L'Arca di Noè fu scoperta a metà maggio del 1948 da un pastorello curdo di nome Reshit Sarihan, che viveva nel villaggio di Üzengili (precedentemente chiamato "Nasar", ma il nome fu cambiato in Üzengili dopo la scoperta dell'arca. Si noti che "Nisir" era il nome babilonese per la città di Noè).Le forti piogge del maggio del 1948, combinate con tre terremoti significativi, esposero l'impronta dell'arca e la estrassero del fango, avvolgente e molle, che l'aveva intrappolata per quasi 2 mila anni, rivelandone così le forme fuori dal terreno.Ai tempi di Giuseppe Flavio (I secolo d.C.), l'Arca di Noè era ben nota, perché egli dice, nelle Antichità giudaiche, che le persone visitavano il luogo e portavano via pezzi di bitume dall'arca, come amuleti contro i malanni immaginari. Questa veduta aerea è tra le prime. Fu presa undici anni dopo la scoperta, nel 1959, e mostra un'erosione molto scarsa, con la forma dello scafo intatto. Questa foto si sarebbe rivelata essenziale per il futuro, quando il tempo e gli elementi avrebbero eroso la struttura. Questa forma sull'Ararat fu chiamata anche dagli increduli: "L'oggetto a forma di barca". Sarebbe del tutto naturale aspettarsi che una barca avesse la forma di una barca, sembra logico, no? Prima foto di una spedizione giunta ad esaminare la struttura (presumibilmente nel 1959).
Qui si guarda a sud della sezione di prua direttamente nell'impronta dello scafo. Il fotografo era in piedi nel castello di prua che è distante 160 metri dalla poppa - misura presa da Fasold. Quattro metri della nave non sono inclusi nell'impressione (ma sono a sbalzo), il che rende porta l'intera lunghezza della nave a 164 metri (550 piedi). Questo suggerisce che fosse usato un cubito di 22 pollici di lunghezza. Questo valore del cubito è dimostrato dalle misurazioni delle paratie nel sottosuolo, con connessioni di ferro, prese da Dave Fasold e Baumgartner (marzo 1985). Questo valore del cubito significa che Noè era probabilmente alto due metri o più, per avere un cubito da 22 pollici (56 cm, misurati dal gomito al dito medio con la mano tesa). Bisogna rendersi conto non c'era un cubito standard, tranne in casi come il "cubito reale egiziano". Il cubito di ogni uomo è ciò che egli avrebbe usato per misurare, e tutti sono ovviamente leggermente diversi. Compilation Un'immagine fatta da un artista di come doveva apparire l'Arca. E' elevata sopra l'impronta rimasta, la cui forma è servita come guida. Le altre dimensioni, la larghezza e l'altezza, sono state dettate dal racconto della Genesi. Era necessario costruire un'intelaiatura a celle, un punto confermato dagli architetti navali, che sostengono che una nave di grandi dimensioni come questa non può essere costruita in legno con longarine convenzionali e la tecnica della chiglia.
Qui vediamo il lavoro di un altro artista, che mostra, sulla base delle prove, e la forma della montagna, proprio come l'arca si sarebbe arenata sul monte Cudi, pronunciato "Judi" (la montagna "dei curdi", e si noti che "kHuD" significa, in ebraico, "il primo".
La forma leggermente a mezzaluna dell'isola (montagna) consente l'arca di essere lavata tutt'intorno dalle correnti veloci. Questa funzione consente all'arca di essere guidato in un punto vicino al centro dell'isola, e dopo l'ancoraggio è arenata, l'arca rimane in posizione stabile.
Quando l'acqua scende, l'Arca oscilla lateralmente ed è depositata, appoggiata ad una piccola scarpata di circa dieci metri, come indicato in figura, richiedendo solo una piccola opera manuale. Per una veduta in prospettiva di come l'arca doveva essere, si veda il disegno che segue. Questo disegno si basa su un'analisi dei reperti attribuiti all'Arca, presso Üzengili, sul monte Judi. La tecnica di costruzione a "scomparti" sezionati è l'unico modo in cui una nave di legno di grandi dimensioni come questa può essere costruita, allora come adesso. Chiaramente, una certa licenza è stata presa per quanto riguarda i dettagli degli interni, ma la logica è stata applicata. Per esempio, non siamo sicuri che gli elefanti fossero utilizzati per spostare l'enorme ancora di pietra, dal peso di diverse tonnellate, ma con una piccola ciurma, la domanda ovvia è: perché non avrebbero dovuto utilizzare una forza motrice così preziosa? Più in alto lungo i pendii del monte Judi, diciassette miglia a sud, in vista del monte Ararat, e proprio sotto la grande scarpata di calcare bianco conosciuta come Ziyaret, che significa "santuario", si trovano le rovine e i resti dell'antica città perduta di Noè, chiamato "Mesha" anticamente, e nota in seguito come "Naxuan".
Nel luglio 1997, la città è stata scoperta dal ricercatore e scrittore David Allen Deal. Questa è una piccola mappa della parte centrale della città antica, creata da Deal utilizzando metodi fotogrammetrici da una foto aerea della Turkish Air Force, scattata nel 1959 dal pilota Sevket Kurtis (Dave Fasold diede a Deal questo negativo verso il 1995). Il Capitano Ilhan Drupinar notò per primo il segno dell'arca, esaminando le foto e il resto, come si suol dire, è storia. Undici anni prima, però, Reshit Sarihan, il pastorello curdo, era stato in realtà il primo a scoprire l'arca in tempi moderni.
Questa fotografia aerea ad alta risoluzione, scattata da 6.000 m di quota (non è una foto satellitare), ha permesso a Deal la scoperta della città perduta, basandosi sul presupposto che l'arca dovesse essere scivolata in discesa da una posizione superiore e poi si fosse depositata nel fango, in discesa, nei pressi del villaggio di Üzengili, 2 km sotto la collina.
Nel luglio del 1997 Deal, durante la ricerca in alto, lungo la valle, dell'origine della colata di fango, notò un'altra impressione, identica per forma e dimensioni all'impronta della nave inferiore. Questo, dunque, era il luogo di primo approdo dell'arca, dopo il grande Diluvio. Presto, apparvero fondazioni d'edifici da un attento esame di questa zona della foto. In pochi giorni, quasi un migliaio di basamenti di case erano stati identificati. Mesha / Naxuan, la città di Noè, era venuta alla luce dopo 4500 anni. Questa foto scattata nel 1998 dal professor Robert Michelson della Georgia Tech, al tempo della nostra prima spedizione a Naxuan, mostra il Dr. M. Salih Bayraktutan, professore associato di geologia presso l'Università Atatürk, Erzurum in piedi tra le pietre di fondazione d'una delle antiche abitazioni al Naxuan, nel centro città, vicino al sito di approdo dell'Arca, ad un'altitudine di 7.400 metri sul livello del mare. Quest'immagine è una ricostruzione della stessa casa, che mostra come dovevano essere i muri e le travi del tetto della costruzione originaria. Questo non è un edificio reale, ma un rendering fatto al computer da David Deal. Si presume che l'arca fosse utilizzata per fornire il legname per il tetto, gli arredi, e come legna da ardere.
Scoperta la più antica città del mondo, fondata subito dopo il Diluvio
Questa mappa è una piccola parte di una mappa più grande, pubblicata la prima volta da Deal nel 1997, in un articolo della rivista Ancient American.
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