
IL VETRO ROMANO FLESSIBILE ESISTEVA SUL SERIO ?
Immagina un bicchiere che puoi piegare e poi guardare come torna alla sua forma originale. Un bicchiere che ti cade addosso ma non si rompe. Si racconta che un antico vetraio romano avesse la tecnologia per creare un vetro flessibile, il “vitrium flexile”, ma un certo imperatore decise che l’invenzione non dovesse essere realizzata.
Il vetro flessibile è presumibilmente un tipo di vetro infrangibile inventato in epoca romana. Si ritiene che il vetro artificiale (a differenza di quello naturale come l’ossidiana) sia stato inventato dai Fenici. Nel corso dei millenni, i vetrai hanno affinato le loro competenze, migliorando le tecniche utilizzate per produrre questa sostanza e il vetro stesso. Nell’Impero Romano, il vetro divenne un articolo di produzione comune, sebbene venissero creati anche bicchieri di lusso speciali. Probabilmente uno dei più intriganti di questi tipi di vetro è il cosiddetto vetro flessibile.
Si dice che il vetro flessibile sia una leggendaria invenzione perduta risalente al regno dell’imperatore romano Tiberio Cesare. Sebbene finora non sia stata trovata alcuna prova fisica di un tale vetro, ci sono due principali fonti scritte che ne attestano l’esistenza. Una di queste è la Storia Naturale di Plinio il Vecchio, mentre l’altra è il Satyricon, comunemente attribuito al cortigiano romano Petronio. Mentre l’opera di Plinio è di natura enciclopedica, quella di Petronio è un’opera satirica, che mostra come questa incredibile storia sia stata ripresa da scrittori di generi diversi.
Nella sua Naturalis Historia, Plinio riferisce che il vetro flessibile fu prodotto da un vetraio al tempo di Tiberio Cesare. Invece di ottenere il favore dell’imperatore romano, ebbe come reazione dell’imperatore la chiusura della sua bottega e la decapitazione. Tiberio infatti di fronte alle straordinarie proprietà di questo nuovo materiale temeva che il valore dei metalli preziosi, ovvero oro, argento e rame, venisse svalutato, perchè tutti lo avrebbero pagato più dei metalli nobili. Una storia simile sia stata riportata da Cassio Dione e Svetonio. Plinio esprime i suoi dubbi sulla veridicità di questa storia, affermando che “Questa storia, tuttavia, fu, per lungo tempo, più ampiamente diffusa che autenticata”.
Il racconto di Petronio nel suo Satyricon, d’altra parte, può essere descritto come una versione più drammatizzata della storia narrata da Plinio. Nel racconto del satirico, l’uomo che inventò il vetro flessibile ottenne un’udienza dall’imperatore romano per mostrare la sua opera. Dopo che Tiberio ebbe esaminato la coppa di vetro, la restituì al vetraio, che la gettò a terra con tutta la sua forza. L’imperatore rimase scioccato dall’accaduto, ma l’uomo raccolse con calma la coppa da terra, mostrando all’imperatore che era solo ammaccata. Il vetraio prese quindi un martelletto per battere il vetro e, in men che non si dica, la coppa riacquistò la sua forma originale.
Il vetraio romano era convinto di aver impressionato l’imperatore e probabilmente attendeva una ricompensa per la sua ingegnosa creazione. Ma l’imperatore chiese se qualcun altro sapesse realizzare questo tipo di vetro flessibile, l’artigiano rispose negativamente. Invece di ricevere la ricompensa sperata, il vetraio fu giustiziato, portando così con sé nella tomba il segreto della fabbricazione del vetro flessibile. Il motivo era che questa invenzione romana avrebbe causato la svalutazione dell’oro, come menzionato da Plinio.
Oggi invece si è cercato di capire se il vetro romano flessibile potesse essere realmente fabbricato e se questa tecnologia era alla portata dei romani. Si è quindi scoperto che aggiungendo dell’acido borico o del borace, entrambi reperibili in natura, anche in piccola percentuale alla miscela di vetro, il risultato finale sarebbe stato un materiale relativamente infrangibile. Si può aggiungere che il borace veniva importato regolarmente dall’Oriente in Europa durante il Medioevo e veniva utilizzato dagli orafi come fondente.
L’acido borico si trovava anche nelle sorgenti di vapore della Maremma toscana a nord di Roma. Ciononostante, è possibile che il vetraio si sia imbattuto in questa fonte per caso. Si sospetta quindi che il famoso artigiano romano avesse aggiunto dell’ossido di boro, creando quello che noi oggi conosciamo come vetro borosilicato.
C’è l’ultimo aspetto da analizzare ed è l’alta temperatura a cui bisogna giungere per fondere l’ossido di borio con la silice ed è circa 1649°C.
Ebbene la tecnologia metallurgica dei romani era in grado di arrivarci senza problemi in quanto era di appena 100 gradi superiore al punto di fusione del ferro. In ferro erano tutte le armi dei romani.
Quindi in mancanza di reperti romani realizzati in Borosilicato possiamo solo confermare che le descrizioni che ci son giunte da TRE storici romani erano effettivamente realizzabili oltre 2000 anni fa.
A questo punto c’è un’amara conclusione che ci viene in mente: Pensare a quante invenzioni uscite dalla genialità dell’umanità siano state annientate dalla stupidità dei tiranni che avevano potere di esaltare o annullare qualsiasi cosa in base al capriccio del momento.