"È invece ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono - racconta nell'intervista Balducci - le loro esistenze non possono essere negate più a lungo, perché ci sono troppe evidenze dell'esistenza degli extraterrestri e dei dischi volanti... Fatti come l'esistenza dei dischi volanti indicano che gli alieni si sono evoluti più rapidamente degli esseri umani. Ma anche se si scoprisse che gli extraterrestri sono in qualche modo superiori agli umani, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo. Questo significa che ogni cosa nell'Universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio."
L'anno successivo monsignor Balducci in occasione del 2° Convegno Ufologico città di Ancona "Civiltà Aliene tra dubbio e ragione", svoltosi il 17 Aprile 1999, rilasciò un'intervista ad Adriano Forgione ed in seguito pubblicata sul bimestrale UFO Network (n3/4 Lug-Ago 1999 "Esistono altri esseri intelligenti"). Ecco alcuni passaggi salienti della conversazione:
"In diverse occasioni - osserva Forgione - ha dichiarato che gli ET potrebbero essere spiritualmente più evoluti di noi."
"Devo premettere che è da escludersi che gli angeli si servano di astronavi. Quali esseri puramente spirituali, essi sono dove vogliono essere e, nei rari casi in cui si manifestassero, non avrebbero alcuna difficoltà ad assumere forme visibili. Pertanto, quando si parla di extraterrestri, si deve pensare o ad esseri come noi oppure, preferibilmente, ad altri tipi di viventi, che ad una parte spirituale associano sempre una parte materiale, un corpo, sebbene in un rapporto diverso rispetto a noi umani terrestri."
"La scienza oggi accetta l'esistenza di forme di vita nel Cosmo, nonostante non voglia prendere in considerazione il fatto che tali intelligenze possano trovarsi già nel nostro ambito planetario, almeno in forma manifesta. La Teologia come affronta il problema?"
"A favore dell'abitabilità di altri mondi non esistono solo le opinioni di scienziati laici, ma anche di teologi e di persone morte in concetto di santità come Padre Pio. Nel libro del sacerdote Nello Castello, "Così parlò Padre Pio", del 1974, è scritto che il beato, alla domanda di un suo confratello "padre, ho pensato che la Terra è un niente di fronte agli astri e tutti agli altri pianeti" rispose "Sì e noi se usciamo dalla Terra siamo nulla. Il Signore non ha certo ristretto la sua gloria a questo piccolo pianeta. In altri pianeti ci saranno degli esseri che non avranno peccato". Posso menzionare anche il Cardinale Niccolò Cusano (1401-1464) che scrisse "non c'è stella dalla quale siamo autorizzati ad escludere l'esistenza di esseri sia pure diversi da noi". Il gesuita e astronomo, Padre Angelo Secchi (1818-1866) scriveva "È assurdo considerare i mondi che ci circondano come deserti inabitati". E potrei continuare a lungo. Certo, non si ha ancora una conferma scientifica su questo particolare punto. Tuttavia nell'ambito teologico e scritturale si possono fare alcune considerazioni. Non essendoci limiti alla potenza di Dio, che esistano pianeti abitati non è solo possibile, ma anche verosimile. Esiste infatti eccessiva diversità tra gli angeli, esseri puramente spirituali, e noi, formati di spirito e materia e la cui anima è vincolata nell'agire dalle capacità del corpo stesso. E questo si spiega con l'assioma che "la natura non fa salti". Per cui è verosimile che la distanza tra noi e gli angeli venga ridotta dalla presenza di esseri che, avendo comunque un corpo, magari più perfetto, posseggano un'anima che venga meno condizionata nel suo agire evolutivo. Probabilmente questo non solo è possibile e verosimile ma, a mio parere, anche desiderabile. In un futuro nemmeno tanto remoto, infatti, tali esseri potrebbero esserci di aiuto, specie nel nostro cammino spirituale."
"Alcuni studiosi credono che questo sia già avvenuto in passato."
"Interessante punto di discussione. È arguibile che questi esseri, già da tempo, potrebbero esserci di protezione e di aiuto. Qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che alcuni disastri siano stati evitati grazie a loro. Qualora esistessero realmente esseri intelligenti di altri pianeti si troverebbe la soluzione di come conciliare la loro esistenza con la redenzione del Cristo. Se Cristo è centro e capo della intera creazione, non esistono mondi che non facciano riferimento a Cristo, essendo tutti sotto l'influsso del Verbo divino e della sua gloria. E nessuna gloria è possibile senza l'esistenza di esseri intelligenti che possano comprenderla. In ogni caso è assurdo pensare che l'unica forma di intelligenza sia la nostra. Che esistano forze intellettuali diverse da quella umana, costruite su un tipo differente di struttura, non solo è possibile, ma estremamente probabile."
"Quali possono essere le possibili implicazioni del fenomeno sulla civiltà attuale o nel prossimo futuro, ammettendo un'interazione tra l'uomo ed intelligenze extraterrestri?"
"È una domanda che mi induce a pensare che sarebbe meglio sapere come sono fatti questi esseri. Mi sono già spinto in questo campo e ho motivato la mia opinione con un "verosimilmente". Quello che lei vorrebbe sapere dipende dal fatto se sono inferiori o superiori a noi. Se sono come noi, non ci sarebbero grandi implicazioni, in quanto potrebbero avere una civiltà allo stesso grado della nostra. Diverso il caso in cui si tratti di esseri superiori. Allora potrebbero mutare molti presupposti."
Nello stesso mese di aprile un altro prelato, proprio sul tema della vita extraterrestre, si espresse in termini quasi simili a quelli usati da monsignor Balducci.
Il 23 aprile a Parma si svolse un convegno ufologico del Centro Studi Galileo a cui partecipò monsignor James Schianchi, Canonico della Cattedrale di Parma e docente di teologia morale, e nel corso del quale affermò che:
"...Non c'è contrasto tra la dottrina cristiana e l'eventuale esistenza di intelligenze extraterrestri. Non possiamo certo precludere alla grandezza di Dio la possibilità di avere creato altri mondi e creature. Un atteggiamento di chiusura nei confronti di questa ipotesi sarebbe per lo meno provinciale: se pensiamo alle scritture, ma anche all'archeologia babilonese, abbiamo numerosi segni della possibile esistenza di intelligenze intermedie tra Dio e gli uomini. Nella Lettera ai Filippesi, S.Paolo parla di Gesù come signore di tutte le potenze del cielo e della terra. Signore, non redentore. È quindi ipotizzabile che creature di Dio diverse dall'uomo non si siano macchiate del peccato di Adamo ed Eva."
Singolare ma decisamente interessante il riferimento fatto da Schianchi all'archeologia babilonese quale fonte di indizi della possibile esistenza di intelligenze extraterrestri (N.d.R. A tale proposito rimando il lettore alla visione della precedente Terza Parte).
Tra l'altro proprio Schianchi insieme a Balducci, stando a quanto riportato da Alfredo Lissoni nel volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia), sono stati i protagonisti di un interessante confronto pubblico sul tema UFO ed Extraterrestri avvenuto nel 2002 e trasmesso addirittura dal canale satellitare del Vaticano SAT 2000 (N.d.R. L'emittente, nata nel 1998, è il network radio televisivo via satellite dei cattolici italiani nel mondo di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana).
L'incontro avvenuto nel cinema parrocchiale President di Piacenza e a cui presenziò lo stesso Lissoni venne riportato sulle pagine del quotidiano piacentino "Libertà" del 4 aprile in un articolo redatto dalla giornalista Ilaria Molinari.
"Ci troviamo di fronte - scrive la giornalista - a un numero di testimonianze sempre crescente. E le persone che ne fanno esperienza sono sempre più colte, qualificate e inizialmente incredule. Tra queste migliaia di testimonianze è ragionevole pensare che qualcosa di vero ci sia. La Bibbia non esclude la possibilità di altri pianeti con esseri intelligenti e volitivi con anima e corpo, dice Monsignor Corrado Balducci, uno dei massimi esperti di demonologia e membro della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli del Vaticano. Di spessore il talk show di attualità cristiana de La terra di mezzo, al President la scorsa sera, andato in onda su Sat 2000. "Una posizione di scetticismo integrale - dichiara Balducci - è fuori luogo. Anche la religione cristiana si basa su una testimonianza. L'esistenza di altri esseri viventi è possibile anche dal punto di vista teologico: 'bonum est diffusium suis' è un concetto largamente ripetuto nella Bibbia, il fine della creazione è la gloria divina. E creature, anche aliene, dotate di intelligenza e volontà, possono contribuire alla sua maggior diffusione. Difficile pensare che nella creazione dell'intelligenza e della volontà Dio si sia limitato alla terra. L'abitabilità di altri pianeti può essere anche desiderabile. In un futuro remoto potrebbero anche esserci d'aiuto nel nostro cammino spirituale". E conclude con un salmo della Bibbia pluricitato nelle scritture: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti". Presente anche Don James Schianchi, docente di teologia all'Università cattolica, che ribadisce: "Nessuna contraddizione tra teologia e presenze extraterrestri". "Ma - si chiede - c'erano altri viventi oltre a noi che avevano bisogno di redenzione?" "A ciò non esiste alcuna obiezione sostanziale - risponde. E Monsignor Balducci conclude la serata citando alcune parole di Padre Pio: "Vorresti che non ci fossero altre creature che amano il Signore? Il Signore non avrà certo ristretto la sua gloria a questo pianeta"."
L'UNIVERSO: UNA FORESTA DI ALBERI DELLA VITA
Sempre nel 1999 uscì un interessante volume scritto dal Cardinale Carlo Maria Martini ed intitolato "Orizzonti e limiti della scienza" pubblicato da Raffaello Cortina Editore (Milano) e facente parte della collana "Scienza e Idee" diretta dal filosofo Giulio Giorello.
Martini, gesuita laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1958 e in Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, nei primi anni 60 è stato Rettore del Pontificio Istituto Biblico dal 1969 al 1978 e Rettore della Pontificia Università Gregoriana dal 1978 al 1979.
Nel dicembre del '79 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano divenendo vescovo nel gennaio del 1980; divenuto cardinale nel 1983 si è ritirato nel luglio 2002 (da allora arcivescovo emerito di Milano) trascorrendo fino al 2007 gran parte del tempo a Gerusalemme dedicandosi agli studi biblici.
Nel 2008 è rientrato definitivamente in Italia stabilendosi presso l'Aloisianum di Gallarate.
Nel 2005, quale cardinale, ha partecipato al conclave che ha eletto pontefice il cardinale Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI) a cui contese, anche se per poco, insieme al cardinale Bergoglio, l'elezione al soglio di Pietro.
La candidatura di Martini era stata sostenuta da coloro che speravano nell'elezione di un Papa più aperto alla modernità.
Nel volume il Cardinale Martini s'interroga sui presunti "limiti" della scienza e sui nuovi orizzonti della ricerca, come l'esistenza di eventuali altri universi e la possibilità della presenza forme di vita extraterrestri, avvalendosi del supporto di eminenti figure del mondo accademico quali: il cosmologo Francesco Bertola e l'astrofisico padre George Coyne, l'astrobiologo Julian Chela-Flores ed altri.
Proprio nel '99 Martini, a Milano, ebbe un interessante confronto, riportato nel suo volume, con lo scienziato venezuelano Julian Chela-Flores in merito alla possibilità di forme di vita extraterrestre e del rapporto tra scienza e fede.
Chela-Flores è un biofisico e astrobiologo che opera da tempo in Italia, presso l'"Intemational Centre for Theoretical Physics" (ICTP) dell'Unesco, a Trieste.
L'astrobiologo, che nel secondo capitolo intitolato "Le Origini della Vita - Gli alberi della Vita" affronta tra l'altro le possibili implicazioni scientifiche, filosofiche, religiose di un'eventuale scoperta di vita su Marte, sostiene che il darwinismo, a suo avviso, non sarebbe incompatibile con l'esistenza di Dio e si accorderebbe probabilmente anche con realtà biologiche "aliene", per quanto differenti da quelle terrestri.
"Quanto la scienza ci insegna - scrive Chela-Flores - sull'origine della vita ha un'indubbia risonanza filosofica e ne possiamo trarre un insegnamento etico. Per ragioni di onestà intellettuale mi pare opportuno esporre in primo luogo le ragioni che mi inducono a negare che sussista un conflitto tra impegno religioso e ricerca scientifica. Ciò premesso vorrei trattare, in secondo luogo, il problema dell'origine, dell'evoluzione e della distribuzione della vita nell'Universo, insistendo su quella che a mio avviso è la questione principale: la relazione vita-Universo. Ma, poiché non abbiamo ancora una risposta sull'origine della vita in termini di teoria dell'evoluzione, cercherò in terzo luogo di delineare una possibile via alternativa: la mia tesi sarà che l'esplorazione del Sistema solare, alla ricerca di altre forme di vita, sia prima o poi in grado di fornire un considerevole aiuto per risolvere il "mistero dell'origine" tramite il confronto fra differenti forme di vita. [...] Non va dimenticato che, nel 1996, durante una sessione dell'Accademia Pontificia, Giovanni Paolo Secondo ha dichiarato che "la teoria dell'evoluzione è più che una ipotesi". Possiamo interpretare questo riconoscimento come un incoraggiamento al processo di convergenza della scienza con la filosofia e la teologia. Ma, al di là dell'importanza della teoria darwiniana, non si può tacere del fallimento, almeno sino a oggi, della ricerca mirante a esplorare il meccanismo chimico che sarebbe alla base dell'origine della vita. Un'alternativa praticabile per dissiparne il mistero può essere quella di cercare vita fuori dalla Terra, poiché ciò ci permetterebbe di confrontare forme di vita indipendenti, giungendo così a una comprensione più ampia e più profonda dell'origine della vita. Tale ricerca dovrebbe estendersi anche oltre i confini del Sistema solare. È mia personale convinzione che ciò possa portare a risultati positivi nei prossimi decenni. Oggi sappiamo che su alcuni pianeti orbitanti attorno a stelle della nostra Galassia, abbastanza vicine a noi, sussiste la possibilità di trovare nuovi organismi. Ma anche senza spostarci così lontano, l'esplorazione del nostro Sistema solare, grazie al lavoro di molti ricercatori, potrebbe offrirci una visione più chiara di come sono andate le cose all'origine, e quindi, dell'evoluzione della vita sulla Terra. [...] Inoltre, ritengo che la ricerca della vita fuori dalla Terra ci ponga di fronte a una nuova domanda fondamentale: qual è la nostra collocazione nella "foresta della vita"? Tale domanda ci porta direttamente al cuore dell'astrobiologia, poiché potremmo essere ben presto in grado di identificare "altri" alberi della vita, localizzati in corpi celesti diversi dal nostro. In altre parole, infatti, in futuro potremmo avere esperienza di evoluzioni parallele, in ambienti differenti da quello terrestre. Con le potenzialità tecniche di cui disponiamo, saremmo comunque in grado di continuare il fecondo dialogo fra teoria ed esperimento iniziato con Galileo Galilei (1564-1642). Restiamo all'immagine della foresta: la ricerca della vita nel sistema solare ci permetterà di scoprire se alcuni alberi siano abbastanza vicini tra loro. Il sistema gioviano sembra per ora il luogo più probabile dove cercare un "secondo albero della vita". Con il suo "occhiale" (1610) Galileo scoprì quattro "lune" di Giove, i "pianeti medicei". Tra questi, il satellite più vicino a Giove è lo, le cui dimensioni sono di poco maggiori di quelle della nostra Luna. Mentre sulla Luna non si ha alcuna attività vulcanica, lo è invece il corpo di tutto il sistema solare in cui tale attività è più intensa. Il secondo satellite galileiano è Europa, di dimensioni minori della Luna e con la caratteristica principale d'essere ricoperto da una crosta di ghiaccio. Proprio Europa è oggi il candidato principale, fra i corpi celesti diversi dalla Terra, per ospitare forme di vita; il primo, dunque, che potrebbe rivelare un "secondo albero della vita". [...] Tuttavia, anche se la ricerca di un altro "albero della vita" fallisse sia su Europa sia su ogni altro corpo del Sistema solare, altri alberi della vita potrebbero comunque esistere abbastanza vicini al nostro "villaggio cosmico", accanto a quelle stelle prossime al Sole attorno alle quali oggi sappiamo che orbitano sistemi planetari. Forse, solo così si potrà far luce sul meccanismo dell'origine della vita. In ogni caso, mi sembra importante riflettere sulle implicazioni che la scoperta di vita extraterrestre avrebbe sulla nostra cultura, e in particolare sulla scienza, sulla filosofia e sulla teologia. Basti solo ricordare quale impatto ebbe sulla società e sulla cultura del Vecchio Continente la scoperta dell'America, in particolare l'incontro con i nativi americani."
Un aspetto quest'ultimo ribadito dallo scienziato anche nel corso del dialogo avuto con il Cardinale Martini presente nel volume e che di seguito riporto in un paio di passaggi salienti:
"Quali sono - domanda Martini - le conoscenze consolidate e quali, invece, i problemi aperti relativamente all'origine della vita sulla Terra, e gli indizi a favore dell'origine extraterrestre della vita?"
"Ciò che conosciamo abbastanza bene - afferma Chela-Flores - è come la chimica organica abbia fatto i primi passi verso la vita, là dove si parla di "evoluzione chimica". Ciò che resta ancora insoluto è il passaggio dall'evoluzione chimica a quella biologica. Per quanto riguarda gli indizi di vita extraterrestre possiamo solo dire che per ora si basano esclusivamente sull'universalità delle leggi della natura. L'oggetto principale di quella nuova disciplina indicata come "astrobiologia" o anche "esobiologia" è proprio lo studio dell'origine, evoluzione e distribuzione della vita nell'Universo. Le risposte, che si dovrebbero ottenere nei prossimi decenni, potranno aprire nuove prospettive anche sulla comparsa e sull'evoluzione della vita sulla Terra" [...]."
"Lei ha anche ventilato la possibilità che in qualche parte dell'Universo si scopra la presenza di un secondo albero, o addirittura di una foresta di alberi della vita. Quali conseguenze ne verrebbero per la consapevolezza che l'uomo ha di sé e per la coscienza del credente, se emergesse una foresta di alberi della vita con cui doversi confrontare?"
"È noto come sia in atto una missione per cercare vita sotto il ghiaccio di Europa e le grandi agenzie a livello mondiale sponsorizzino il programma di ricerca della vita fuori della Terra. Credo che prima o poi verrà il momento del confronto a cui Lei allude. E a questo punto, come ha già sottolineato George Coyne, l'onere sarà del teologo. Da parte mia spero che un'eventuale scoperta di forme di vita in un qualche senso intelligenti, se mai vi sarà, possa svolgersi da entrambe le parti in un quadro di ben minore aggressività di quello che ha visto i coloni europei impadronirsi delle risorse del Nuovo mondo."
"Ma come un'evenienza del genere, secondo Lei, potrebbe influire sul delicato equilibrio tra spregiudicatezza scientifica e apertura alla fede?"
"È già stato ricordato come l'eventuale scoperta di altre specie di animali e di altre stirpi di "uomini" (cioè di "esseri intelligenti") in mondi lontani possa venir invocata contro l'idea di una provvidenza divina (era così in Lucrezio, "De Rerum Natura", II, v.v. 1067-1076 e 1090-1104, vedi del resto questo volume, p.16). Se "tutto" si replica, seppur in "luoghi" e "tempi" diversi, che senso può avere l'argomento del Progetto o Disegno di Dio? Eppure, io non sono disposto a trarre questa conclusione Vorrei ricordare che Lucrezio, nei passi sopra richiamati, dalla pluralità dei mondi e dalla considerazione di una eventuale "foresta della vita" perviene alla celebrazione di una "natura libera", anzi "priva di padroni superbi" ("dominis privata superbis", "De Rerum Natura", II, v. 1091) - ma il Dio in cui io personalmente credo, il Dio "cristiano" è tutto tranne che" un padrone superbo"! Come dice bene John Polkinghorne, il fisico britannico che si è fatto pastore anglicano, l'Universo in cui viviamo è un universo "cui Dio ha concesso di essere sé stesso" ("Quark, caos e Cristianesimo", trad. it. Claudiana, Torino 1997, p. 99): dunque, in esso la vita (e l'intelligenza) può "comparire" secondo le modalità che sono "ammesse" dalla struttura di tale universo (cioè dalle sue "leggi"). Certo, la scoperta di una "foresta" della vita o l'individuazione di qualche "intelligenza" cosmica, ben lontano dalla nostra "piccola" Terra, darebbe ai teologi non pochi problemi su cui misurare la "loro" intelligenza! [...]."
IL TERZO MILLENNIO, LA CHIESA E GLI EXTRATERRESTRI
In seguito alle solenni celebrazioni legate al Grande Giubileo del 2000 (iniziato con l'apertura della porta santa della basilica di San Pietro qualche istante prima della Messa di Mezzanotte il 24 dicem-
(In attesa "Errata Corrige" della rivista...)
giornalista scientifico Franco Foresta Martin e pubblicate il 13 dal Corriere della Sera in un servizio intitolato: "L'astrofisico del Vaticano: 'Gli extraterrestri esistono e sono nostri fratelli'".
Padre Funes, già allora membro del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) di stanza a Tucson in Arizona, dichiarò che:
"In una tipica galassia, un ammasso di cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione. lo penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili, come gli angeli, anche essi fratelli della creazione."
Quello stesso anno e a riprova che la questione UFO-Alieni è sempre stata presa in seria considerazione dalla Chiesa si apprese che questa addirittura avrebbe approntato una sorta di manuale d'istruzione per gli UFO.
Manuale che in base a quanto riportato dall'ufologo Alfredo Lissoni nel suo volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia) è stato redatto dai principali astronomi-teologi del pianeta e racchiuso in uno speciale monografico della rivista francese "Question"(n. 122, 2000) diretta dal
(In attesa "Errata Corrige" della rivista...)
solo spazio, è stata approntata anche una dottrina con la quale evangelizzare costoro, attraverso un lavorio che ricorda un po' il "Russycum", la scuola d'addestramento per missionari che un giorno avrebbero dovuto catechizzare la Russia, in previsione di una eventuale caduta del comunismo. Con la differenza che quei sacerdoti conoscevano alla perfezione lingua, usi e costumi del "nemico" da convertire; ma in questo caso, quale lingua mai dovranno imparare i sacerdoti dello spazio? Nel manuale non viene specificato."
Tra l'altro sempre nel monografico francese viene riportato il risultato di un questionario rivolto alle università cattoliche nel mondo sulla questione che il magistero ecclesiastico possa opporsi all'idea dell'abitabilità dei mondi:
"La costituzione della Rivelazione - riporta il monografico - mostra dei riferimenti a condizioni che permetterebbero di individuare una rivelazione ed una salvezza da parte di Dio al di fuori di questa umanità, nel caso in cui si potrebbe provare incontestabilmente l'esistenza di altri mondi, abitati da esseri dotati di raziocinio e di libero arbitrio. [...] Dopo le sfortunate relazioni tra il Magistero ecclesiastico e la scienza, come nel caso di Galileo, la Chiesa farebbe bene a prendere in considerazione i risultati della scienza (astronomia, biologia, chimica, fisica) sulla ricerca di vita extraterrestre dotata di intelligenza. Con spirito analogo, pur se riferito alla comparsa dell'uomo, Karl Rahner (teologo alle Università di Monaco e di Miinster, scomparso nel 1984, N.d.R.) sottolinea che oggi le scienze della natura hanno buoni argomenti per ammettere il poligenismo, mentre l'insegnamento classico della Chiesa sul peccato originale implica palesemente la tesi del monogenismo. Ma il dogma della Chiesa non dipende da questa teoria scientifica che oggi non è più difendibile .L'enciclica "Fide set Ratio" non pone alcun limite alla ricerca, anzi, l'incoraggia, sia che si tratti della Verità che delle scienze fisiche nel loro ambito più appropriato. È dunque dovere della teologia conciliare, secondo i casi, queste nuove prospettive con la fede, al fine di rendere sempre più profonda l'intelligenza della Rivelazione. [...] La presenza del Logos di Dio in altri mondi, ugualmente da lui creati, non è a priori teologicamente impossibile. Anzi è probabile, tenuto conto della volontà divina di salvezza universale. La venuta del Regno di Dio è una realtà che deve essere annunciata a tutti gli esseri viventi alieni che, per ipotesi, siano stati preservati dal peccato originale."
Sempre in merito a "Dieu, l'Eglise et les extraterrestres" Lissoni nel suo volume riporta anche il contributo del prete diocesano Jean RigaI, docente all'Istituto Cattolico di Tolosa, il qual è addirittura elabora una sorta di direttive, anche se per linee generali, tese alla realizzazione di una "Chiesa cattolica interplanetaria":
"I viaggi interplanetari - afferma RigaI - non sono più semplice fantascienza. Sono diventati una realtà e, a parte alcuni incidenti di percorso, il fenomeno, meno lontano di quanto si pensi, sembra che proseguirà in misura sempre maggiore. Per questo la Chiesa cattolica romana si deve interrogare non solo sui problemi etici che ciò solleverà, ma anche sull'installazione di vita ecclesiastica in altre terre, abitabili come la Terra. Dobbiamo attendere che ciò accada, per riflettervi? O non è meglio valutare prima certe condizioni necessarie o semplicemente probabili? Sì, dato che la comunione dei cristiani non conosce frontiere, né storiche, né geografiche, né socioculturali, ma si estende ad orizzonti impensabili, superando tutte le barriere, anche quelle che, non senza qualche imprudenza, le stesse Chiese si sono costruite. Le relazioni interplanetarie proiettano lo sguardo dei credenti sulla comunione illimitata della vita, della solidarietà, della benevolenza e dell'amore che Dio stabilisce non solo con l'umanità presa nella sua universalità, ma con l'avventura umana nel suo sviluppo diacronico ed imprevisto della storia. Una concezione troppo gerarchica o eccessivamente giuridica della comunione, oggi ancor troppo pregnante nell'Istituzione ecclesiale, non saprebbe uscire indenne da questo confronto. [...] Il termine cattolico esprime tradizionalmente la dimensione universale della Chiesa. Pur essendo dei piccoli gruppi dispersi, i primi cristiani sentivano di appartenere a un corpo unico d'estensione universale: c'erano fratelli in tutta la terra abitata (l'ecumene), e, attraverso essi, si era un unico popolo, un'unica famiglia. L'eresia si distingue dalla vera Chiesa per il suo carattere parziale ed assai particolare; allo stesso modo, ciò che definisce una setta è essenzialmente la mancanza di riferimento ad una totalità. L'universo ha dunque un significativo di autenticità ecclesiale. È allo stesso tempo il segno e la condizione della vera Chiesa. Dal IV secolo, il simbolo di Nicea-Costantinopoli proclama: Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Così, il fatto che altri pianeti siano abitati ricorda con insistenza che l'universalità non è unicamente una necessità della missione (l'invio a tutte le nazioni) ma una qualità intrinseca alla Chiesa. Essenzialmente, la cattolicità non è un affare di geografia o di cifre. Se è vero che essa dovrà spandersi nello spazio e manifestarsi nei tempi agli occhi di tutti, ciò significa che essa non è di natura materiale ma spirituale. È qualcosa di intrinseco alla Chiesa. Nel caso in cui l'unità dei cristiani non si sarà ancora realizzata, gli astronauti di confessioni differenti saranno chiamati a vivere concretamente la dinamica cattolica delle differenti Chiese. Se ne deduce, alla luce della cattolicità, che se gli orizzonti delle missioni spaziali sono immensi, gli astronauti porteranno nello spazio i loro valori ed il loro spirito agli abitanti di altri pianeti. È largamente riconosciuto che la missione ecclesiastica, sul nostro pianeta, non si pone problemi territoriali. Questo vale anche per gli Alieni."
Nella stessa direzione sembrano orientarsi le dichiarazioni, rilasciate nel 2001 da padre Giuseppe Tanzella-Nitti (teologo e astronomo, docente di teologia alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma), in un'intervista concessa alla rivista "Focus Extra" (Numero 7 autunno 2001).
Alla domanda sulle possibili conseguenze sul cristianesimo legate alla possibile scoperta di altre forme di vita intelligente il teologo rispose che:
"La fede dell'uomo nell'essere una creatura di Dio, nell'essere stato redento da Cristo e nell'essere destinato a una vita di eterna comunione con Dio, non verrebbe contraddetta da. un contatto con civiltà extraterrestri. D'altronde, la tradizione ebraica e cristiana sull'esistenza degli angeli ci mostra che il senso della creazione non si gioca tutto sul rapporto fra l'uomo e Dio, ma resta aperto su altre creature, le quali hanno una storia di salvezza distinta da quella del genere umano."
Inoltre il teologo, in risposta alla domanda sull'eventualità che la rivelazione del Signore sul monte Sinai valesse pure per esseri di altri mondi, affermò:
"Non conosciamo a priori i piani di Dio. Nel club della galassia potrebbe forse toccare ai terrestri il compito di parlare di un creatore."
Tra l'altro proprio Tanzella-Nitti, notoriamente interessato ai complessi rapporti tra Scienza e Fede, collabora con il Centro Studi Interdisciplinari della Specola Vaticana (laureato in Astronomia all'Università di Bologna è membro della Intemational Astronomical Union e della Società Astronomica Italiana) e con il Pontificio Consiglio della Cultura. Inoltre, è membro dell'area di ricerca del SEFIR (Scienza e Fede nell'Interpretazione del Reale) presso la Pontificia Università Laterana e direttore del portale web DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede).
Per quanto riguarda il DISF il teologo ha curato l'opera "Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede. Cultura scientifica, filosofia e teologia" (pubblicato nel 2002 dalla Urbaniana University Press - Città Nuova Editrice, Roma).
Il teologo, proprio nel Dizionario, in merito alla questione Extraterrestri vi ha dedicato ampio spazio alla voce "Vita Extraterrestre" di cui riporto brevemente solo alcune righe iniziali:
"L'osservazione del cielo stellato ha sempre suscitato molti interrogativi. La domanda sulla possibilità che altri pianeti ospitino forme di vita simili a quelle che si sono sviluppate sulla terra è stata forse una delle più comuni. Tuttavia, sotto il profilo storico, l'interrogativo sulla presenza della vita nel cosmo pare sorgere in un contesto diverso da quello delle grandi questioni sull'origine e sul tutto che caratterizzano il "problema cosmologico" (DIO, 1, 1). Se è vero che già le antiche teogonie predisponevano a riconoscere la presenza di divinità antropomorfe in regioni diverse dalla terra (CIELO, 1), il tema della pluralità dei mondi e della loro abitabilità acquista vigore solo in concomitanza di nuove visioni speculative o di nuove scoperte che mutano la comprensione del posto dell'uomo nell'universo. Tematica tradizionalmente non centrale per il pensiero filosofico, il suo ingresso nell'ambito delle scienze naturali, e più recentemente in quello della tecnologia spaziale, ha influenzato vari settori della cultura (letteratura, costume, cinema), reclamando una ricaduta significativa anche in ambito religioso e teologico. Valutata in prospettiva storica, l'idea di ipotizzare la vita su mondi diversi dalla terra attraversa la cultura umana dall'epoca classica fino ai nostri giorni. Considerata nella sua oggettività, la possibilità di trovare forme di vita su altri pianeti e, soprattutto, quella di entrare in contatto comunicativo con intelligenze extraterrestri, rappresenterebbe senza dubbio una delle esperienze più straordinarie di tutta la storia dell'umanità."
Aspetto, quest'ultimo, ribadito anche in un'intervista rilasciata al quotidiano cattolico Avvenire e pubblicata il 5 marzo del 2004 in un servizio, curato da Luigi Dell'Aglio, intitolato "Quale teologia per ET" e di cui riporto alcuni passaggi:
"Quali implicazioni teologiche avrebbe la scoperta di vita fuori dalla Terra?"
"Al momento attuale, non abbiamo questa notizia; sappiamo soltanto che le condizioni favorevoli allo sviluppo della vita sono più diffuse di quanto si prevedesse in passato. Certo, se avessimo notizia dell'esistenza di altre forme di vita, ci troveremmo di fronte a un orizzonte nuovo, a un panorama molto più ampio. Per la teologia sarebbe certamente un fatto interessante. La Rivelazione ci dice che la vita appartiene pienamente a Dio. E quindi la vita è sempre un dono. Avremmo la consapevolezza che si tratta di un dono molto più diffuso nel cosmo. [...]"
"L'esistenza di altre forme di vita intelligente e un contatto con loro rafforzerebbero o no la fede del genere umano in Dio?"
"Le verità di fede sulla storia della nostra salvezza e sulla verità dell'Incarnazione manterrebbero inalterata tutta la loro forza. L'esistenza di altri esseri razionali non obbliga assolutamente a rinunciare a queste verità. Non dimentichiamo che la Rivelazione ci parla di altri esseri intelligenti diversi dalla persona umana: gli angeli. Hanno avuto una loro storia, o meglio una loro economia salvifica, diversa da quella dell'uomo, e sappiamo che Cristo esercita anche su di loro la sua regalità. Cristo è signore e re anche degli angeli, pur possedendo una natura umana."
"Un contatto con extraterrestri non sarebbe sconvolgente, dal punto di vista religioso?"
"Noi terrestri, da questo punto di vista, non ci siamo comportati sempre bene. Negli anni '70, dal radiotelescopio di Arecibo (Portorico), fu rivolta verso il cosmo una trasmissione di circa tre minuti, con molte informazioni sulla Terra, sull'umanità e sulla vita. Neanche un cenno al fatto che la maggioranza degli esseri umani crede in un Dio Creatore. Neanche le immagini collocate sulle sonde Pioneer che negli anni '70 si sono spinte al di là del nostro sistema solare, contenevano qualcosa che lasciasse pensare a una dimensione spirituale dell'essere umano. Dunque, noi terrestri, da questo punto di vista, non l'abbiamo detta tutta."
"VuoI dire che anche noi potremmo non sapere nulla di una loro fede?"
"Non abbiamo dato nessuna informazione sulla nostra. Perciò, se loro entrassero in contatto con noi e non ci dicessero nulla di Dio, questo silenzio non significherebbe che non hanno fede."
"La Rivelazione sarebbe valida anche per gli extraterrestri?"
"Non lo sappiamo. Di certo è valida, e più che sufficiente, per noi. La Rivelazione che abbiamo avuta è diretta all'uomo, è una Rivelazione nella quale Dio invita l'uomo a una comunione con Lui e ad accogliere l'offerta della sua alleanza e del suo amore. In ogni caso, noi cristiani siamo costituzionalmente disposti ad accogliere il dono della vita, anche in luoghi diversi dalla Terra. Perché abbiamo fede nel fatto che la vita è un dono di Dio. Saremmo subito pronti ad accogliere queste forme di vita come creature di uno stesso Dio. Sarebbe questa la nostra prima reazione. Il non credente potrebbe forse avere un atteggiamento diverso, chissà, perfino conflittuale."
I GESUITI ALLA RICERCA DI ET
A conferma della netta e sempre maggiore apertura da parte degli ambienti ecclesiastici verso il fenomeno UFO Alieni, a partire dal 2002, diversi esponenti dell'Ordine dei Gesuiti legati alla Specola Vaticana, dichiarano pubblicamente non solo di ritenersi convinti dell'esistenza di mondi abitati ma di collaborare anche a progetti per la ricerca di vita intelligente extraterrestre.
Il 7 gennaio del 2002 il "Corriere della Sera" pubblicò un'intervista, redatta da Giovanni Caprara, dal titolo "Non possiamo essere un'eccezione", rilasciata dall'allora Direttore della Specola Vaticana di Castel Gandolfo, padre George Coyne, in cui dichiara di credere alla possibilità di vita su altri mondi.
In risposta alla domanda sulla posizione della Chiesa e sul suo pensiero di fronte alla possibilità di vita su altri pianeti, il gesuita americano dichiarò:
"È una prospettiva che appassiona, ma bisogna andarci cauti. Per il momento non c'è alcuna evidenza scientifica della vita. Ma stiamo accumulando osservazioni che indicano tale possibilità. L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo l'eccezione. Il dibattito è aperto e complesso. Immaginiamo dunque che ci sia. Questo ci dimostrerebbe che Dio ha ripetuto altrove ciò che esiste sulla terra e nello stesso tempo toglierebbe dalla fede quel geocentrismo, quell'egoismo, se posso dire, che ancora la caratterizza. Se io incontrassi un essere intelligente di altri mondi e mi rivelasse una sua vita spirituale e mi dicesse che anche il suo popolo è stato salvato da Dio mandando il suo unico figlio, mi domanderei come è possibile che il suo "unico" figlio sia stato presente in luoghi diversi. Pensieri simili sono una grande sfida. Un'eresia dopo l'altra ha cercato di negare l'umanità di Dio nei secoli. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. E questo vero uomo può apparire anche su un altro pianeta? Non so, non so negare ma nemmeno affermare. La possibilità di vita extra terrestre intelligente e spirituale ci presenta molte domande. La scienza per un credente, comunque, non demolisce la fede ma la sprona."
Anche nel 2005, un altro esponente dell'ordine gesuita, Padre Guy Consolmagno, anch'egli astronomo della Specola Vaticana, ribadì grosso modo gli stessi concetti espressi in precedenza da Padre Coyne.
Nel novembre di quell'anno Consolmagno pubblicò un piccolo volume tascabile intitolato "Intelligent Life in the Universe? Catholic Belief and the Search for Extraterrestrial Intelligent Life" ("Vita Intelligente nell'Universo? Fede cattolica e la ricerca di Vita Intelligente Extraterrestre") edito dalla "Catholic Truth Society", un gruppo cattolico della Gran Bretagna.
Lo scienziato-gesuita americano, specialista della Specola Vaticana sul Monte Graham in Arizona dove studia gli asteroidi e le comete della Cintura di Kuiper, è autore di testi di divulgazione e proprio in questo breve tascabile del 2005 confessa di credere agli extraterrestri e spiega che ciò non è una scelta incompatibile con la fede.
Nonostante il testo fosse disponibile solo in lingua inglese (N.d.R. A tutt'oggi il testo sembra non essere disponibile in italiano) il quotidiano "La Stampa" lo recensì in un articolo intitolato "Il gesuita astronomo crede agli extraterrestri", a firma del vaticanista Marco Tosatti.
"Padre Consolmagno - scrive Tosatti - è convinto che se un giorno uno scenario da fantascienza si avverasse, scopriremmo che non solo "tutto quello in cui crediamo non è sbagliato, ma anzi vedremmo che è più vero, in modi e forme che non saremmo mai stati in grado di immaginare". E certo il suo "status" di grande esperto del settore rende più affidabili le sue rassicurazioni. Spesso gli astronomi sono persone speciali, e spesso anche i gesuiti lo sono; Consolmagno, che per diciotto anni si è occupato di astri, prima di decidere di entrare nella Compagnia di Gesù, sembra confermare entrambi gli assunti. Per il suo contributo allo studio dei corpi celesti è stato onorato con il "battesimo" di un asteroide con il suo nome; ed è il curatore della raccolta vaticana di meteoriti, una delle più grandi del mondo. E non ha paura di affrontare il tema degli "alieni". Che cosa sarebbe della storia della creazione, e dell'amore di Dio per la Terra e gli uomini, tanto da mandare il suo unico Figlio a morire per salvarli, se esistessero? Sono questioni ipotetiche; ma l'astronomo risponde con "il Vangelo di Giovanni" che "in principio era il Verbo". Il Verbo è, naturalmente, Gesù; il Verbo è la seconda persona della Trinità, il Verbo è la salvezza, il Verbo è l'incarnazione di Dio nell'universo, che secondo il Vangelo, è là prima che l'universo sia creato. L'unico punto nello spazio-tempo che sia lo stesso in ogni linea temporale. È così che la salvezza avviene, ed è resa manifesta nella persona di Gesù Cristo qui. Prima che l'universo sia creato, Cristo è; e quindi abbraccia non solo la terra e noi, ma anche ipotetici altri esseri. Tommaso d'Aquino parla di "molteplici mondi". L'incarnazione, secondo il Vangelo è avvenuta qui; ma potrebbe valere anche altrove. La Bibbia è scienza divina, un lavoro su Dio. Non vuole essere scienza fisica e spiegare come l'universo è stato costruito. Ma un universo senza limiti "potrebbe includere altri pianeti con altri esseri creati dallo stesso Dio di amore. L'idea che ci siano altre razze e altre intelligenze non è contraria al pensiero tradizionale cristiano. Non c'è nulla nella Sacra Scrittura che possa confermare o contraddire la possibilità di vita intelligente altrove nell'universo."
Tra l'altro proprio la pubblicazione del volume di padre Consolmagno fornì lo spunto per un breve reportage giornalistico, andato in onda su Rai2 nel 2006, sulla posizione del Vaticano in merito all'esistenza di altre forme di vita nell'universo.
Il breve servizio intitolato "Missionari nello spazio", curato da Filippo Golia, era inserito all'interno della puntata del rotocalco "Tg2 Dossier Storie" andata in onda l'11 marzo. "Dossier Storie", che si affianca allo storico settimanale di approfondimento della testata "Tg2 Dossier", è una trasmissione che va in onda in tarda serata e che analizza nel profondo storie di vita di personaggi più o meno famosi o legati all'attualità.
Partendo dall'uscita del libro del gesuita americano, il giornalista di Rai2 intervistò il gesuita padre Giuseppe Koch, astronomo e allora Vicedirettore della Specola Vaticana, il quale motivò l'interesse della Chiesa per l'astronomia in base alla constatazione che le Sacre Scritture sono ricche di citazioni sulle stelle quali creazione di Dio; ergo il Vaticano deve esplorare tutto ciò che riguarda il Creato. Nell'immenso Universo la probabilità dell'esistenza di altri esseri viventi "che potrebbero lodare il Creatore" risulterebbe coerente con quanto in esse vi è scritto.
Inoltre, secondo quanto affermato da Koch, nella stessa Bibbia sarebbe presente un "lontano appoggio" a questa ipotesi quando troviamo il riferimento a "tutte le creature del cielo e della Terra" e che lascerebbe intuire anche agli abitanti di altri mondi.
Tra l'altro, proprio il Vicedirettore della Specola l'estate del 2007 tornò nuovamente sull'argomento in un'intervista rilasciata alla giornalista Franca Giansoldati del Messaggero e pubblicata sul quotidiano romano il 19 luglio in un articolo intitolato: "Anche la Chiesa cerca E.T..
Ecco alcuni passaggi della conversazione:
"Padre Koch perché mai il Vaticano si interessa di scoprire se nell'universo ci sono gli extraterrestri?"
"Da quasi cent'anni c'è un gruppo di padri gesuiti che si occupa dei diversi campi dell'astronomia; dalla cosmologia, alla classificazione delle stelle, allo studio delle galassie, fino a quello dei satelliti e degli asteroidi. Una attività di osservazione, condotta in sinergia con quella dei più grandi osservatori astronomici, per cercare di capire qualcosa di più sul nostro universo."
"Avete capito se ci sono forme di vita su altri pianeti?"
"Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni, fatta nel 1995 da due astronomi svizzeri, di cui uno, Didier Queloz che ha insegnato nell'ultimo dei nostri workshop estivi, riguarda l'individuazione di una stella simile al sole, nella costellazione di Pegaso, ed un pianeta orbitante intorno a questa stella. Da allora sono continuamente arrivate conferme di altre stelle e pianeti extrasolari. Oggi i pianeti extrasolari scoperti sono 240, una crescita esponenziale che ci fornisce gli strumenti per comprendere meglio l'universo". [...]"
"Allora E.T. potrebbe esistere, l'universo non è vuoto..."
"Penso che vi sia la possibilità di rintracciare forme di vita, almeno primordiali. Tuttavia occorre distinguere tra forme embrionali di vita, dalla presenza di vita intelligente, questa ha avuto bisogno di 3, 5 miliardi di anni per svilupparsi. L'orizzonte della ricerca attuale prevede che in una ventina d'anni si possa arrivare a determinare degli indizi di presenza di vita embrionale su qualcuno di questi pianeti" [...]."
Tornando per un attimo al 2006, e più precisamente al mese di aprile, un importante organo d'informazione cattolico qual è il quotidiano "Avvenire", il giorno della domenica di Pasqua (il 16 aprile), pubblicò un singolare articolo, a firma di Franco Gàbici, intitolato "Astrofisici a caccia del Pianeta X" e scaturito dall'avvenuta scoperta nel 2003 del pianeta nano 2003 UB313 (ribattezzato Eris nel 2006) e allora ritenuto erroneamente il presunto decimo pianeta del sistema solare.
Anche se l'articolo in questione non parla esplicitamente di Nibiru, il famigerato Decimo Pianeta dell'orientalista Zecharia Sitchin, fa riferimento chiaramente all'insolita anomalia astronomica responsabile delle perturbazioni gravitazionali di Urano e Nettuno studiate dal professor Joseph L. Brady, da James W. Christie e Robert S. Harrington dell'Osservatorio Navale degli Stati Uniti e riconducibile alla presenza di un pianeta di dimensioni da due a cinque volte quella della Terra con un orbita ellittica inclinata, caratteristiche che corroborano, secondo Sitchin, quanto riportato dagli antichi Sumeri proprio su tale misterioso corpo celeste.
"Prima del cannocchiale - scrive Gàbici - si conoscevano solamente cinque pianeti - Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno - tutti visibili ad occhio nudo lungo la fascia dello Zodiaco. Con l'avvento del cannocchiale la famiglia dei pianeti aumentò con Urano, Nettuno e Plutone, ultimo pianeta scoperto nel 1930. Il numero dei pianeti del sistema solare arrivò così a nove. Discorso chiuso? Niente affatto. Gli astronomi, infatti, notando certe anomalie nei movimenti di Urano e di Nettuno, pensarono che queste non potessero essere causate da Plutone, troppo piccolo, e così si misero a cercare un decimo pianeta. E dal momento che "X" significa "decimo", ma si identifica anche con l'incognita per antonomasia, lo chiamarono subito "Pianeta X". A dare la caccia al decimo pianeta si misero in parecchi, ma questo pianeta era davvero un "mister X". Poi succede che il 30 agosto del 1992 due astronomi, David C. Jewitt e lane X. Luu, scoprono un oggetto che sta oltre l'orbita di Plutone e alcuni anni dopo vengono scoperti Varuna (diametro di circa 950 km) e Quaoar, che col suo diametro di circa 1300 km è molto simile a Caronte, il satellite di Plutone. Qualcuno avanza l'ipotesi che questi oggetti potrebbero essere considerati pianeti, ma essendo le loro dimensioni inferiori a Plutone l'ipotesi viene scartata. Ma ecco che il 14 novembre del 2003 si ritorna a parlare del decimo pianeta, perché all'osservatorio di monte Palomar un team di astronomi annuncia la scoperta di Sedna (diametro di quasi 1.500 km). Ha un aspetto rossastro e si muove su un'orbita lunghissima e molto eccentrica che percorre in undicimila anni, andando da un minimo di 13 miliardi di chilometri dal Sole a un massimo di 135 miliardi. Questa storia infinita, però, offre immediatamente un nuovo capitolo perché nel luglio del 2005 piove dallo spazio la notizia che il gruppo di José Luls Ortiz, dell'Osservatorio di Sierra Nevada (Spagna) e Michael E. Brown hanno scoperto contemporaneamente un altro oggetto, 2003 EL6I, e poco dopo si scopre 2003 UB3I3 (Xena), il cui diametro supera abbondantemente quello di Plutone. [...] Il fatto che sia stato scoperto un corpo celeste più grande di Plutone è sicuramente una notizia molto interessante, però non è sufficiente questo dato per poterlo annoverare fra i pianeti anche perché, stranamente, gli astronomi non si sono ancora messi d'accordo sulla definizione di pianeta. [...] La questione del decimo pianeta, dunque, è ancora aperta e la scoperta di questi oggetti dovrebbe indurre la IAU, "Unione astronomica internazionale", a prendere seriamente in considerazione il problema [...]."
In ogni caso anche se l'articolo del quotidiano cattolico non sembra aver destato una certa attenzione, decisamente diversa fu la reazione, sia tra i fedeli che non, scaturita dall'articolo pubblicato dall'"Osservatore Romano", l'organo d'informazione ufficiale del Vaticano, il 14 maggio del 2008.
Quel giorno il quotidiano della Santa Sede uscì con un articolo intitolato "L'extraterrestre è mio fratello" contenente l'intervista al nuovo direttore della Specola Vaticana (nominato da Benedetto XVI il 19 agosto) il gesuita argentino padre José Gabriel Funes, il quale già nell'agosto 2006 in un'intervista all'agenzia di stampa ANSA si era espresso in termini favorevoli alla probabile esistenza di forme di vita extraterrestre.
L'articolo pubblicato "dall'Osservatore Romano", a firma di Francesco M. Valiante, anche se incentrato sul rapporto tra astronomia e fede, affronta il tema della possibilità dell'esistenza di vita intelligente in altri mondi e di come ciò si concili anche con la fede in Dio. Ecco alcuni passaggi salienti dell'intervista:
"La teoria del "big bang" avvalora o contraddice la visione di fede basata sul racconto biblico della creazione?"
"Da astronomo, io continuo a credere che Dio sia il creatore dell'universo e che noi non siamo il prodotto della casualità ma i figli di un padre buono, il quale ha per noi un progetto d'amore. La Bibbia fondamentalmente non è un libro di scienza. Come sottolinea la "Dei verbum", è il libro della parola di Dio indirizzata a noi uomini. È una lettera d'amore che Dio ha scritto al suo popolo, in un linguaggio che risale a duemila o tremila anni fa. All'epoca, ovviamente, era del tutto estraneo un concetto come quello del big bang. Dunque, non si può chiedere alla Bibbia una risposta scientifica. Allo stesso modo, noi non sappiamo se in un futuro più o meno prossimo la teoria del big bang sarà superata da una spiegazione più esauriente e completa dell'origine dell'universo. Attualmente è la migliore e non è in contraddizione con la fede. È ragionevole."
"Ma nella Genesi si parla della terra, degli animali, dell'uomo e della donna. Questo esclude la possibilità dell'esistenza di altri mondi o esseri viventi nell'universo?"
"A mio giudizio questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l'universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? C'è un ramo dell'astronomia, l'astrobiologia, che studia proprio questo aspetto e che ha fatto molti progressi negli ultimi anni. Esaminando gli spettri della luce che viene dalle stelle e dai pianeti, presto si potranno individuare gli elementi delle loro atmosfere - i cosiddetti biomakers - e capire se ci sono le condizioni per la nascita e lo sviluppo della vita. Del resto, forme di vita potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno."
"Si riferisce anche ad esseri simili a noi o più evoluti?"
"È possibile. Finora non abbiamo nessuna prova. Ma certamente in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi."
"E questo non sarebbe un problema per la nostra fede?"
"lo ritengo di no. Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio. Per dirla con san Francesco, se consideriamo le creature terrene come ''fratello'' e "sorella", perché non potremmo parlare anche di un "fratello extraterrestre"? Farebbe parte comunque della creazione."
"E per quanto riguarda la redenzione?"
"Prendiamo in prestito l'immagine evangelica della pecora smarrita. Il pastore lascia le novantanove nell'ovile per andare a cercare quella che si è persa. Pensiamo che in questo universo possano esserci cento pecore, corrispondenti a diverse forme di creature. Noi che apparteniamo al genere umano potremmo essere proprio la pecora smarrita, i peccatori che hanno bisogno del pastore. Dio si è fatto uomo in Gesù per salvarci. Così, se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore."
"Insisto: se invece fossero peccatori, sarebbe possibile una redenzione anche per loro?"
"Gesù si è incarnato una volta per tutte. L'incarnazione è un evento unico e irripetibile. Comunque sono sicuro che anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini" [...]."
Quello che lascia riflettere dell'Intervista di padre Funes è, in effetti, l'ufficialità con cui l'organo di stampa del Vaticano abbia affrontato pubblicamente l'argomento Extraterrestri attraverso un suo autorevole esponente quale appunto il Direttore della Specola.
Nel 2008, proprio in merito al probabile impatto sulla religione di una possibile vita extraterrestre, negli Stati Uniti il CTNS (Center for Theology and the Natural Sciences) ha realizzato e pubblicato uno studio interreligioso, che ha analizzato proprio una tale possibilità.
Il CTNS è un centro affiliato del (GTU) "Graduate Theological Union" di Berkeley, California, un Centro teologico interconfessionale frequentato da riformatori e da cattolici.
Quella del CTNS è un'organizzazione internazionale non-profit la cui missione è "promuovere l'interazione creativa e reciproca tra la teologia e le scienze naturali" (fisica, cosmologia, biologia molecolare ed evoluzionistica, la tecnologia e l'ambiente), inoltre offre corsi e seminari di livello universitario a futuri ministri ecclesiastici e a laici.
In base a quanto riportato nella notizia del CTNS, pubblicata in Italia lo scorso ottobre dal gruppo di studio "Scienza e Religione nei Media", nell'agosto 2008 è stato pubblicato il sondaggio "Peters ETI Religious Crisis Survey of 2008", un sondaggio realizzato dal dr. Ted Peters (professore al "Pacific Lutheran Theological Seminary").
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1325 credenti sparsi in tutto il mondo, tra cui cattolici, protestanti, ortodossi, mormoni, ebrei, musulmani e perfino buddisti.
"Lo studio - riporta la news - era diretto a comprendere il possibile impatto, sulla fede delle persone, della eventuale scoperta di forme di vita extraterrestre. L'80% degli intervistati ha risposto che una simile ipotesi non metterebbe in discussione la propria fede, contraddicendo l'idea di una generale "debolezza" nel sentimento religioso delle persone, e il parere espresso invece proprio dalla maggioranza dei non credenti intervistati. Questi ultimi, infatti, pensano che l'esistenza di altre forme di vita intelligente metterebbe in crisi le religioni attuali."
Sempre il neo direttore della Specola Vaticana, a inizio 2009, tornò nuovamente sul rapporto Chiesa ed Extraterrestri nel corso di una breve intervista, concessa al giornalista e vaticanista della Rai Aldo Maria Valli, e andata poi in onda in prima serata durante l'edizione del TG1 delle ore 20, 00, lo scorso 13 gennaio.
Ecco la trascrizione del servizio curato da Valli:
""I Cieli narrano la Gloria di Dio" ha detto giorni fa il Papa, ricordando il 2009 anno internazionale dell'astronomia, ma per il Vaticano non è solo un'immagine poetica. Da secoli ci sono astronomi che proprio a nome e per conto del Papa scrutano lo spazio infinito. Per verificarlo basta venire qui alla Specola Vaticana di Castel Gandolfo uno degli osservatori più antichi al mondo. "Un argomento - dichiara Funes - molto interessante di ricerca è la ricerca proprio dei pianeti simili alla Terra. E questa possibilità apre delle domande molto interessanti che riguardano la scienza ma anche riguardano la filosofia e la teologia". Astrobiologia, si chiama così la scienza che studia la possibilità di vita intelligente extraterrestre e Padre Funes in proposito non ha prevenzioni: "Siamo aperti a quello che si scoprirà e non comporta nessuna difficoltà, penso io, per la teologia cattolica la possibilità dell'esistenza di altri esseri intelligenti" [...]"
Il mese successivo il gesuita argentino ribadì grosso modo lo stesso concetto in una breve intervista rilasciata al mensile "Focus", uscito il 20 Febbraio scorso.
"Si calcola - afferma Funes - che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell'universo altre forme di vita, magari intelligenti. Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti, e mettete per favore questo "se", non ci sarebbero contraddizioni. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L'umanità terrena andrebbe vista quindi come l'evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all'ovile per farla stare con le altre 99. Nelle Sacre Scritture non mancano passi che si possono accordare con le nuove scoperte scientifiche."
IL VATICANO SI PREPARA A UNA FUTURA RIVELAZIONE ALIENA?
Memori di quanto è stato scritto nella prima parte del dossier (in riferimento ai risultati del "Brookings Report" e del documento dell'NSA "UFO Hypothesis and Survival Questions") e di quanto accennato all'inizio, sul cambiamento di strategia adottata dall'establishment sul fenomeno UFO, soprattutto nell'ultima decade del secolo scorso, risulta più che evidente l'attuazione progressiva di una mirata strategia di "rivelazione" finalizzata ad un vasto programma di "acclimatazione" delle masse.
Programma al quale sembra, a questo punto, ragionevole ritenere essersi orientata, viste le profonde implicazioni del fenomeno, la stessa Chiesa da alcuni anni, pur senza esporsi ufficialmente se non indirettamente attraverso le parole e le opinioni di alcuni dei suoi esponenti.
A tale proposito vorrei evidenziare come l'eventualità non debba apparire azzardata in quanto già in passato diversi ufologi, e non solo, sono giunti grosso modo alla medesima conclusione.
Riporto quanto asserito dallo stesso Roberto Pinotti nel volume "La Guerra di due Mondi", pubblicato nel 2005, dal Gruppo Editoriale Olimpia.
"Dunque - scrive Pinotti - gli USA avrebbero sostanzialmente "blindato" il problema degli UFO. Solo che il persistere della loro presenza, rilevata comunque dalla gente, avrebbe dovuto comportare, alla lunga, la massiccia applicazione del previsto Programma di Acclimatazione del Pubblico e financo la messa in circolazione delle dichiarazioni dei Rivelatori. Così, in ogni caso, fra le tante incredibili, alcune informazioni credibili, ma che nessuna autorità potrebbe ufficialmente ammettere, finiscono con l'entrare in circolo e il pubblico le assimila comunque e senza scosse, acquisendo un grado di consapevolezza tale da essere potenzialmente in grado di reggere sempre meglio allo shock di una eventuale rivelazione improvvisa della realtà extraterrestre. Questa, in fondo, sarebbe l'unica cosa da fare da parte di autorità desiderose di tentare di mantenere la situazione sotto controllo nonostante tutto. Ma non è così semplice. [...] Nell'eventualità di una effettiva presa di contatto (che poi comporterebbe inevitabilmente un conseguente confronto) con una cultura differente e comunque tecnologicamente superiore, l'umanità (anche se in parte indirettamente preparata) non potrebbe non subire un vero e proprio trauma: quello che gli antropologi chiamano "shock culturale" e che corrisponde, a livello psicosociologico, ad una valutazione conseguente della maggior parte dei valori di riferimento della nostra civiltà, in termini non troppo diversi da quanto vissuto dagli Aztechi e dagli Incas a confronto con gli Spagnoli. Nel linguaggio degli addetti ai lavori i sociologi chiamano questo crollo dei valori di riferimento "anomia", ed è proprio per evitare di innescare tale processo psico-sociologico incontrollabile di destabilizzazione delle strutture portanti della nostra cultura (scienza e tecnica, politica ed economia, religione e filosofia, costume e società ecc.) che è stata imposta sul tema UFO-Alieni la "politica dello struzzo", dominata dalla censura e dalla "congiura del silenzio", da Roswell in poi. Ma cosa accadrebbe in concreto con un incontro di massa e alla luce del sole con esseri extraterrestri? Il primo schiaffo sarebbe indubbiamente tecnico scientifico e non potrebbe ridimensionare (e anche non di poco) l'arrogante certezza di tante nostre conoscenze, rivelando fatalmente cognizioni e conquiste al di là del nostro orgoglio tecnologico. Di più. La comunità scientifica sarebbe sfiduciata e derisa come se i suoi esponenti, in precedenza stimati e onorati, fossero divenuti ai nostri occhi gli stregoni di una tribù dell'Africa nera, e solo chi avesse dimostrato precedenti aperture alla "nuova realtà" avrebbe forse qualche chance di essere ascoltato. Nella migliore delle ipotesi constateremmo di avere un know-how da Terzo Mondo rispetto ai nuovi venuti. Il secondo shock sarebbe fatalmente politico-economico, e ben più dirompente. [...] Tale crollo di autorità sarebbe inevitabile e totale, e la gente rimuoverebbe con un atto quasi liberatorio l'egemonia globale USA, non prestando alcun ulteriore credito alla loro già non troppo popolare autorità "imperiale". Ma non solo. Le stesse autorità di potenze minori (Unione Europea, Federazione Russa, Cina, India, Brasile, Australia, Giappone) sarebbero in crisi, e ovunque la gente chiederebbe lumi e risposte a molteplici interrogativi. E va da sé che molti capi politici e militari, imbelli e impreparati, sarebbero travolti anch'essi, mentre la gente guarderebbe ad altri leader in grado di essere credibili con i nuovi interlocutori e di fornire risposte alle loro legittime istanze. [...] Un terzo impatto notevole sarebbe quello religioso-filosofico. In effetti, in teoria, oggi cristiani, islamici, ebrei, induisti e buddisti non troverebbero eccessivamente inconciliabile con il loro credo religioso l'esistenza di extraterrestri. I problemi sorgerebbero però con i gruppi integralisti, sul tipo di chi vorrebbe "convertire" gli alieni o, peggio, tendere ad omologarli ad esseri divini o demoniaci. Basti ricordare che vari teologi della Chiesa cattolica hanno già accettato dagli anni Cinquanta la possibile realtà di UFO pilotati da alieni. Questi ultimi, è stato detto, dovrebbero comunque esistere, in quanto la loro non esistenza costituirebbe un assurdo e impossibile limite alla onnipotenza creatrice di Dio. Certo, le dispute teologiche infurierebbero, generando fatalmente anche nuovi culti e non poche sette. Quanto alla filosofia, l'antropocentrismo sarebbe definitivamente accantonato, portando così a termine anche a livello di coscienza collettiva quella "rivoluzione copernicana" finora completata solo dall'intellighenzia scientifica, mentre la gente continuava ancora a ritenere stupidamente l'uomo il centro dell'universo. Una quarta batosta non indifferente sarebbe sul fronte del costume e delle società, e non è affatto da escludere che i vecchi schemi tradizionali possano e debbano essere superati, abbandonati o scardinati, rivedendo atteggiamenti, comportamenti, schemi e ruoli a livello di gruppi e dei singoli. Va da sé che non potremmo non subire l'influenza del modus vivendi dei nuovi arrivati. Quanto sopra comporta una necessaria presa di coscienza del fatto che da un contatto di massa scaturirebbe comunque un confronto, e da tale confronto un ineluttabile cambiamento. Per i nuovi arrivati che scendessero in mezzo a noi, forse non troppo. Per noi, invece, tanto e certamente. Ma forse poi non sarebbe neanche un gran male, se questo ci aiutasse a crescere e a migliorarci."
Inoltre, a ulteriore riprova di quanto finora formulato ritengo opportuno citare alcune dichiarazioni fatte, in tempi non sospetti, dal celebre e controverso contattista americano George Adamski nel 1959 e che sembrano risuonare in un certo senso quasi profetiche.
Quell'anno Adamski, grazie all'interessamento del Console Alberto Perego, giunse a Roma per partecipare a una conferenza pubblica tenutasi presso l'uditorio della sala di Palazzo Marignoli e alla quale assistette il ricercatore romano Francesco Polimeri.
Polimeri fu l'ideatore e direttore di quella che poteva definirsi in un certo senso la prima rivista ufologica italiana ovvero il mensile "Spazio e Vita"; un giornale, formato tabloid e composto da quattro pagine, nato nel maggio del 1958 e che nel dicembre del '59, dopo appena un anno d'attività, chiuse in seguito a difficoltà economiche.
Proprio nell'ultimo numero di dicembre Polimeri scrisse un articolo-reportage intitolato "A colloquio con George Adamski" in cui vi erano riportate alcune delle dichiarazioni fatte dal contattista americano nella conferenza tenutasi a Roma.
Ecco alcuni passaggi del testo, contenuti nel paragrafo "Le religioni e lo Spazio", scritto da Polimeri:
"Adamski, anche lui cattolico, mi ha fatto un'interessante rivelazione: anni fa fu avvicinato da esponenti della Chiesa Anglicana, che presero da lui ampie informazioni sui suoi straordinari contatti con extraterrestri. Inoltre lo stesso Adamski è in contatto con varie autorità cattoliche degli Stati Uniti, che sono perfettamente convinte della verità delle sue asserzioni. "Certo - conclude - la prima chiesa che rivelerà ufficialmente al mondo la verità dei mondi abitati, si guadagnerà lo stragrande consenso delle masse: perché i mondi SONO veramente abitati [...] Se una chiesa, qualunque essa sia, avrà dichiarato in precedenza qual è la realtà dei cieli, i giovani continueranno a dare ad essa la loro fiducia. E che ne sarà di quei culti ufficiali che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno avuto contatti con la gente dello spazio? Se fossi un 'autorità religiosa mi affretterei a precedere le altre chiese nel rivelare al pubblico la verità, che già serpeggia in mezzo alle masse... Giacché, come le nazioni della terra fanno la corsa allo spazio, anche le religioni più sveglie, non appena cominceranno ad aversi, nelle comunicazioni ufficiali dei governi, i primi sentori velati di una vita constatata nello spazio, le religioni più sveglie, dico, faranno tra di loro la gara al cielo, faranno a chi ne sa di più... faranno a chi annuncia prima chi spiega prima che spazio e cielo sono la stessa cosa, e che gli angeli del linguaggio sacro sono la versione sommaria, con cui passarono alla storia, in tempi remoti, uomini di civiltà superiore, che visitavano la terra provenendo da altri mondi, uomini inoffensivi, uomini che insegnavano, uomini che in ogni tempo sono saliti e scesi dal cielo, dagli spazi. Si, beata quella religione che si sveglierà per prima a dir questo alle masse... Di essa sarà la gioventù. I giovani volteranno le spalle a quei preti che non li avranno istruiti sulle cose del cielo. Diserteranno le loro chiese, si rivolgeranno alle chiese sveglie: a quelle chiese, cioè, che avranno dimostrato di essere quello che devono essere: scuole, fonti di verità per le masse."
Di certo gli ambienti ecclesiastici o alcuni dei suoi esponenti, come abbiamo visto fin qui, non sono stati del tutto passivi e questo già negli anni '50.
Del resto, come ho già evidenziato nella prima parte, nel luglio del 1954 in Europa precisamente a Bonn, in Germania, si svolse un meeting di teologi e sociologi il cui tema verteva sulla vita extraterrestre.
In quell'occasione uno dei partecipanti, il reverendo protestante padre Philipp Dessauer dichiarò quanto segue:
"Le prove raccolte finora in merito ai dischi volanti sembrano dimostrare con sufficiente certezza che da otto anni la Terra è oggetto di osservazioni da parte di esseri ragionevoli provenienti da un altro pianeta. Questi esseri devono essere considerati alla stregua di persone dal punto di vista fisico e alla stregua di creature di Dio dal punto di vista teologico. Se un giorno fosse possibile prendere contatto con questi esseri, si produrrebbe l'evento più drammatico della storia umana. È dovere dei governi preparare gli uomini all'eventualità di un tale incontro."
Proprio su tale ineluttabile evento futuro e sulle sue inevitabili dirompenti implicazioni e conseguenze si concentrano da tempo le ipotesi, le considerazioni e le aspettative non solo degli ufologi ma dello stesso establishment.
In tal senso mi sento di condividere quanto scritto da Pinotti nel suo volume "UFO: Il fattore contatto" (Oscar Mondadori, 2007):
"Indubbiamente sarà proprio un bel caos dominato da un clima generale di anomia (ovvero, la crisi dei valori di riferimento). E tutto sarà anche in funzione dei nostri interlocutori. I quali, in base al nostro metro, potranno anche essere definiti, magari, "buoni" o "cattivi". I principi del bene e del male, in realtà, dovrebbero valere su scala cosmica. Ma non dimentichiamo che tutto è molto relativo."
Certo, così come opportuno e doveroso (ben ricordando già quanto scritto alla fine della precedente Terza Parte di questo dossier) dovremmo tenere a mente, come le stesse Sacre Scritture rammentano, di prestare attenzione e guardarsi dai cosiddetti "falsi profeti" e dai "lupi travesti d'agnello" sia "terrestri" che "extra". Del resto come recita la massima "non è tutto oro quel che riluce (o che luccica)", ovvero spesso l'apparenza inganna!
E l'arte dell'inganno non è una peculiarità esclusivamente umana.
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