sei in Home > Archeologia > News > Dettaglio News
6 Aprile 2009 ARCHEOLOGIA
Corriere della Sera
NUOVE TEORIA SULL'ESPLOSIONE CHE 400 MILIONI DI ANNI FA PORTO' ALLA SCOMPARSA DEL 70% DELLA VITA.
tempo di lettura previsto 2 min. circa

Più di 400 milioni di anni fa l'esplosione di una stella vicino alla Terra causò una delle più grandi estinzioni della preistoria. Una nuova simulazione computerizzata dimostra come è successo e come questi fenomeni avvengano periodicamente nell'Universo. Nell'Ordoviciano il nostro pianeta ha visto improvvisamente sparire più del 70 per cento delle specie animali che all'epoca lo popolavano, in prevalenza invertebrati marini: si tratta della prima grande estinzione di massa di cui si ha testimonianza. La scomparsa di moltissime specie è stata provocata dall'irradiazione nell'atmosfera di raggi gamma, che a loro volta hanno causato piogge acide e un generale raffreddamento globale.

EFFETTI DELL'ESPLOSIONE - Da anni ormai l'astrofisico Brian Thomas collabora con il suo ex relatore Adrian Melott alla ricostruzione delle conseguenze di una simile esplosione stellare. I loro modelli più recenti, pubblicati sull'International Journal of Astrobiology, indicano che i raggi gamma della supernova ridurrebbero gli strati di ozono dell'atmosfera terrestre permettendo ai raggi solari UV di raggiungere la superficie. A lungo termine, le reazioni chimiche derivate da queste condizioni produrrebbero gas che andrebbero a schermare le radiazioni solari impedendo il passaggio della luce e causando il raffreddamento globale.

MINACCIA NON IMMINENTE - Secondo gli studi di Thomas e del suo team alla Washburn University in Kansas, per attraversare lo strato di ozono e causare dei danni al nostro ecosistema un'esplosione del genere deve trovarsi nel raggio di almeno 6.500 anni luce. Ma per nostra fortuna una circostanza come questa si verifica in media una volta ogni miliardo di anni. Attualmente la stella che rappresenta la nostra peggiore minaccia in questo senso si trova nella costellazione del Sagittario, a 8.000 anni luce di distanza. «Non è un pensiero che mi tiene sveglio di notte», ha commentato David Thompson, astrofisico della Nasa, «non mi preoccupa pensare a cosa potrebbe accadere se ci fosse un'esplosione abbastanza vicino a noi. Potrebbe succedere ma è così improbabile che non vale la pena allarmarsi. Ho la stessa probabilità di trovare un orso polare nel mio armadio». «Si tratta comunque di una nuova prospettiva sulla selezione e l'adattamento naturale».

Valentina Tubino

06 aprile 2009

TAG: Preistoria