Ora è sicuro: le Cefeidi le "candele" di riferimento degli astronomi, girano una intorno all'altra.Da quarant'anni gli astronomi cercano di sciogliere l'enigma delle stelle pulsanti Cefeidi ed ora ci sono riusciti. Il prezioso frutto pubblicato sulla rivista britannica "Nature" è di un gruppo internazionale che include anche Giuseppe Bono dell'università Tor Vergata di Roma e dell'Istituto nazionale di astrofisica Inaf. Tanto accanimento si spiega col fatto che non si tratta di astri qualsiasi. Le Cefeidi, infatti, sono le "candele"di riferimento nel cielo a cui guardano per misurare le distanze delle galassie in cui sono contenute.
L'EMIGMA SVELATO - Da quasi mezzo secolo, dunque, per spiegare l'enigma si scontravano due teorie. Una sosteneva appunto che si trattava di stelle pulsanti e l'altra che il fenomeno della loro variabilità nel brillare era legato all'evoluzione degli astri. Alla fine i calcoli dei due gruppi generavano però un dato molto diverso e per nulla coincidente circa la massa di queste stelle. Il mistero sulla loro natura quindi rimaneva. Ora scrutando con attenzione una coppia di stelle, un sistema binario come lo chiamano gli astronomi, nelle Nubi di Magellano costituite da due galassie parenti perché poco distanti dalla nostra Via Lattea e distanti 160 mila anni luce dalla Terra, il gruppo internazionale è riuscito a calcolare la massa con una precisione mai raggiunta dell'1 per cento. Il valore è determinante perché coincide con la teoria "pulsante". Le due stelle, girando una intorno all'altra, si eclissano periodicamente e ciò ha permesso di valutare bene la loro massa pari a 4, 14 volte quella del Sole, calcolando con esattezza la regolare diminuzione della luce da esse proveniente. "Quello che è certo - precisa Bono - è che grazie a questa misura possiamo comprendere meglio le leggi fisiche che regolano le proprietà delle Cefeidi. E tale conoscenza renderà ancora più affidabile il loro utilizzo come "metro campione": la misura delle distanze delle galassie e più in generale delle dimensioni dell'universo saranno decisamente più accurate". Il risultato è stato ottenuto nell'ambito del progetto Ogle (Optical Gravitational Lensing Experiment) all'Osservatorio cileno di La Silla dell'ESO (European Southern Observatory).
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