
I finanziamenti sono ministeriali nell'ambito di Arcus
L'Università Aldo Moro partner nelle attività di studio
La piazza dell'antica Egnazia
FASANO - Il sito archeologico di Egnazia, nel territorio brindisino, potrà beneficiare di un finanziamento pari a un milione di euro entro la fine del 2012. A stabilirlo la società per l'arte, la cultura e lo spettacolo "Arcus" costituita nel 2004 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
I FINANZIAMENTI - Beneficiaria del finanziamento la Direzione Regionale della Puglia che con questa cifra dovrà sostenere e avviare progetti ambiziosi per il sito archeologico, indispensabili per la valorizzazione e il recupero della sua struttura e della sua storia. La città antica, che sorge a ridosso della costa fasanese sin dal XV secolo a.C. e che fu dei Messapi e dei Peucezi, è una tra le poche aree d'Italia a cui "Arcus" ha stanziato il sostegno economico nell'ambito del programma di interventi previsto tra il 2010 e il 2012. Il finanziamento è stato reso nota dalla soprintendente per i Beni archeologici della Puglia Teresa Cinquantaquattro nel corso della giornata di studio che si è svolta ieri a Fasano nel teatro Sociale.
IL SITO ARCHEOLOGICO - Da quasi dieci anni, precisamente dal 2001, l'università "Aldo Moro" in stretta collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali svolge una continua e instancabile attività di studio e ricerca nel sito archeologico del territorio fasanese, attraverso permanenti campagne di scavo. Si tratta di veri e propri campi scuola di carattere didattico, ovvero archeologia insegnata direttamente sul campo, non solo a vantaggio degli studenti universitari, ma anche dei liceali dell'istituto barese "Orazio Flacco" e dell'istituto "Gaetano Salvemini" di Molfetta. A questo cantiere didattico, tra i più grandi d'Italia, da quest'anno si sono aggiunti gli stagisti del "Formedil" di Bari, scuola provinciale per la formazione edilizia di muratori-archeologi nello scavo-scuola di Egnazia. Gli stagisti del corso per "Operatore edile in Scavi archeologici" potranno successivamente lavorare con le forme messe a disposizione dalla legge sull'archeologia preventiva. Inoltre, nel corso delle attività, non si procede solo ad uno "scavo stratigrafico", contemporaneamente viene effettuato il rilievo delle strutture per passare alla formazione di una documentazione più completa possibile, dove fondamentale è lo studio dei materiali. L'insieme dei dati che vengono raccolti permette di ricostruire la storia della città. Difatti, grazie a questa ricerca sistematica che coinvolge molti professionisti non solo archeologi ma anche architetti, antropologi, arche-zoologi (studiosi di resti animali antichi), è possibile recuperare una sinergia di informazioni in grado di "restaurare" al meglio la storia dell'antica città.
IL PROGETTO - La parte più innovativa di questo progetto deve ancora arrivare e parte del finanziamento potrà essere utilizzato anche per questo scopo: tra qualche anno sulla base della documentazione storica e analitica ottenuta su Gnatia, saranno riedificate le colonne che circondavano il primitivo foro. Per fare questo occorre ovviamente uno studio dettagliato dei materiali utilizzati e della loro composizione, della posizione e dello stile dei capitelli. Dopo questa prima fase si potrà progettare un'anastilosi parziale. In architettura e, soprattutto, in archeologia con questa pratica di restauro si rimettono insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione distrutta, attraverso una ricerca scrupolosa della composizione dei materiali tanto da creare e ottenere le stesse identiche peculiarità della struttura originale. Infatti questo minuzioso lavoro, oltre ad essere utilizzato per la ricostruzione di un edificio dopo un terremoto, è particolarmente utilizzato nei siti archeologici. Per esempio, l'anastilosi è stata molto utilizzata nell'area archeologica di Selinunte in Sicilia e ha permesso la ricostruzione di alcuni dei più importanti templi greci. Per il sito questo è uno dei primi passi verso un programma di valorizzazione molto più ampio che caratterizzerà il lavoro dei prossimi anni. È necessario che all'antica città si riconosca il ruolo e il valore che aveva un tempo. Da dieci anni l'Università di Bari sta impiegando le sue competenze e le sue menti migliori affinché questo accada per confermare quello che su Egnazia si scrisse secoli e secoli fa, quando autori come Plinio, Strabone e Orazio ne esaltarono la funzione in merito alla sua favorevole posizione geografica.






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