Nell'articolo "Viaggio alla scoperta della mysteriosa Nubia egiziana: l'uovo delle piramidi", Stefano Panizza, esamina un singolare oggetto egizio risalente con ogni probabilità al V millennio a. C. e rinvenuto a Saqqara tra il 1909 ed il 1910. Si tratta di un uovo di struzzo custodito nel Nubian museum di Assuan, su cui sono effigiate tre figure triangolari accostate e percorse da sottili linee parallele. Sulla destra è rappresentato, stando agli archeologi ortodossi uno struzzo stilizzato. Sulla parte posteriore dell'uovo, sono replicati i tre triangoli affiancati da una linea seghettata, quasi serpeggiante.
L'autore si cimenta in un'interpretazione del significato attribuibile alle effigi, chiedendosi se siano rappresentazioni realistiche o simboliche. Passa quindi in rassegna alcune ipotesi interpretative: i triangoli potrebbero essere l'icona di montagne; i poligoni sarebbero una forma di scrittura geroglifica designante il referente "montagne"; le cuspidi potrebbero ritrarre delle vele.
L'autore scarta, ad una ad una, queste ipotesi: la prima poiché le formazioni orografiche egizie non si adergono in vette aguzze e con declivi così precipiti; la seconda è esclusa, in quanto occorrerebbe retrodatare l'elaborazione della scrittura geroglifica. Anche la terza congettura è accantonata: infatti le antiche imbarcazioni egizie erano dotate di vele quadrate. Chiosa Panizza, a tale proposito: "Le antiche imbarcazioni egiziane avevano una sola vela, quadrata o rettangolare (non tre e triangolari), stesa fra una o due travi di legno. Lo sappiamo con certezza dalle pitture tombali e dai modellini ritrovati".
Panizza ritiene che sia possibile attribuire una valenza simbolica alla "sinopia", ricordando che il triangolo, l'uovo e lo struzzo sono emblemi della fertilità.
Ricusate le prime tre supposizioni e messa tra parentesi l'ultima di carattere simbolico, lo studioso, conclude pur in maniera dubitativa, che i triangoli potrebbero essere la rappresentazione delle piramidi di Gizah. Scrive l'autore: "A suggerirlo sono alcune cose. Primo, ci sono tre triangoli ravvicinati come le tre piramidi sono poste le une accanto alle altre. Secondo, il triangolo centrale e quello posto a destra di chi guarda sono nelle giuste proporzioni "piramidali", mentre il terzo no. Terzo, le righe parallele potrebbero richiamare le file di pietre prima che l'intera struttura venisse ricoperta di calcare bianco. L'ignoto artista potrebbe cioè aver visto il cantiere dell'ultima piramide, quella di Macerino (Menkara), ed aver esteso alle altre due piramidi la medesima logica costruttiva. Quarto, il rettangolo sottostante alle tre figure potrebbe essere il basamento roccioso del Mokattam sul quale poggiano le pesantissime strutture. Quinto, ma non meno importante, nella parte dell'uovo non visibile al pubblico, e mostrata anni fa da Roberto Giacobbo nella sua Voyager, vi sono altri tre triangoli fiancheggiati da una linea serpentiforme che potrebbe rappresentare il fiume Nilo".
La conclusione pare suffragata dalle osservazioni riportate: saremmo al cospetto di una "pittura" non piattamente veristica, ma capace di evocare con immagini araldiche il complesso monumentale di Gizah, con il fiume Nilo. Ulteriori ricerche potranno smentire o convalidare questa esegesi che, se confermata, porterebbe a retrodatare di un paio di millenni le piramidi ascritte dagli egittologi ufficiali alla IV dinastia (2500 a.C).
Credo che almeno un altro aspetto meriti attenzione: i lati dei tre triangoli sono inclinati di circa 23 gradi. Vi sono stati codificati l'inclinazione dell'asse terrestre e indirettamente è adombrato un riferimento al fenomeno della precessione degli equinozi? Questo fenomeno è criptato in numerose tradizioni mitologiche ed opere d'arte (templi, chiese, dipinti...): l'ignoto artista egizio lo ha incluso in questo curioso manufatto?
Lo stesso Stefano Panizza però successivamente ha rivisto le sue ipotesi e pubblicate su questo blog:
http://falsimisteri.myblog.it/archive/2012/07/05/l-uovo-delle-piramidi.html
.....La maggioranza degli studiosi ritiene che le tre figure triangolari significhino delle montagne. Infatti la "montagna" ha il suo simbolo più antico proprio nella forma piramidale, (oltre che in quello della punta dell'obelisco ed di una sorta di ponte rovesciato ); ripetuto tre volte sta a significare il "plurale". Quindi si tratterebbe di "tante" montagne e non solo tre come è intuitivo pensare. Tale termine, comunque, è espresso anche da linee verticali parallele .
La triade, sempre secondo l'archeologia accademica, è affiancata dall'immagine stilizzata di uno struzzo.Immagine ravvicinata uovo di struzzo
Una seconda versione parla di vele d'imbarcazione.
Vediamo di analizzare queste due possibili interpretazioni.
L'unicità del reperto presenta difficoltà di valutazione, tanto è vero che pure in ambito accademico non c'è uniformità di giudizio.
Che dire, allora, della versione "montagne"?
Montagne
Effettivamente, pur in un contesto essenzialmente desertico e sabbioso, queste non mancano. A volte sorgono improvvise nella distesa pianeggiante, in altre formano un'irregolare sequenza rocciosa.
Secondo i geologi sono di origine vulcanica.
Un ignoto artista potrebbe, dunque, aver rappresentato in modo realistico quanto stava osservando. È vero che la forma delle montagne è essenzialmente tondeggiante, mentre i "triangoli" sono appuntiti, ma migliaia di anni fa potevano avere quella forma, considerando l'erosione da sabbia e vento.
Analizziamo, invece, il problema dal punto di vista simbolico.
Per l'archeologia, come detto, i triangoli sono montagne.
Il fatto è che nella scrittura geroglifica vi sono altri segni in quella forma (ed il fatto che lo stesso oggetto abbia poi diverse figurazioni non aiuta certo l'interpretazione).
Ad esempio, il simbolo dell'acqua (o delle onde), spesso raffigurato in tre sequenze parallele.
Oppure l'ideogramma, che sta ad indicare il verbo "donare".
Ma la forma triangolare può rappresentare anche la stessa piramide.
E' d'obbligo, a questo punto, però una riflessione.
L'esistenza della scrittura geroglifica è retrodatabile fino al 3.400 a.C., all'epoca cioè del più antico reperto storico rinvenuto al riguardo. Nel 1998, infatti, una equipe archeologica tedesca scoperse nella tomba di un sovrano predinastico trecento tavolette d'argilla con iscrizioni definite protogeroglifiche.
Ora, il "nostro" uovo è di mille antecedente.
I segni pittorici avranno avuto a quel tempo il medesimo significato? Il dubbio è legittimo.
Parliamo, ora, dell'ipotesi "vele".
In effetti l'idea di vele dalla forma triangolare non è certo così strana e la presenza di una forma geometrica rettangolare con una estremità che si assottiglia sembra proprio richiamare la forma di un'imbarcazione (in un'altra versione del trittico, di cui parleremo in seguito, tale particolarità però scompare).
Trovare, poi, una similitudine in altri reperti, qualunque essi siano, potrebbe essere un valido sostegno a questa teoria.
Ma qui iniziano i problemi.
Le antiche imbarcazioni egiziane avevano una sola vela, quadrata o rettangolare (non tre e triangolari), stesa fra una o due travi di legno.
Lo sappiamo con certezza dalle pitture tombali e dai modellini ritrovati.
Io stesso nella mostra "Egitto mai visto", tenutasi a Trento alcuni anni fa, ebbi la possibilità di osservare diversi di questi manufatti e non uno richiamava l'idea di una triplice vela.
Il dibattito su questo uovo di struzzo millenario come si vede è ancora aperto. (ndr)
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
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di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
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