Il presidente Elkann: «La tomba dell'architetto Kha diventerà un elemento di attrazione al pari dello Statuario di Ferretti". La visita di due presidenti della Repubblica in un anno, a febbraio Ciampi e la scorsa settimana Napolitano. E oggi sarà qui il numero uno della Camera Bertinotti con la moglie. Il Museo Egizio è divenuto una tappa da non perdere per le massime autorità politiche che arrivano a Torino. Ed è anche molto più simpatico ai torinesi. Come non esserne orgogliosi?».
Alain Elkann trae un bilancio a due anni dalla nomina ai vertici della Fondazione Antichità Egizie. Un bilancio più che positivo. Domenica le code di turisti, molti venuti da fuori per il Salone del Gusto e Terra Madre, giungevano fino in via Principe Amedeo. Ma non era un fatto insolito per i giorni di festa. «E poi guardi, lo possiamo dire fin d'ora: per il 2006 si supererà il mezzo milione di visitatori, entrando nel circuito dei grandi musei europei».
Presidente Elkann, sembra un miracolo. Che cosa è successo?
«È successo che si è lavorato prima di tutto per cambiare l'immagine del museo, un tempo un po' uggiosa. Si parlava soprattutto di quello che non funzionava: le chiusure, le poche informazioni, addirittura le persone che svenivano. Abbiamo voluto renderlo accogliente, far capire prima di tutto ai torinesi che è un'istituzione che appartiene a loro. Il 27 novembre daremo vita a un'associazione di sostenitori del Museo. Intendiamo radunare le famiglie piemontesi che contano, i protagonisti della borghesia produttiva, i professionisti, fare in modo che diano un segnale di interesse verso questa nostra ricchezza. Potranno organizzare iniziative, fare capire che si tratta di una struttura da conservare al meglio perle generazioni future».
E per quanto riguarda i rapporti internazionali?
«Se io dico che Torino è come New York, questa affermazione non ha nessun senso. Ma se ammetto che le collezioni egizie torinesi stanno alla pari con quelle del Metropolitan, o del British Museum e del Louvre, dico la verità. E allora dobbiamo lavorare su questo, anche perché nulla interessa nel mondo come l'antica cultura egizia. Noi abbiamo Piero della Francesca, per fare un esempio. Ha dipinto opere straordinarie, che non hanno però sull'immaginario della gente lo stesso impatto di mummie e papiri. Il direttore del Metropolitan mi diceva che se loro non avessero le collezioni egizie, sarebbero in passivo. Durante le Olimpiadi i giapponesi si facevano fotografare in piazza Castello non davanti ai monumenti che ricordano le guerre, ma di fronte alla statua rifatta da Giugiaro di Ramesse: per loro era già il simbolo di Torino».
Quali progetti avete in cantiere?
«Per la fine dell'anno avremo messo a punto il bando per la gara internazionale di progettazione per il nuovo Egizio. Per il 2011 avremo un museo ampliato, anche se non sappiamo ancora se per quella data la Galleria Sabauda avrà completato il trasloco. Per noi in futuro avere un piano in più sarà sufficiente, non siamo tenuti a esporre tutte le collezioni: ma è importante essere rimasti nel cuore della città. Se il museo si fosse trasferito alla Reggia di Venaria, che trovo magnifica, non sarebbe la stessa cosa. Anche qui acquisteremo nuovi spazi. Potremo presentare in modo migliore alcune sezioni ora sacrificate, come la Tomba dell'architetto Kha, uno dei pezzi forti del museo. Si pensa di farne un elemento di attrazione al pari dello Statuario di Ferretti. Intanto la Soprintendenza sta procedendo nella catalogazione dei reperti non ancora conferiti. Ci sarà presto un bando per alcuni servizi, come il book-shop: vogliamo fare in modo che le persone vengano al museo anche per acquistare i regali di Natale. Prevediamo poi una caffetteria, una nursery in cui accudire i bambini. Ma abbiamo ancora altre idee».
Per esempio?
«Vorremmo affidare a un'azienda di progettazione la ricostruzione di un antico carro egizio in cui trasportare i turisti, i carabinieri ci hanno già assicurato un cavallo. E si vorrebbe ricostruire un'antica feluca che possa navigare sul Po. Sono attrazioni che divertendo possono indurre a visitare il museo. Poi ci sono naturalmente le esposizioni: il Comitato scientifico ne sta ideando una sul ritratto nell'antico Egitto. Per le mostre potremo appoggiarci alle strutture della città, da Torino Esposizioni alla Promotrice, a Palazzo Bricherasio. Vede, andiamo avanti per gradi, senza troppi clamori, che non si addicono a questa città. Una città che è molto cambiata. Una volta quando si parlava di Torino veniva sempre in mente quell'immagine di Mirafiori nella nebbia, si parlava di crisi, di scioperi. Ora tutti sanno che qui c'è molto altro ed è un piacere venirci».
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