Emanuele Mariotti, archeologo e direttore degli scavi (nella foto), lo aveva anticipato già a fine settembre: quello che stiamo per annunciare è un ritrovamento di portata storica. Ad ascoltare le sue parole, che facevano trapelare l'eccitazione delle grandi scoperte e la necessità di mantenere riservata la notizia fino all'annuncio ufficiale, avvenuto solo l'8 novembre, erano gli emozionati partecipanti dell'ultima DOVE Experience, come vi abbiamo raccontato qui.
Per ben 2.300 anni le colline intessute di boschi, zampillanti di acqua termale di San Casciano dei Bagni hanno nascosto un tesoro di dimensioni inaspettate, un monumentale santuario romano e prima ancora etrusco.
"C'è molto di più di questo", commentava allora l'archeologo davanti alle piccole teche che nelle sale del Comune oggi raccolgono altari, statuette, frammenti trovati nella prima campagna di scavi, avvenuta nel 2020.
La sesta campagna di scavi appena conclusa lo ha confermato: dal fango e dall'acqua termale sono emerse insieme a migliaia di monete 24 statue in bronzo, realizzate in parti anatomiche e al vero, alcune alte quasi un metro. "Questo è un luogo unico, senza pari in Italia e tra i più significativi del Mediterraneo antico", commenta Mariotti.
Datati tra il II e il I secolo a.C., i capolavori ritrovati raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l'intervento curativo.
San Casciano dei Bagni: uno straordinario deposito votivo
"Non si tratta di uno scarico di materiale sacro nell'acqua calda", aggiunge l'archeologo, "ma di una deposizione rituale: le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo insieme a quasi seimila monete in argento, bronzo e oro".
Agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne poi smantellato e chiuso. "Per ripararlo da possibili attacchi: il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto con devozione con le tegole e le colonne del portico sacro, a suggellarne la chiusura definitiva".
Questo lungo riposo, insieme all'acqua e al fango, ha consentito lo straordinario stato di conservazione non solo degli oggetti ma anche delle iscrizioni in etrusco e latino incise sulle statue.
Come l'acqua ha conservato questi tesori
"La geochimica dell'acqua che ha conservato in modo così eccezionale questi capolavori in bronzo è essa stessa oggetto della nostra ricerca", spiega il professor Jacopo Tabolli, etruscologo dell'Università per Stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico, "perché la vera protagonista del rito è proprio la sorgente di cui ora conosciamo anche il nome in etrusco grazie alle iscrizioni".
Il team di oltre sessanta studiosi e studiose coordinato da Tabolli nei prossimi mesi lavorerà per dare una risposta a molti interrogativi, come la natura dell'antico luogo sacro, la formazione del deposito, i processi produttivi dei metalli e le conoscenze anatomiche del passato. "È una scoperta che riscriverà la storia", dice il professore.
"L'acqua è stata anche l'elemento onnipresente durante gli scavi", aggiunge l'archeologo Mariotti. "Fluisce ancora copiosamente e costantemente all'interno della vasca: gli oltre 40 tra studentesse e studenti, provenienti dall'Italia e da vari Paesi, oltre a specializzandi e dottorandi hanno lavorato in condizioni estreme".
La scoperta più importante dopo i bronzi di Riace
L'esito è una scoperta sensazionale, la più importante dopo i bronzi di Riace. "Quest'ultima campagna di scavo ha avuto risultati inaspettati", continua Mariotti. "Già lo scavo del 2021 aveva messo in luce una parte importante della vasca, del deposito votivo, delle architetture, ma i ritrovamenti e la monumentalità hanno superato tutte le aspettative. Per la ricchezza di tesori d'arte e numismatici lì conservati e soprattutto per l'imponenza delle strutture, dal solenne portico che circondava la vasca al possente arco centrale in grandi blocchi di travertino".
Restauri straordinari
"L'eccezionalità dei grandi reperti bronzei e delle loro condizioni ha reso necessarie operazioni di restauro straordinario", spiega anche la dott.ssa Ada Salvi, funzionaria archeologa della Soprintendenza, "con l'Istituto Centrale per il Restauro di Roma". Già finanziato il restauro delle prime 2500 monete e dei bronzetti rinvenuti nella campagna del 2021. "E sarà seguito a breve da quello dei reperti appena messi in luce dall'ultima campagna di scavi".
Un nuovo museo a San Casciano
Le meraviglie restituite dal Bagno Grande saranno custodite nel nuovo museo che sorgerà in un palazzo cinquecentesco nel centro storico di San Casciano, a cui si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico. "È la conclusione di un sogno che abbiamo da oltre 15 anni", conclude Agnese Carletti, sindaca del piccolo paese toscano. "Ripaga la nostra perseveranza e offre a San Casciano un'opportunità che non è solo culturale e turistica, ma è una vera occasione di rinascita".
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