un sostituto, qualcuno che possa sollevarli dal loro pesante fardello.Viene dunque creato l'uomo, modellato dalla dea Mami mescolando l'argilla con la saliva e con il sangue del dio We, un dio minore sacrificato proprio per questo fine.Il seguito del racconto ricalca quanto già incontrato nella vicenda di Utnapishtim: il frastuono dell'umanità, diventata molto numerosa, disturba il sonno di Enlil, che decide di sterminarla.Prima manda la pestilenza, dopo di questa la carestia, poi la siccità ed infine il diluvio; ma ogni volta Enki avvisa il suo protetto Atra-hasis affinché possa sopravvivere ad ogni disastro. Sette giorni prima del diluvio lo invita a costruire una nave nella quale caricare gli animali e quanto possiede per scampare in tal modo all'ultima e più micidiale azione del dio Enlil. Solo dopo che l'umanità è stata distrutta gli dei si rendono conto che hanno scioccamente eliminato la loro forza-lavoro e si pentono della loro decisione.

PRIMA TAVOLETTA
Non erano ancora trascorsi milleduecento anni
Ma la terra era cresciuta enormemente:
gli uomini erano diventati numerosi.
Mugghiava la terra come un toro!
Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio.
Enlil udiva il loro vociare.
Si rivolse ai grandi dèi:
"Il vociare dell'umanità
è diventato per me insopportabile:
a causa del loro strepito non riesco più a dormire!
Fate che il morbo dei brividi dilaghi!"
…Vi era ( in quel tempo) Atra-Hasis:
Enki, il suo dio, lo teneva al corrente:
Lui poteva parlare con il suo dio
E il suo dio poteva parlare con lui.
Atra-hasis fece udire la sua voce
E si rivolse al suo dio.
Atra-hasis fece udire la sua voce
E si rivolse al suo dio:
"Quanto tempo (gli dei faranno soffrire?)
Faranno in modo che dovremmo patire mali per sempre?"
Enki aprì la bocca
E si rivolse al suo fedele:
"Convoca gli anziani!
Chiama per un summit nel tuo palazzo
E fa che gli araldi proclamino
E creino grande fermento nel paese:
Non più rendete onore ai vostri dei!
Non più pregate le vostre dee!
Ma bussate alla porta di Nam- tar
Portando pani cotti e metteteglieli davanti.
Possano le offerte di farina essere di tuo gradimento
Così che allettato dalle offerte
Allontani la sua mano,"
Atra- hasia seguì l'ordine
E convocò gli anziani nel suo palazzo.
Parlò Atra-hasis
Rivolgendosi agli anziani:
"Vi ho convocato, anziani!
Chiamate per un summit nelle vostre case
E fate che gli araldi proclamino
E creino grande fermento nel paese.
Non più rendete onore ai vostri dei!
Non più pregate le vostre dee!
Ma bussate alla porta di Nam-tar
Portando pani cotti e metteteglieli davanti,
Possono le offerte di farina essere di suo gradimento
Così che allettato dalle offerte
Allontani la sua mano"
Gli anziani ascoltarono il suo discorso:
un tempio costruirono per Nam-tar nella città.
Ordinarono che gli araldi proclamassero
E creassero grande fermento nel paese.
Non più resero onore ai loro dei!
Non più pregarono le loro dee!
Bussarono alla porta di Nam-tar:
un pane cotto gli misero davanti.
Allettato dalle offerte
Allontanò la sua mano.
Il morbo dei brividi li abbandonò
Ed essi tornarono (alla loro vita).

SECONDA TAVOLETTA
Non erano ancora trascorsi milleduecento anni
Ma la terra era cresciuta enormemente:
gli uomini erano diventati numerosi.
Mugghiava la terra come un toro!
Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio.
Enlil udiva il loro vociare.
Si rivolse ai grandi dei:
"Il vociare dell'umanità
è diventato per me insopportabile:
a causa del loro strepitio non riesco più a dormire!
Che si taglino i viveri alle genti,
che vi sia scarsezza di piante nutritive:
Che Adad allontani la sua pioggia,
che le acque non sgorghino dalle sorgenti.
Che i venti soffiano e inaridiscano il suolo,
che le nubi si ammassino senza far piovere una goccia.
Che i terreni dimezzino i loro raccolti,
che la dea del grano renda sterile il suo seno.
Che non abbiano alcuna gioia
Che…sia soppressa".
…"Convoca gli anziani!
Chiama per un summit nel tuo palazzo
E fa che gli araldi proclamino
E creino grande fermento nel paese:
Non più rendete onore ai vostri dei!
Non più pregate le vostre dee!
Ma bussate alla porta di Adad
Portando pani cotti e metteteglieli davanti.
Possono le offerte di farina essere di suo gradimento
Così che allettato dalle offerte
Allontani la sua mano:
al mattino darà la rugiada,
nella notte di nascosto farà scendere la bruma;
di nascosto,i campi produrranno nove volte."
Un tempio costruirono per Adad nella città.
Ordinarono che gli araldi proclamassero
E creassero grande fermento nel paese.
Non più resero onore ai loro dei!
Non più pregarono le loro dee!
Bussarono alla porta di Adad:
un pane cotto gli misero davanti.
Allettato dalle offerte
Allontanò la sua mano.
Al mattino gli diede la rugiada,
nella notte, di nascosto,fece scendere la bruma;
di nascosto, i campi produssero nove volte. La carestia li abbandonò
ed essi tornarono alla loro( vita).
…In alto,(la pioggia non aveva riempito i canali);
in basso, le acque non salivano dall'Abisso:
il grembo della terra non produceva,
le piante non germogliavano.
Gente non se ne vedeva più,
i terreni erbosi divennero brulli,
le ampie pianure si incrostavano di sali.
Il primo anno si mangiò grano stantio,
il secondo anno si svuotarono i magazzini.
Quando giunse il terso anno,
il loro aspetto era cambiato per via delle privazioni,
i loro volti erano del colore del malto.
Erano vivi ma sull'orlo della morte:
con i volti terrei,
curvi percorrevano le vie;
le larghe spalle erano rimpicciolite,
la loro statura era rincalcata.
Ogni giorno Atra-hasis pianse
Facendo al mattino fumigazioni rituali.
"Il mio dio mi(parlerebbe),ma ha giurato;
mi terrà al corrente con i sogni.
Enki mi (parlerebbe),ma ha giurato;
mi terrà al corrente con i sogni."

TERZA TAVOLETTA
Atra-hasis aprì la bocca
E disse al suo signore:
"Mostrami il significato dei sogni,
che io lo conosca e possa valutarne le conseguenze."
Enki aprì la bocca
E disse al suo fedele:
"Presta attenzione al messaggio che ti dirò!
Muro, ascoltami!
Canniccio, custodisci le mie parole!
Demolisci la casa e costruisci un'arca.
Rinuncia alle ricchezze
E cerca la Vita!
L'arca che costruisci sia come
Ponile un tetto come (ha) l'Abisso,
così che il sole non possa entrarvi.
Dotala di ponti superiori e ponti inferiori.
Che sia robusta la sua struttura;
che il bitume sia forte da conferire forza.
In un secondo tempo farò piovere su di te
Uccelli a profusione e caterve di pesci".
L'arrivo del diluvio dopo sette notti predisse a lui.
Ricevette Atra-Hasis il messaggio;
gli anziani radunò nel suo palazzo.
Aprì la bocca Atra-hasis
E parlò agli anziani:
"Il mio dio non va d'accordo con il vostro dio:
Enki e Enlil cozzano tra loro.
Sono costretto ad andarmene dal paese.
Poiché per sempre sarò fedele a Enki.
Questo egli mi ha detto:
non starò più a lungo nella vostra città.
Non porrò più i miei piedi sulla terra di Enlil:
col mio dio"
…Il mangiatore mangiò,
il bevitore bevve
ma egli (Atra-hasis ) andava e veniva:
non poteva stare seduto, non riusciva a piegarsi
perché il suo cuore era spezzato, vomitava bile.
…Il giorno cambiò il suo aspetto.
Adad tuonò tra le nuvole.
Come (Atra-hasis ) udì la sua voce,
bitume fu portato e sigillò l'entrata.
Dopo che ebbe sigillato la porta,
Adad tuonò tra le nuvole,
venti impetuosi si alzarono
ed egli ruppe gli ormeggi e liberò l'arca.
..la tempesta
…furono soggiogati.
Anzu con i suoi artigli strappò i cieli,
egli…la terra
come un coccio il suo clamore frantumò.
…uscì il Diluvio.
Come una mazza da guerra si abbattè sulle genti:
nessuno potè più vedere l'altro,
non riuscirono più a vedersi nella catastrofe.
Il Diluvio mugghiava come un toro,
come un onagro urlava il vento.
L'oscurità divenne densa,
il sole scomparve.
…Nintu, la grande dea,
l'orrore le piagava le labbra.
Gli Alunna, i grandi dei,
giacevano prostrati dalla fame e dalla sete.
Vide la dea e pianse.
…Nell'assemblea degli dei,
come ho potuto insieme a loro decretare al distruzione?
E' stato Enlil a impartire questo malvagio ordine!
…Ho udito le loro grida levate a me,
contro di me, contro la mia persona.
…Dov'è andato Anu, il responsabile della decisione,
i cui figli, gli dei, hanno accondisceso al suo ordine?
Lui che sconsideratamente ha determinato il Diluvio
E ammucchiato la gente per il massacro?
…Ho visto e ho pianto su di loro:
potrò mai cessare di piangere per loro?
Pianse dando sfogo al suo dolore;
si lamentò Nintu e rinfocolò il suo tormento,
piansero con lei gli dei per il paese.
…Sette giorni e sette notti
il nubifragio, la tempesta, il Diluvio durò.
…Egli ( Atra-hasis ) pose…
preparò l'offerta…
Gli dei sentirono il profumo:
come mosche si ammassarono sull'offerta.
…L'arca vide l'eroe Enlil
e si riempì d'ira contro gli Igigi :
"Noi, gli dei , i grandi Alunna
avevamo stipulato tutti insieme un patto!
Da dove spunta questa vita?
Come ha potuto un uomo sfuggire alla catastrofe?"
Anu aprì la bocca
E disse all'eroe Enlil:
" Chi se non Enki avrebbe potuto fare ciò?
… ha rivelato il piano!"
Enki prese la parola
e disse ai grandi dei:
"Io, certo, l' ho fatto e al vostro cospetto!
Io, certo, ho fatto in modo che la vita venisse preservata!"
…"Così noi inviammo il Diluvio,
ma un uomo sopravvisse alla catastrofe."
…Possano (gli dei) ascoltare questo canto
così da poterli lodare;
possano gli Igigi ascoltarlo
così da celebrare la tua grandezza.


IL DILUVIO DI UTNAPISHTIM
Il segreto del racconto del Diluvio quando lui Utnapishtim, regnava a Shuruppak, gli dèi decisero di lasciare che il diluvio annientasse il genere umano; allora Enki in gran segreto, gli disse di costruire uno speciale sommergibile e di prendere a bordo la sua famiglia e il seme di ogni essere vivente. Un navigatore fornito da Enki diresse l'imbarcazione verso il monte Ararat.....



DALL'"EPOPEA DI GILGAMESH"

UNDICESIMA TAVOLETTA
Gilgamesh incalza Utanapishtim (1-7)

Gilgamesh parlò a lui, al lontano Utanapishtim:
"Io guardo a te, Utanapishtim,
le tue fattezze non sono diverse, tu sei uguale a me,
si, tu non sei diverso, uguale a me sei tu!
Il mio animo è tutto proteso a misurarsi con te,
e tuttavia il mio braccio è inerme contro di te!
Perciò dimmi: come sei entrato nella schiera degli dei,
ottenendo la vita?".

Gli dei decidono la massima punizione (8-19)

Utanapishtim parlò a lui, a Gilgamesh:
"Una cosa nascosta, Gilgamesh, ti voglio rivelare,
e il segreto degli dei ti voglio manifestare.
Shuruppak - una città che tu conosci,
che sorge sulle rive dell'Eufrate -
questa città era già vecchia e gli dei abitavano in essa.
Bramò il cuore dei grandi dei di mandare il diluvio.
Prestarono il giuramento il loro padre An,
Enlil, l'eroe, che li consiglia,
Ninurta il loro maggiordomo,
Ennugi, il loro controllore di canali;
Ninshiku-Ea aveva giurato con loro.

Il dio della saggezza rivela ad Utanapishtim la decisione divina (29-47)

Le loro intenzioni (quest'ultimo) però le rivelò
ad una capanna:
"Capanna, capanna! Parete, parete!
Capanna, ascolta; parete, comprendi!
Uomo di Shuruppak, figlio di Ubartutu,
abbatti la tua casa, costruisci una nave,
abbandona la ricchezza, cerca la vita!
Disdegna i possedimenti, salva la vita!
fai salire sulla nave tutte le specie viventi!
La nave che tu devi costruire -
le sue misure prendi attentamente,
eguali siano la sua larghezza e la sua lunghezza - ;
tu la devi ricoprire come l'Apsu".
Io compresi e così io parlai al mio signore Ea:
"L'ordine, mio signore, che tu mi hai dato,
l'ho preso sul serio e lo voglio eseguire.
Che cosa dico però alla città, agli artigiani e agli anziani?"
Ea aprì la sua bocca,
così parlò a me il suo servo:
"Tu, o uomo, devi parlare loro così:
'Mi sembra che Enlil sia adirato con me;
perciò non posso vivere più nella vostra città
non posso più porre piede sul territorio di Enlil.
Per questo voglio scendere giù nell'Apsu, e là abitare
con il mio signore Ea.
Su di voi però Enlil farà piovere abbondanza,
abbondanza di uccelli, abbondanza di pesci.
Egli vi regalerà ricchezza e raccolto.
Al mattino egli farà scendere su di voi focacce,
di sera egli vi farà piovere una pioggia di grano".

Fervono i lavori per la costruzione dell'arca (48-88)

Appena l'alba spuntò,
si raccolse attorno a me tutto il paese;il falegname porta la sua ascia,
il giuncaio porta il suo ...
[ ] I giovani uomini [ ]
le case [ ] le mura di mattoni.
Anche i bambini portano pece.
Il povero [ ] portò il necessario.
Al quinto giorno disegnai lo schema della nave;
la sua superficie era grande come un campo, le sue pareti
erano alte 120 cubiti.
Il bordo della sua copertura raggiungeva anch'esso 120 cubiti.
Io tracciai il suo progetto, feci il suo modello:
suddivisi la superficie in sei comparti,
innalzai fino [ ] sette piani.
La sua base suddivisi per nove volte.
Nel suo mezzo infissi pioli per le acque;
scelsi le pertiche e approntai tutto ciò che serviva
alla sua costruzione:
tre sar di bitume grezzo versai nel forno,
tre sar di bitume fine impiegai;
la gente che portava i canestri erano tre sar,
essi portavano l'olio:
tranne un sar di olio che i [ ] hanno consumato,
due sar di olio sono stati messi da parte dal marinaio.
Come approvvigionamento macellai buoi,
giorno dopo giorno uccisi pecore;
mosto, birra, olio e vino
gli artigiani bevvero come fosse acqua del fiume,
essi celebrarono una festa come se fosse la festa
del Nuovo Anno!
Al sorgere del sole io feci un'unzione;
al tramonto la nave era pronta.
Il varo della nave era molto difficile;
corde per il varo furono lanciate sopra e sotto;
due terzi di essa stavano sopra la linea d'acqua.
Tutto ciò che io possedevo lo caricai dentro:
tutto ciò che io possedevo di argento lo caricai dentro,
tutto ciò che io possedevo di oro lo caricai dentro,
tutto ciò che io possedevo di specie viventi le caricai dentro:
sulla nave feci salire tutta la mia famiglia e i miei parenti,
il bestiame della steppa, gli animali della steppa,
tutti gli artigiani feci salire.
L'inizio del diluvio me lo aveva indicato Shamash:
"Al mattino farò scendere focacce, la sera farò piovere
una pioggia di grano;
allora sali sulla nave e chiudi la porta!".

Il diluvio distrugge ogni forma di vita (89-134)

Venne il momento indicato:
al mattino scesero focacce, la sera una pioggia di grano.
Io allora osservai le fattezza del giorno:
al guardarlo, il giorno incuteva paura.
Entrai dentro la nave e sprangai la mia porta.
Al marinaio Puzuramurri, il costruttore della nave,
regalai il palazzo con tutti i suoi averi.
Appena spuntò l'alba,
dall'orizzonte salì una nuvola nera.
Adad all'interno di essa tuonava continuamente,
davanti ad essa andavano Shullat e Canish;
i ministri percorrevano monti e pianure.
Il mio palo d'ormeggio strappò allora Erragal.
Va Ninurta, le chiuse d'acqua abbatte.
Gli Anunnaki sollevano fiaccole,
con la loro luce terribile infiammano il paese.
Il mortale silenzio di Adad avanza nel cielo,
in tenebra tramuta ogni cosa splendente.
[ ] Il paese come un vaso egli ha spezzato.
Per un giorno intero la tempesta infuriò,
il vento del sud si affrettò per immergere le montagne
nell'acqua:
come un'arma di battaglia la distruzione si abbatte
sugli uomini.
A causa del buio il fratello non vede più suo fratello,
dal cielo gli uomini non sono più visibili.
Gli dei ebbero paura del diluvio,
indietreggiarono, si rifugiarono nel cielo di An.
Gli dei accucciati come cani si sdraiarono la fuori!
Ishtar grida allora come una partoriente,
si lamentò Beletili, colei dalla bella voce:
"Perché quel giorno non si tramutò in argilla,
quando io nell'assemblea degli dei ho deciso il male?
Perché nell'assemblea degli dei ho deciso il male,
dando, come in guerra, l'ordine di distruggere le mie genti?
Io proprio io ho partorito le mie genti
ed ora i miei figli riempiono il mare come larve di pesci".
Allora tutti gli dei Anunnaki piansero con lei.
Gli dei siedono in pianto.
Secche sono le loro labbra; non prendono cibo!
Sei giorni e sette notti
soffia il vento, infuria il diluvio, l'uragano livella il paese.
Quando giunse il settimo giorno, la tempesta, il diluvio
cessa la battaglia,
dopo aver lottato come una donna in doglie.
Si fermò il mare, il vento cattivo cessò e il diluvio si fermò.
Io osservo il giorno, vi regna il silenzio.
Ma l'intera umanità è ridiventata argilla.
Come un tetto è pareggiato il paese.

La missione esplorativa degli uccelli (135-154)

Aprii allora lo sportello e la luce baciò la mia faccia.
Mi abbassai, mi inginocchiai e piansi.
Sulle mie guance scorrevano due fiumi di lacrime.
Scrutai la distesa delle acque alla ricerca di una riva:
finché ad una distanza di dodici leghe non scorsi un'isola.
La nave si incagliò sul monte Nisir.
Il monte Nisir prese la nave e non la fece più muovere;
un giorno, due giorni, il monte Nisir prese la nave
e non la fece più muovere;
tre giorni, quattro giorni, il monte Nisir prese la nave
e non la fece più muovere;
cinque giorni, sei giorni, il monte Nisir prese la nave
e non la fece più muovere.
Quando giunse il settimo giorno,
feci uscire una colomba, la liberai.
La colomba andò e ritornò,
un luogo dove stare non era visibile per lei, tornò indietro.
Feci uscire una rondine, la liberai;
andò la rondine e ritornò,
un luogo dove stare non era visibile per lei, tornò indietro.
Feci uscire un corvo, lo liberai.
Andò il corvo e questo vide che l'acqua ormai rifluiva,
egli mangiò, starnazzò, sollevò la coda e non tornò.

Sacrifici propiziatori del superstite (155-176)

Feci allora uscire ai quattro venti tutti gli occupanti
della nave e feci un sacrificio.
Posi l'offerta sulla cima di un monte.
Sette e sette vasi vi collocai:
in essi versai canna, cedro e mirto.
Gli dei odorarono il profumo.
Gli dei odorarono il buon profumo.
Gli dei si raccolsero come mosche attorno all'offerente.
Dopo che Beletil fu arrivata
innalzò in alto le sue grandi 'mosche' che An aveva fatto
per la sua gioia:
"Voi, o dei (fate si) che io non dimentichi il lapislazzuli
del mio collo!
che io ricordi sempre questi giorni e non li dimentichi mai!
Gli dei vengano all'offerta,
ma Enlil non venga all'offerta,
perché egli ha ordinato avventatamente il diluvio,
destinando le mie genti alla rovina!".
Dopo che Enlil fu arrivato,
vide la nave e si infuriò Enlil,
d'ira si riempì il suo cuore verso gli dei Igigi:
"Qualcuno si è salvato? Eppure nessun uomo
doveva sopravvivere alla distruzione".
Ninurta aprì la sua bocca e disse, così parlò ad Enlil l'eroe:
"Chi può aver escogitato ciò se non Ea?
Solo Ea conosce tutti i sotterfugi!".

L'ultimo diverbio nel mondo divino (177-196)

Ea aprì allora la sua bocca e parlò ad Enlil, l'eroe:
"O eroe, tu il più saggio fra gli dei,
come, come hai potuto agire così sconsideratamente,
ordinando il diluvio?
Al colpevole imponi la sua pena, a colui che commette
un delitto imponi la sua pena,
flettilo, ma non venga stroncato; tiralo, ma non sia spezzato!
Piuttosto che mandare il diluvio, sarebbe stato meglio che
un leone fosse venuto e avesse fatto diminuire le genti!
Piuttosto che mandare il diluvio, sarebbe stato meglio che
un lupo fosse venuto e avesse fatto diminuire le genti!
Piuttosto che mandare il diluvio, sarebbe stato meglio che
una carestia si fosse abbattuta sul paese e lo avesse decimato!
Piuttosto che mandare il diluvio, sarebbe stato meglio che
la peste si fosse abbattuta sulle genti e le avesse decimate!
Per quanto mi riguarda io non ho tradito il segreto dei
grandi dei!
Ho fatto avere soltanto un sogno ad Atramkhasis, al saggio
per eccellenza! Così egli comprese il segreto dei grandi dei!
Ora però prendi per lui una decisione".
Enlil salì allora sulla nave,
prese la mia mano e mi fece alzare,
prese mia moglie e la fece inginocchiare al mio fianco.
Toccò la nostra fronte e stando in mezzo a noi ci benedisse:
"Prima Utanapishtim era uomo,
ora Utanapishtim e sua moglie siano simili a noi dei.
Risieda Utanapishtim lontano, alla foce dei fiumi".
Essi allora mi presero e mi fecero abitare lontano,
alla foce dei fiumi.
Ed ora chi potrà far radunare per te gli dei
in modo che tu trovi la vita che tu cerchi?
Orsù, cerca di non dormire per sei giorni e sette notti".

LA BIBBIA " IL MITO DEL DILUVIO "
" NOE' "
GENESI

La vita non si conquista con il "commercio" della prostituzione sacra: è solo dono di Dio e dipende dalla presenza nell'uomo del suo spirito.

Capitolo 6

1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni".
4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
5Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti". 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.
9Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.
12Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
13Allora Dio disse a Noè: "è venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. 14Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. 15Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.
17Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà. 18Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. 19Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. 20Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. 21Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per loro". 22Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece.

Capitolo 7

1Il Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. 2D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina. 3Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. 4Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto". 5Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato.
6Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. 7Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. 8Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo 9entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.
10Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; 11nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. 12Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. 13In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: 14essi e tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. 15Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio di vita. 16Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui.
17Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. 18Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. 19Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. 20Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.
21Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. 22Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì.
23Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.
24Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.

Capitolo 8

1Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. 2Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; 3le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. 4Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. 5Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.
6Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. 7Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. 8Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; 9ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. 10Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca 11e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. 12Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui.
13L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. 14Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta.
15Dio ordinò a Noè: 16"Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. 17Tutti gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa".
18Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. 19Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. 20Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. 21Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.
seme e messe,
freddo e caldo,
estate e inverno,
giorno e notte
non cesseranno".

Capitolo 9

1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. 3Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi dò tutto questo, come già le verdi erbe. 4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. 5Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.
6Chi sparge il sangue dell'uomo
dall'uomo il suo sangue sarà sparso,
perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l'uomo.
7E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,
siate numerosi sulla terra e dominatela".
8Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: 9"Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; 10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. 11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra".
12Dio disse:
"Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo tra me e voi
e tra ogni essere vivente che è con voi
per le generazioni eterne.
13Il mio arco pongo sulle nubi
ed esso sarà il segno dell'alleanza
tra me e la terra.
14Quando radunerò le nubi sulla terra
e apparirà l'arco sulle nubi
15ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e non ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne.
16L'arco sarà sulle nubi
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne
che è sulla terra".
17Disse Dio a Noè: "Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra".
18I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. 19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda. 22Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.
24Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25allora disse:
"Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi
sarà per i suoi fratelli!".
26Disse poi:
"Benedetto il Signore, Dio di Sem,
Canaan sia suo schiavo!
27 Dio dilati Iafet
e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!".
28Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.