Le scoperte della ricercatrice Ana Pinto dei resti di una cultura di moderni umani, ammassati sui resti di un rifugio eanderthal in una grotta spagnola, stanno illuminando il mistero storico ed offrndo evidenze sul modo in cui queste specie possano aver vissuto ed interagito con il loro ambiente.
Nel 2002, mentre la Pinto stava lavorando come archeologa di contea nel nord della Spagna, alla ricerca di siti archeologici nella catena montuosa detta Cordigliera Cantabrica, mentre si spostava in auto ha notato una particolare sporgenza di roccia fuori dal suo finestrino.
La Pinto ha spiegato che la sporgenza aveva una posizione dominante sul fianco della montagna, e permetteva di controllare l´intera valle, con un ruscello che si snodava nei pressi del sito. L´area aveva qualsiasi cosa un ominide potesse desiderare: acqua, risorse di cibo, rifugio e protezione.
La Pinto allora ha deciso di indagare l´area e la sua determinazione ha pagato. Come sospettava, la formazione rocciosa ospitava alla base un rifugio di roccia. Al primo sguardo, la sporgenza di calcare di 10 metri quadrati sembrava poco più di un dente di roccia, ma le condizioni ambientali e topografiche avrebbero reso questo rifugio un habitat ideale. I cui abitanti, però, sono ancora un mistero.
Il sito, chiamato Sopeña, che in Spagnolo significa "sotto la roccia". Pinto ha iniziato un test di scavo – che coinvolge la preparazione di un profondo e stretto fossato per raggiungere una stima approssimativa di quel che vi giace sotto – rivelando 16 strati di rocce e sedimenti.
Le grotte sono eccellenti ambienti per la conservazione dei fossili perché sono stabili e protetti. Il calcare, nelle grotte comuni, aiuta a preservare le ossa.
Ma anche le grotte hanno i loro inconvenienti. L´attivazione e riattivazione dei sistemi idrici e dei fiumi sotterranei all´interno delle grotte provoca conseguenze drammatiche nei periodi di glaciazione, ovvero nella formazione periodica e nei movimenti di massicci fogli di ghiaccio. In questa occasione si possono creare sommovimenti in una grotta, spargendo e talvolta lavando via le evidenze fossili.
Ma Sopeña si è provata uno specimen squisito e intatto.
Dopo essere passata scivolato attraverso un letto di un metro di profondità di detriti, Pinto ha trovato un assortimento di piccoli strumenti di pietra e frammenti d´ossa. Tra essi, sono state trovate alcune larghe lame di pietra.
"Utensili con lame di pietra sono di solito associate con l´arrivo dei primi moderni umani in Europa, " ha dichiarato Pinto. "Così questa scoperta ha dato la prima indicazione della probabile età di 34, 000 a.C. per gli strati superiori del sito."
Un piccolo strumento di osso appuntito, ha offerto perfino più indizi. Lo strumento appuntito in archeologia è conosciuto come direttore fossile, un reperto che indica unicamente l´area in cui è stato prodotto. La base della punta dell´osso era rotta, il che ha impedito di riuscire a comprendere precisamente in che modo fu modellato, ma è stato comunque abbastanza per confermare alla Pinta che questo rifugio nella grotta una volta appartenne alla cultura di Aurignac, i primi veri moderni umani ad arrivare in Europa circa 30, 000 anni or sono (28, 000 a.C.).
Quando il test di scavo del team ha raggiunto il XII livello, è stato trovato quel che si sperava fin dall´inizio: strumenti da incisione primitivi, modellati per ritoccare le scaglie di pietra, lasciate presso i frammenti d´osso di qualche banchetto preistorico. Lo strumento differiva da quelli normalmente associati ai moderni umani, ad indicare che appartenevano alla cultura Neanderthal.
Questa evidenza mostra alla Pinto che i Neanderthal ed i moderni umani condivisero una località comune, al tempo in cui le evidenze mostrano che entrambe le specie convissero in Europa, e sembra probabile che le due specie si siano incontrate.
L´obbiettivo della Pinto è a questo punto riuscire a scoprire l´evidenza definitiva del perché gli umani rimpiazzarono i Neanderthal in Europa. Il suo lavoro le è valso l´attenzione di benefattori dall´organizzazione Wings World Quest che le ha riconosciuto un finanziamento da 10, 000 $ ed un sussidio della National Geographic Society.
Nonostante sia attualmente tornata in Spagna, la Pinto conta di mantenere le sue relazioni di lavoro con l´ASU affinché ricercatori, professori e studenti di dottorato possano assisterla nelle sue scoperte.
"Sopeña è fondamentale perché registra una continuità di eventi da 25, 000 anni or sono, anni critici per l´evoluzione umana, in quanto caratterizzati dal passaggio dai Neanderthal ai moderni umani" ha dichiarato la Pinto. "I livelli archeologici di questo sito si leggono come le pagine di un libro".
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