Dopo la scoperta di una pavimentazione musiva, nei lavori di scavo dell'area demaniale ex-Violin affiora un'abside semicircolare con un raggio di 3, 33 metri, sopraelevata di una ventina di centimetri rispetto alla sala. Fondata dai Romani come colonia militare nel 181 a.C., questa cittadina in provincia di Udine fu importante centro commerciale grazie al suo artigianato. Oggi è un modello di come si dovrebbe conservare una città antica.
Una grande pavimentazione musiva e un'abside semicircolare sono le ultime scoperte che risalgono agli scavi di quest'estate. Aquileia fu un incrocio di strade preistoriche, snodo di campagne militari romane e invasioni barbare. Intorno alla città s'incrociavano le maggiori strade venete antiche, quelle che poi furono le "romane" via Postuma, l'Annia, la Gemina, la Iulia Augusta.
L'antica Aquileia non smette di regalare scoperte di superfici musive splendidamente conservate. Infatti le indagini archeologiche nell'area demaniale ex-Violin, collocata all'ombra della millenaria torre campanaria vicino Piazza Capitolo avevano portato, circa un anno fa, alla luce una stupenda pavimentazione musiva, quasi intatta, con motivi figurativi che richiamano quelli presenti nel mosaico teodoriano della basilica (secondo decennio del IV secolo). Ma le sorprese per gli archeologi non sono terminate con la scoperta di questo bellissimo tappeto musivo: sul lato breve occidentale, infatti, si è scoperta un'abside semicircolare con un raggio di 3, 33 metri, sopraelevata di una ventina di centimetri rispetto alla sala. Nel panorama dell'archeologia degli ultimi decenni è un fatto straordinario che dell'ambiente si conservi sia il pavimento musivo sia la decorazione affrescata delle pareti.
Il mosaico dell'abside presenta un motivo di grande originalità, racchiuso entro un tradizionale bordo a rami d'edera. Una serie di fasce parallele rese in toni delicatamente sfumati sulle tonalità dei rossi e del blu occupa l'intera superficie dell'abside, sviluppandosi da un bordo ondulato che si ripiega al centro in modo da evocare la testa, estremamente stilizzata, di un uccellino. Si tratta di un motivo che troverà fortuna nei secoli successivi in ambito cristiano, ma di cui bisogna ancora approfondire l'origine e il significato in un contesto di cui rimane ancora da chiarire la destinazione. A una prima analisi, la datazione del mosaico absidale non si discosta da quella già avanzata per la pavimentazione della sala antistante, inquadrabile nella prima metà del IV secolo d.C.
All'originalissima decorazione musiva faceva da pendant, sulle pareti, un rivestimento pittorico a fondo rosso ornato da rami di vite e da volatili. La scoperta è davvero eccezionale, sia per la posizione dell'area a breve distanza dalla basilica, sia per lo stato di conservazione, la ricchezza e l'originalità dell'apparato decorativo dei due ambienti, che ne suggeriscono una committenza di alto rango, in grado di rivolgersi forse alle stesse maestranze impegnate nella decorazione della vicina basilica cristiana. E proprio la lettura dei raffinati motivi decorativi sviluppati nello spazio absidato potrà fornire qualche indizio sull'utilizzo di un edificio costruito in una zona nevralgica della città, al momento del primo sviluppo del complesso basilicale, poco dopo il 313 d.C. Una delle ipotesi più affascinanti è che possa trattarsi di un fabbricato collegato alla residenza del vescovo Teodoro.
La politica di valorizzazione si inquadra anche nella nuova filosofia della Soprintendenza, che intende mantenere in vista con appropriati programmi di manutenzione tutto quanto si sia conservato nel tempo della millenaria storia di Aquileia. Gli scavi sono stati finanziati dalla Fondazione Aquileia, con la Direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, ed eseguiti dalla ditta Arxe di Trieste, nell'ambito dei lavori di riqualificazione della piazza che avevano portato parzialmente alla luce una stupenda pavimentazione musiva, quasi intatta, con motivi figurativi che richiamano quelli presenti nel mosaico teodoriano della basilica (secondo decennio del IV secolo).
Per rendersi conto della vastità che costituisce il complesso aquileiese e della storia che lo attraversa si devono visitare, nell'ordine, la parte archeologica romana a cielo aperto e poi quella custodita nel Museo Nazionale. Quest'ultimo è ubicato nella storica sede costituita dalla Villa Cassis faraone, la cui costruzione risalirebbe al periodo compreso tra 1812 e 1825. Qui, su tre piani, per un totale di dodici stanze, sono esposte le collezioni, le quali spaziano dalla statuaria a categorie di oggetti legati alla vita quotidiana e all'ornamento personale. Spicca la raccolta delle gemme e delle ambre, di cui Aquileia era il punto centrale di lavorazione e di smistamento commerciale. Poi c'è, legato al Museo Archeologico, il Museo Paleocristiano che è un edificio contenitore infatti rappresenta l'ultima delle ristrutturazioni condotte nel corso di 15 secoli ad una basilica paleocristiana extra-urbana, appartenuta in seguito al Monastero delle Benedettine. In esso i concetti di "museo" e di "area archeologica" convivono in perfetta simbiosi. La visione della struttura religiosa e dei suoi mosaici si unisce all'esposizione di iscrizioni funerarie cristiane da varie località aquileiesi a ricomporre il quadro della cristianizzazione di Aquileia.
Passeggiare nel centro della città è un susseguirsi di scoperte per la grande importanza che in passato aveva questa città. È un raro esempio di come si dovrebbe conservare una città antica. Ad Aquileia gli strati antichi e quelli moderni si intrecciano in armonia perché è una città ben curata e tutelata. Un modello.
UNA FULGIDA STORIA: DAI ROMANI ALL'AVVENTO DEL CRISTIANESIMO
Aquileia, in provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia, fu capitale della X regione augustea e metropoli della chiesa cristiana. Insieme con Ravenna è il più importante sito archeologico dell'Italia settentrionale, e con Cividale del Friuli e Udine è stata una delle capitali storiche del Friuli. Fondata nel 181 a.C. come colonia di diritto latino da parte dei triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio mandati dal Senato a sbarrare la strada ai barbari che minacciavano i confini orientali d'Italia, la città dapprima crebbe quale base militare per le campagne contro gli Istri e contro vari popoli, fra cui i Carni, e poi per l'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3.000 fanti seguiti dalle rispettive famiglie provenienti dal Sannio, per un totale di circa 20.000 persone, a cui hanno fatto seguito dei gruppi di Veneteci. Dall'origine di base militare deriva la forma quadrilatera del presidio, divisa dal cardine massimo, l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo. Pacificata e romanizzata la regione, la città, municipio dopo l'89 a.C., si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie. Divenne centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) e prospero emporio, avvantaggiata dal lungo sistema portuale e dalla raggiera di importanti strade che se ne dipartivano sia verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico (la Via dell'ambra), sia in senso latitudinale dalle Gallie all'Oriente. Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero Romano. Notevole fu la vita artistica, sostenuta dalla ricchezza dei committenti e dall'intensità dei traffici e dei contatti. Nel 300 l'Imperatore Massimiano si stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia, e in queste città fece erigere costruzioni di enormi proporzioni tanto da farle apparire come una sorta di "seconda capitale". Aquileia esercitò una nuova funzione morale e culturale con l'avvento del Cristianesimo che, secondo la tradizione, fu predicato dall'apostolo san Marco, ed il cui sviluppo fu in ogni caso fondato su una serie di vescovi, diaconi e presbiteri che subirono il martirio. Nel 313 l'imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni. Con il vescovo Teodoro sorse un grande centro per il culto composto da tre aule splendidamente mosaicate, ciascuna delle quali conteneva oltre 2.000 fedeli. I vescovi di Aquileia crebbero di importanza nei secoli seguenti, dando un vigoroso contributo allo sviluppo del cristianesimo occidentale.
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