Che l'iPad assomigli un po' alla tavoletta di cera degli scribi, declinata in chiave moderna, lo hanno già detto in molti.
In pochi casi però questo paragone è stato tanto azzeccato come nel caso dell'utilizzo del magico aggeggino creato da Steve Jobs da parte degli archeologici impegnati negli scavi di Pompei.
Il professor Steve Ellis, dell'Università di Cincinnati, definisce "rivoluzionario" l'apporto fornito dall'iPad per velocizzare e rendere più accurato il suo lavoro e quello dei suoi assistenti. Finora, il lavoro di catalogazione delle varie unità stratigrafiche veniva prima immortalato su carta, su blocchi note o moduli prestampati.
È un problema - spiega Ellis - perché i fogli rischiano sempre di andare persi in aereo, di bruciare o di bagnarsi, o di essere scritti con una grafia illeggibile. E in ogni caso, alla fine vanno tutti digitalizzati o copiati sul computer".
Certo, si potrebbe utilizzare un portatile per memorizzare i dati, ma i laptop sono di solito piuttosto scomodi da maneggiare e hanno un'autonomia delle batterie piuttosto scarsa.
In più il gioiellino di Apple ha il vantaggio che permette sia di scrivere che di disegnare e ha numerose applicazioni che sembrano fatte apposta per gli archeologi: Fm Touch sostituisce i moduli cartacei; Pages rimpiazza i taccuini, si disegna con iDraw e si creano le matrici di Harris (i diagrammi che mostrano le relazioni cronologiche fra i livelli) con Omni Graffe.
Sempre secondo Ellis l'uso dell'iPad ha fatto risparmiare al suo team un anno di lavoro, ossia il tempo che avrebbero impiegato a inserire e digitalizzare tutti i dati.
In questo senso, anche se il termine, come ha fatto notare Read Write Web, può apparire un po' eccessivo, l'impiego della tavoletta magica di Apple in campo archeologico, può costituire davvero una "rivoluzione".
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