



I ricercatori Martin Sweatman e Dimitrios Tsikritsis, della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Edimburgo, hanno confermato che le incisioni trovate a Gobekli Tepe sono la prova che fu proprio una cometa ad innescare l’ultimo periodo glaciale della Terra, e che i simboli raffigurati siano legati a conoscenze astronomiche. Confrontando l’evento con simulazioni al computer, che ricostruiscono l’aspetto del sistema solare in quel periodo, hanno tradotto i simboli custoditi nel tempio astronomico, nel sud della Turchia. A quanto pare le incisioni “raccontano la storia di un devastante impatto con una cometa, avvenuto nel 10.950 a.C.”, all’incirca nello stesso periodo in cui è iniziato lo “Younger Dryas”, l’ultimo periodo dell’Era glaciale, che ha cambiato per sempre la storia della civiltà sul nostro pianeta. Durò circa 1000 anni ed è considerato un periodo cruciale per l’umanità. «Fu intorno a quel periodo che sorsero l’agricoltura e le prime civiltà neolitiche, presumibilmente in risposta al nuovo clima più freddo», spiegano gli studiosi. Lo stesso periodo è stato collegato dagli scienziati all’estinzione del mammut lanoso. Sebbene lo “Younger Dryas” sia stato studiato a fondo, sino a oggi non era stata definita con certezza quale potesse esserne la causa. L’impatto devastante di uno sciame di comete era una delle ipotesi principali, ma gli scienziati non erano mai stati in grado di trovare prove fisiche dell’evento calamitoso.
«Questa scoperta, insieme al recente riscontro di una diffusa anomalia della presenza di platino in tutto il continente nordamericano, rappresenta una prova schiacciante, che chiude definitivamente il caso a favore dell’impatto di una cometa che avrebbe innescato lo “Younger Dryas”», ha sottolineato Sweatman. «Il nostro lavoro rafforza l’unica prova fisica che avevamo fino a ora e ci conduce verso un inevitabile processo di cambiamento del paradigma consolidato», ha aggiunto. La traduzione dei simboli suggerisce anche che Gobekli Tepe non era solo un tempio, ma anche un antico osservatorio astronomico. «Sembra che Gobekli Tepe fosse, tra le altre cose, un osservatorio per il monitoraggio del cielo notturno», ha detto Sweatman. «Uno dei suoi pilastri potrebbe essere un memoriale di questo evento devastante, probabilmente il peggior giorno della storia dalla fine dell’Era glaciale».
Si pensa che il Gobekli Tepe sia stato costruito intorno al 9000 a.C ., circa 6.000 anni prima di Stonehenge, «ma i simboli sul pilastro datano l’evento ancora prima, retrodatandolo di altri 2000 anni», ha aggiunto. Le incisioni sono state trovate su un pilastro noto come La “Stele dell’Avvoltoio” e mostrano diversi animali in posizioni specifiche incise sulla pietra. La scoperta è del 2017, solo oggi però se ne parla ufficialmente. Anche pubblicazioni scientifiche di solito scettiche, come “New Scientist”, la menzionano, riprendendo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Archeologia e Archeometria Mediterranea”: “Decoding Göbekli Tepe with Archaeoastronomy: What Does the Fox Say?”.
La chiave per sbloccare il “codice segreto di Göbekli Tepe” è stata il pilastro 43, nel recinto D, insieme ad altri pilastri apparentemente correlati. È inciso con figure zoomorfe, compresi quelli che sembrano uccelli, serpenti o pesci, un cane e uno scorpione. Sono evidenti anche due file di forme a “V” annidate, una forma a cerchio centrale e una fila di tre archi nella parte superiore del pilastro, ciascuno corredato da un piccolo intaglio zoomorfo. «In basso si nota uno scorpione, un simbolo zodiacale collegato a un’omonima costellazione. Sulla base di questa osservazione – ha spiegato Tsikritsis – abbiamo indagato in quale misura altre incisioni sullo stesso pilastro potessero essere interpretate come riferimenti zodiacali o potessero essere associati a precise cordinate astronomiche». L’ ipotesi che i siti antichi abbiano un valore astronomico in termini di allineamento o simbolismo ha una lunga storia, come nel caso delle teorie sulle famose pitture rupestri di Lascaux, datate all’incirca verso il 15000 a.C..
I simboli presenti sulla “Stele dell’Avvoltoio” hanno a lungo lasciato perplessi gli scienziati. Ora Sweatman e il suo team di ingegneri hanno scoperto che «corrispondono effettivamente a precise costellazioni e mostrarono uno sciame di frammenti di comete che hanno colpito la Terra». Si pensa anche che l’immagine dell’uomo senza testa raffigurato sulla pietra simboleggi il disastro che ha colpito il genere umano e le estese perdite di vite a seguito dell’impatto. «Le incisioni sembrano un messaggio lasciato nei millenni dal popolo di Gobekli Tepe, il che indica che l’evento che descrivono potrebbe avere avuto un impatto duraturo sulla civiltà e che è stato impresso sulla pietra come una memoria colletiva e un monito per il futuro», hanno sottolineato i due ricercatori.
Per cercare di capire se l’evento calamitoso sia realmente accaduto o no, i ricercatori hanno usato simulazioni computerizzate abbinando i modelli delle stelle, dettagliati sulla “Stele dell’Avvoltoio”, a una data specifica e hanno trovato riscontro con un margine di errore di soli 250 anni. «La datazione di queste incisioni corrisponde perfettamente a un nucleo di ghiaccio preso dalla Groenlandia, che indica l’inizio dello “Younger Dryas” nel 10.890 a.C. circa», hanno spiegato. Secondo Sweatman, questa non è la prima volta che l’archeologia fornisce informazioni sul passato della civiltà. «Molte pitture rupestri paleolitiche e diversi artefatti che riportano simboli simili e ripetuti suggeriscono che l’astronomia potrebbe essere davvero una scienza molto antica», ha suggerito. «Se si considera che, secondo gli astronomi, questa cometa gigante sarebbe probabilmente arrivata nel sistema solare interno tra i 20 e i 30 mila anni fa, e che è stata visibile e dominante nel cielo notturno, è difficile pensare che le popolazioni antiche abbiano potuto ignorarla».
Il cerchio scolpito nel centro visivo del pilastro 43 è stato interpretato dai due stusiosi come il Sole, quasi fosse una precisa indicazione temporale. Normalmente, infatti, l’epoca zodiacale è definita dalla posizione del nostro Astro Lucente che si trova in un particolare segno zodiacale all’alba e al tramonto in una delle quattro date che scandiscono l’anno: l’equinozio di primavera, il solstizio d’estate, l’equinozio d’autunno o il solstizio d’inverno. Utilizzando il programma “Stellarium” è stata impostata la posizione su Sanliurfa, nel sud della Turchia (che dista circa 10 miglia da Göbekli Tepe). Correlata a questi quattro eventi, la data ipotetica che ne è scaturita, considerata la posizione del Sole in corrispondenza delle costellazioni incise sulla pietra è stata la seguente: il 2000 d.C., per il solstizio d’inverno; il 4350 a.C., per l’equinozio d’autunno; il 10.950 a.C, per il solstizio d’estate: il 18.000 a.C., per l’equinozio di primavera. Queste date corrispondono a quelle in cui, secondo “Stellarium”, il Sole era leggermente al di sopra del Sagittario, cioè quando il Sole del cerchio era appena sopra l’ala destra dell’avvoltoio sul pilastro. Considerando queste date e il fatto che Göbekli Tepe è un sito molto antico, abbandonato da millenni, gli studiosi hanno escluso la data del 2.000 d.C. e sulla scorta delle prove al radiocarbonio, hanno depennato anche quella del 4350 a.C.. Delle restanti due date, la più vicina alla data confermata dalle analisi scientifiche è il 10.950 a.C., legato al solstizio d’estate. Una data incredibilmente prossima a quella indicata come inizio dello “Younger Dryas” (YD), ovvero il 10.890 a.C..
Non possiamo che constatare che anche qua ricorre il fatidico 12.000 anni…periodo in cui siamo usciti “bruscamente” da 90.000 anni di glaciazioni.