Lucca - In principio (e anche alla fine) fu l´Auser, antico fiume che solo in parte corrisponde all´attuale Serchio. Fu lungo le sue rive che si stabilirono gli uomini, fin dalla preistoria e poi nel periodo villanoviano, in quello etrusco e, soprattutto, in epoca romana. E furono le alluvioni imprevedibili e difficilmente controllabili del fiume a provocare spesso vere e proprie catastrofi con interruzioni del popolamento e, alla fine, l´impaludamento di una vasta area. Impaludamento che, come tante catastrofi naturali, è stato un evento benedetto dagli archeologi che hanno potuto così lavorare su un territorio dalle peculiarità uniche. Quello che è stato presentato mercoledì 9 novembre al Palazzo Ducale di Lucca non è solo il Parco archeologico-naturalistico della Piana di Lucca ma la riscoperta di un territorio ricchissimo di tracce del nostro passato e di un ambiente unico, salvatosi per miracolo si può dire da tentativi di "valorizzazione" che sarebbero stati devastanti.
Ora invece il Parco, voluto dalla Provincia con il contributo dei Comuni di Capannori e Porcari (sul cui territorio sorge), si offre ai visitatori con i suoi reperti che vanno dal neolitico alla caduta dell´Impero romano, ma soprattutto con la sua fitta rete di fattorie romane, addirittura cento, dà l´idea di cosa dovette rappresentare il territorio dell´ex lago o palude di Bientina. Un territorio fertile anche se non fertilissimo (lo testimonia l´ampiezza delle singole fattorie, molto più estese che non quelle, per esempio, in territorio emiliano, prova della necessità di possedere più terra per raggiungere qualche risultato) che però attraverso le vie fluviali aveva contatti fin dai tempi degli etruschi con il mare e il mondo dei commerci che il mare rappresentava.
Cento fattorie che diedero in passato origine alla leggenda addirittura di una città sommersa dalle piene dell´Auser, quella Sextum, di cui si favoleggiò per secoli. Cento fattorie che sorsero su un terreno che fu sì abitato da millenni ma che conobbe anche veri e propri traumi come quello testimoniato in località Fossa Nera che portò a veri e propri buchi temporali nel popolamento. I due metri di terreno alluvionale che separano il villaggio palafitticolo (1000 avanti Cristo) dall´insediamento etrusco (500 a.C.) ne sono la testimonianza.
La zona fu importante nel periodo etrusco anche perché era terra di collegamento tra le città tirreniche di Pisa, Volterra e Populonia con quelle della pianura Padana (Marzabotto e Felsina). Minerale di ferro dell´Elba, ma anche macine di pietra vulcanica della Campania, vasi di importazione e locali testimoniano della ricchezza degli scambi. Poi vennero gli anni duri, vennero le invasioni dei predatori liguri, le incursioni sulla costa dei siracusani, le disastrose piene del Serchio.
Il territorio risorse con la conquista romana. In particolare dopo le guerre puniche, tra il 160 e il 150 a.C. la zona conosce la colonizzazione di Roma. Vengono tracciate le linee della centuriazione con cui si dividevano i lotti di terra, vengono costruite le case, le stalle, i fienili. Lucca fiorisce ed è per un attimo addirittura al centro del mondo antico quando ospita l´incontro tra Cesare, Pompeo e Crasso per spartirsi il mondo conosciuto. Poi, con l´età di Augusto ecco la seconda colonizzazione, con i territori espropriati e divisi tra i legionari. Fu un momento di trauma per i vecchi residenti ma insieme un nuovo fiorire di attività agricole e commerciali e con il sorgere di nuove fattorie. Quelle fattorie che resisteranno fino al V secolo della nostra era prima che il crollo dell´impero e le invasioni barbariche consegnassero la terra di nuovo alle alluvioni del fiume. Il territorio, diviso in lotti, cambiò così aspetto: le terre coltivate furono invase dall´acqua. Si formò addirittura un lago che si chiamò lago di Sesto o Bientina. Poi la lenta riconquista dell´uomo. Dove erano gli agricoltori correvano le barche dei pescatori. Fino ai tempi delle bonifiche e del reinsediamento umano. E fino alle scoperte archeologiche. Ora il territorio è divenuto Parco, con percorsi guidati, visite, zone attrezzate. Un insieme naturalistico e archeologico che dalla prossima primavera vedrà, si spera, l´afflusso di molti visitatori mentre continuerà il lavoro degli archeologi.
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