Oltre alla necropoli di via San Vito, reperti in casa dei privati anche all'Anticaglia, Sanità, Bacoli e Pozzuoli
Il caso della necropoli di San Vito non è l'unico dei monumenti «privati» di Napoli e dintorni. Una storia lunga fatta di stratificazioni, di cantine che si sono rivelate ingressi di teatri romani, di statue, c0lonne e capitelli scoperti nei sottoscala.
L'esempio più celebre è quello del teatro romano dell'Anticaglia a Napoli, nel quale si narra l'imperatore Nerone abbia cantato facendosi applaudire nonostante una scossa di terremoto durante l'esibizione. Leggende popolari raccontano di un anziano abitante di via San Paolo (dove tutt'ora è l'ingresso al teatro riportato alla luce, incastonato nel cortile di un palazzo) che per caso, negli anni '60, durante lavori nella sua cantina scoprì l'ingresso al teatro. E che, in un primo momento, non aveva detto nulla alla Soprintendenza per attrarre i turisti e mostrare (privatamente) la meraviglia sotto pagamento. Il teatro (oggi visitabile grazie a un'associazione e tornato alla ribalta dopo uno spettacolo nell'ultimo Teatro Festival) aveva una capienza di diecimila posti. Quasi dirimpetto, ve n'era un altro più piccolo e coperto, il cosiddetto odeion (i cui resti sono visibili da via Anticaglia; laterizi a spina di pesce che sbucano dalle facciate delle abitazioni).
Un altro importante caso di archeologia all'interno di una residenza privata riguarda sempre un teatro di epoca romana, ma a Miseno. Lì era stanziata la Praetoria Classis Misenensis, la flotta dell'impero romano e nei dintorni erano presenti terme, templi, palazzi e teatri per lo svago. Al giorno d'oggi il teatro si trova nel giardino di un privato ed è visitabile solo coi tour organizzati dall'associazione culturale Misenum. Dal 2007 c'è un progetto per recuperare l'ingresso del teatro dal mare, così com'era nell'antichità; un gruppo d'ingegneri e geologi ci sta lavorando, ma i tempi della consegna sono ancora lunghi.
Ennesima meraviglia, questa volta di epoca ellenistica, che non si può visitare perché all'interno di un palazzo è l'incredibile ipogeo di via Cristallini nel quartiere Sanità a Napoli: una vera e propria tomba romana scavata nel tufo con una notevole faccia di Medusa scolpita nella roccia e affreschi floreali conservati abbastanza bene. Visitare l'ipogeo è a dir poco impossibile: occorre un permesso speciale della Soprintendenza. Portarlo alla fruibilità di tutti, secondo gli esperti, è cosa improbabile perché l'apertura potrebbe modificare il clima interno del reperto e rovinarlo per sempre.
Tornando a Pozzuoli, oltre San Vito sulla via Campana, una necropoli "a domicilio" si trova anche in via Vecchia delle Vigne, precisamente al di sotto del ponte che porta allo svincolo per la tangenziale. Una vera e propria "piccola Pompei" dei defunti, per la quale esiste un progetto operativo per farla divenire un parco archeologico. Al momento, la necropoli è visibile solo dal ponte puteolano ed è curioso vedere come i palazzi degli anni '70 affaccino sui ruderi preziosi.
In pochi, negli anni, saranno riusciti ad ammirare la villa del console romano Servilio Vatia sulle alture panoramiche di Torregaveta: i suggestivi resti fanno parte di una proprietà privata adiacente a un ristorante che porta lo stesso nome del console citato nei libri di Seneca (di recente apertura è la sala de «I cavedi», locale in cui si mangiano prelibatezze immersi in una vera e propria caverna di tufo utilizzata durante la guerra come ricovero antiaereo). Medesimo discorso per la Villa di Livia (dimora di una nobile romana nel ristorante omonimo sulla strada dell'ex Olivetti tra Pozzuoli e Arco Felice) e per una masseria a Quarto realizzata su una notevole struttura di opus reticulatum.
Casi più conosciuti di archeologia "casereccia" sono a Bacoli e riguardano l'ormai famosa e mastodontica cisterna della Piscina Mirabilis, delle Cento Camerelle e del Sepolcro di Agrippina: se si ha un po' di fortuna, si può convincere i privati che ne posseggono le chiavi a visitarli. Altrimenti, si può fare un viaggio con l'immaginazione trovando in qualche libreria antiquaria edizioni di resoconti del Gran Tour: i viaggiatori stranieri tra ´600 e ´800 di sicuro non avevano i problemi di oggi per visitare i monumenti.
Marco Perillo
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