Gli archeologi continuano a trovare evidenze di un villaggio neolitico presso il promontorio di Anguillara.
All´inizio di agosto, archeologici subacquei che esploravano il Lago di Bracciano a nord di Roma, hanno riportato alla superficie una canoa di nove metri di lunghezza ricavata da un massiccio tronco di quercia. Risalente a circa 9, 000 anni or sono, sepolta sotto tre metri di fango e otto di acqua, si tratta della quarta canoa recuperata da quando un´intera colonia neolitica è stata scoperta presso le spiagge di Anguillara nel 1989.
Il villaggio è unico nell´archeologia neolitica. Si tratta del primo sito neolitico nell´Italia centrale, e ciò che è più importante, il primo mai scoperto sul fondo del lago. Si trova in una baia chiamata La Marmotta, ai piedi del promontorio di Anguillara.
La scoperta è avvenuta in circostanze insolite. Nel 1989 l´autorità per le acque di Roma, ACEA, aveva iniziato i lavori di installazione di un acquedotto nel Lago di Bracciano per potenziare i servizi idrici della città. Quando è arrivato il momento di usare i macchinari per scavare un solco sul fondo del mare, è stata necessaria la presenza di un archeologo – come previsto dalla legge – per monitorare le procedure. Nell´aprile di quell´anno, l´archeologo è giunto al sito per scoprire che la draga stava portando alla luce ampi pezzi di legno, e pertanto ha ordinato l´immediata sospensione dei lavori.
Gli archeologi sapevano che al Lago di Bracciano dovesse esistere un insediamento preistorico. Sul lato opposto dell´acqua, presso Vicarello, Antonietta Fugazzola Delfino, archeologa e direttore del Museo Nazionale Pigorini di Preistoria ed Etnografia a Roma, aveva già scoperto, alla metà degli anni ´70, un sito dell´età del bronzo dal II millennio a.C. Grande esperta di immersioni, è stata chiamata ad investigare la nuova scoperta, sperando che potesse scoprire più resti dell´età del bronzo. Con grande emozione, insieme al legno nel fango smosso, ha trovato cocci di ceramiche con decorazioni distintive di gusci di conchiglie conosciute agli archeologi come ceramiche Cardiali, databili al primo periodo neolitico – migliaia di anni prima dell´Età del Bronzo. Nel corso dell´estate del 1989. Fugazzola ed il suo team di sommozzatori hanno cominciato a scavare nel fango, rivelando imponenti pali e coperture di tronchi, una varietà di utensili e ceramiche. Alcune di queste erano dipinte di linee rosse, nere o bianche, mai trovate prima nell´Italia centrale, ma ampiamente usate in Grecia durante il primo periodo neolitico. I sommozzatori hanno trovato anche pali ancora recanti resti di piante, straordinariamente ben preservati.
Da allora, gli scavi sono continuati ogni estate. E´ tornato alla luce un villaggio ampio e ricco, che fu probabilmente stabilito dagli abitanti dell´Italia centrale provenienti dalla Grecia o perfino dal Vicino Oriente. L´insediamento sopravisse per quasi quattro secoli prima di essere abbandonato, improvvisamente e misteriosamente, attorno al 5, 230 a.C.
Gli archeologi ritengono fosse una vera colonia. Si suppone che gli abitanti arrivarono in barca, navigando il Fiume Arrone (che si forma dal Lago di Bracciano) dal Mediterraneo, portando i loro animali domestici, semi e piante. Trovarono un luogo ideale – ricco per la terra e le coltivazioni, foreste e le chiare acque dolci del lago.
Il villaggio copriva più di due ettari. I 3, 000 pali di quercia scoperti fino ad ora danno l´idea della scala del luogo. La popolazione viveva in case rettangolari sostenute da questi pali, piantati lungo le strade. Quando i sommozzatori hanno scoperto gli strati di tronchi di tetti collassati e mura, hanno trovato pavimenti contenenti i resti di vite umane: pali di ceramica contenenti granaglie, comprendenti cinque differenti tipi di frumento e orzo. Alcuni contengono ancora i resti di granaglie cotte e ossa di animali differenti. Hanno trovato un´ampia gamma di utensili: asce di pietra verde, falcetti con il manico di legno e lame di selce, un´ossidiana usata come coltello e ritenuta provenire dalle Isole Eolie a largo della Sicilia o dall´isola di Ponza a largo della costa del Lazio. Questi reperti rivelano che La Marmotta non era un avamposto isolato sulla frontiera neolitica. Fugazzola ritiene che i popoli fossero in contatto con altre comunità del Mediterraneo, e che La Marmotta possa persino essere stata un crocevia commerciale.
E´ stato stabilito dagli anelli degli alberi nei pali delle case durassero per più di 400 anni. Combinando una cronologia degli anelli degli alberi con datazioni al carbonio per ogni palo, la sua storia è fissata tra il 5, 690 ed il 5, 230.
A giudicare quel che era stato lasciato indietro – gli strumenti di valore, i pali ed i resti di cibi cotti, ampie canoe – il villaggio fu abbandonato improvvisamente. Si sia trattato di un´onda di marea, di un fuoco, o di qualsiasi altra ragione, trasformò il villaggio costiero di La Marmotta in una città fantasma, presto risucchiata dal Lago di Bracciano e coperta con un sedimento che la preservò fino ad oggi. Dal VI millennio a.C. il livello delle acque nel Lago di Bracciano è salito per più di 8 metri.
Al Museo Pigorini dell´EUR vi è un´interessante mostra fotografica degli scavi sottomarini di La Marmotta. Molte delle centinaia di reperti riportati in superficie, si trovano in esposizione permanente, compresa la prima canoa scavata, scoperta nel 1994, ed una statuetta votiva che rappresenta la madre terra. La tipica dimora neolitica, con vari punti per la cottura dei cibi, ed utensili, è riprodotta a dimensione naturale,
Museo Nazionale Pigorini di Preistoria ed Etnografia
Piazza Marconi 14, Roma EUR tel 06462077711
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