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14 Gennaio 2017 MISTERO
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I misteri del cranio di Gerico
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Il cranio di Gerico è uno dei più noti tra i reperti conservati al British Museum. Risale a 9.500 anni fa ed è spesso considerato il ritratto più antico della collezione, e probabilmente anche il più misterioso. Oggi, un team di ricercatori ha ricostruito il complesso procedimento con cui fu allestito (vedi il video), dando un volto anche all'uomo cui apparteneva.

In realtà i cosiddetti crani di Gerico sono sette, scoperti nel 1953 dall'archeologa Kathleen Kenyon nel sito di Tell es-Sultan, vicino alla moderna città di Gerico, oggi in Cisgiordania. La scoperta, che rese Kenyon famosa in tutto il mondo, fu riportata per la prima volta nel numero di dicembre di quell'anno di National Geographic Magazine. "Ci siamo resi conto, con il brivido della scoperta, che stavamo guardando il ritratto di un uomo nato e vissuto più di 7.000 anni fa", scrisse la studiosa, descrivendo ai lettori il momento in cui aveva portato alla luce il primo cranio. "Nessun archeologo ha mai nemmeno osato immaginare che una tale opera d'arte potesse esistere".

I sette crani erano diversi per una serie di piccoli dettagli, ma tutti consistevano in un cranio umano riempito di terra per supportare le delicate ossa del volto e poi ricoperti di argilla bagnata in modo da ricreare le caratteristiche facciali come orecchie, guance e naso. Per raffigurare gli occhi erano state applicate piccole conchiglie di molluschi marini, mentre su alcuni dei crani c'erano tracce di vernice.

Dopo la scoperta di Kenyon, i sette crani di Gerico sono stati dispersi in vari musei del mondo. Più di 50 altri crani simili sono stati ritrovati in siti neolitici che vanno dal Medio Oriente alla Turchia. Secondo la grande maggioranza degli studiosi, questi oggetti venivano usati nell'ambito di un primitivo culto degli antenati, ma si sa molto poco di chi sia immortalato in questi reperti, e come fu scelto dagli uomini di oltre 9.000 anni fa. Altri crani neolitici sono stati esaminati con procedimenti digitali, ma quello del British Museum è il primo a essere ricostruito grazie a un'analisi forense e a una stampante 3-D.

Quando il cranio arrivò nel celebre museo londinese, nel 1954, gli studiosi tentarono invano di estrarne informazioni. Nel corso dei millenni molti dettagli erano andati cancellati, e il tradizionale esame ai raggi X non consentiva di distinguere tra ossa e argilla, che hanno densità simili. C'era solo "una chiazza bianca sulla lastra radiografica", spiega Alexandra Fletcher, curatrice per l'Antico Vicino Oriente del museo, che ha curato la nuova indagine.

Solo nel 2009, quando il cranio fu sottoposto a una microtomografia, i ricercatori hanno finalmente potuto osservare i resti umani nascosti sotto la copertura di argilla. In particolare si trattava del cranio di un adulto, probabilmente maschio, da cui era stata rimossa la mandibola. Il setto nasale era rotto, e mancavano i molari posteriori. Sul retro del cranio era stato scavato un foro in modo da riempirlo di terra; le scansioni svelarono anche le impronte digitali di chi alla fine aveva sigillato il foro con argilla fine.