Scoperta di grandissimo valore scientifico quella fatta vicino al tempio della regina Hatshepsut e alla Valle dei re, di fronte a Luxor in Egitto. L´équipe guidata dall´egittologo Francesco Tiradritti, nel corso dello scavo sistematico della tomba di Harwa (importante funzionario della XXV Dinastia, attorno al 750 a. C.), è entrata in una nuova tomba, in una sepoltura in precedenza mai esplorata da studiosi del settore, ma violata unicamente da tombaroli. L´autore della scoperta ha spiegato l´importanza e l´eccezionalità di un simile ritrovamento a egittologi e appassionati in occasione di un incontro tenutosi ieri a Roma. Si tratta del sepolcro di Uahibra-neb-pehty, un sacerdote coevo di Harwa: il suo ingresso si affaccia lungo il lato orientale del portico d´accesso alla più monumentale tomba di Harwa e gli studiosi per penetrarvi hanno dovuto rimuovere una considerevole quantità di detriti; è proprio in questa delicata operazione che hanno potuto accertare evidenti tracce di effrazioni precedenti, tutte ad opera di scavatori clandestini interessati al prezioso corredo funebre lì sepolto. È così venuto alla luce un muro che sigillava la sepoltura, in parte già rimosso da chi in antico l´ha violata; e, di seguito, un breve corridoio, che dà su una sala a parete diagonale, singolarmente in condivisione con una tomba precedente e già nota, quella di Kheruef. All´interno la prima grande sorpresa dopo millenni di oblio: i resti di una decorazione con la figura completa di un vitello sacro e la parte posteriore di un bovino che lo precedeva; una raffigurazione di capitale importanza per una migliore comprensione del ricco pantheon mitologico degli antichi egizi. Inoltre una prima analisi dell´intonaco del soffitto dell´entrata – intonaco a caratteri curiosamente floreali (sono scarse testimonianze di simili decorazioni in tutta la storia dell´Egitto) – ha permesso di accertare che il bellissimo frammento di soffitto con un fiore di loto e con la pianta di papiro, trovato nel cortile della tomba di Harwa, faceva parte in origine proprio della nuova sepoltura. A conclusione dell´esplorazione dell´intero complesso funerario sono state rinvenute due maschere funerarie in legno decorato. Risalgono al primo periodo tolemaico (IV-III secolo a. C.) e sono manufatti di tipo "fenicio" (chiamato così dalla forma degli occhi, che ricorda il volto delle statue e delle maschere fenicie); costituiscono la prima, vera testimonianza del passaggio dalla classica maschera di tipo ieratico (usata fin dalle prime Dinastie) a quella antropomorfa, che riproduceva le fattezze in vita del caro estinto, esemplificata dai ritratti del Fayum del periodo greco-romano.
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