I resti di Pompei continuano a rivelare curiosi e inaspettati aspetti della vita, della dieta e della salute ai tempi dell'antica Roma.
Negli anni '80 gli archeologi trovarono 54 scheletri in un magazzino seminterrato del piccolo sobborgo di Oplontis. Per molti pompeiani che cercavano un riparo dall'eruzione del Vesuvio quello deve essere sembrato un posto sicuro. Come sappiamo, le persone invece vi morirono, sopraffatte dalla cenere vulcanica e dai gas.
Gli scheletri sono stati molto studiati per stabilire le cause di morte. Possono però anche dirci come essi vissero, e svelare alcuni particolari sorprendenti.
La sifilide
Per cominciare, spesso si immaginano i Romani, o chiunque altro nell'antichità, molto più bassi di noi. Ma così non era, almeno non queste persone. Anzi, in verità essi erano pure più alti dei napoletani odierni.
Immaginiamo anche che i Romani morissero giovani, ma, ancora, questo è un altro mito â€" dimostrano questi scheletri. Molti di loro erano persone di mezza età e anche più vecchi.
La verità è che era l'infanzia il periodo veramente pericoloso. Tutti i tipi di malattie per cui oggi ci vacciniamo, oppure che curiamo facilmente con antibiotici, all'epoca erano letali.
Solo metà della popolazione arrivava ai 10 anni. Ma chi la raggiungeva, poteva guardare avanti verso una ragionevole aspettativa di vita, secondo il nostro punto di vista.
È interessante notare che le malattie infettive lasciano eloquenti segni e linee sullo smalto dei denti dei bambini, e molti di questi scheletri esaminati li mostrano, a riprova delle malattie che presero queste persone.
Ci sono poi alcune scoperte ancora più curiose e sorprendenti.
Gli scheletri di due gemelli mostrano quelli che erano quasi certamente segni di sifilide congenita. Se ciò fosse corretto, metterebbe fine alla comune idea che tale malattia venne portata in Europa dai viaggi di Cristoforo Colombo. Questa manifestazione di sifilide è pure antecedente a quella rilevata a Londra, risalente al 1200.Divisioni sociali
Questi 54 scheletri rivelano anche un altro aspetto interessante sulla società romana.
Appena dissotterrati, gli archeologi realizzarono che essi erano divisi in due gruppi. Un gruppo, in un lato della stanza, è stato trovato con niente addosso: solo corpi, nessun oggetto.
Gli altri, nell'altro lato della stanza, morirono con soldi, oro, gioielli e oggetti preziosi.
Una di loro è stata trovata con quasi la più grande quantità di denaro mai rinvenuta in un posto solo a Pompei. Non una grandissima fortuna se confrontata coi ricchi di Roma (Pompei, ricordiamolo, era una città piccola), ma certamente una considerevole somma.Come spiegarsi questi due gruppi? Be', l'archeologia non è una scienza esatta.
Forse chi non si era portato niente si era semplicemente fatto prendere dal panico ed era corso via da casa. Oppure quelli con gli oggetti preziosi erano ladri che avevano appena saccheggiato.
Non lo possiamo sapere per certo, ma più probabilmente ci troviamo davanti a un gruppo di poveri senza possedimenti, e uno di ricchi con soldi e gioielli.
Una dieta 'meravigliosa'
È interessante chiedersi quali siano le differenze degli scheletri dei due gruppi: magari uno dei due era meglio nutrito? Uno più basso? La risposta è no.
Esplorare l'area archeologica di Pompei e dintorni ci dà un'idea di come fosse la vita per i ricchi e i poveri.
Una conclusione, se si escludono gli indigenti senza alcun tipo di sostegno, è che sia i ricchi che i poveri di Pompei avessero una dieta decente. I ricchi magari se la passavano meglio, ma le persone povere mangiavano anch'esse decentemente.
Come lo sappiamo? Il contenuto di un pozzo nero che raccoglieva i rifiuti dei "gabinetti" di un modesto caseggiato di Ercolano mostra che le normali persone in questa casa mangiassero molto bene, da ricci di mare a noci e fichi, uova e pollo.
E, come dice Andrew Wallace-Hadrill - che quel pozzo nero l'ha scavato - non ti avvicini di più al mondo romano che nei suoi escrementi.
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