Berlino - Finora la conoscevamo soprattutto come la "Firenze sull´Elba", grazie al suo periodo di fervore culturale ed architettonico risalente all´epoca dei principi elettori sassoni del diciottesimo e diciannovesimo secolo. Ma chissà che un giorno la città di Dresda sarà invece nota in tutto il mondo più come una "Cairo sull´Elba" o addirittura come una sorta di nuova Acropoli mitteleuropea. Quella fatta da un gruppo di ricercatori dell´Istituto regionale di archeologia della Sassonia (Germania orientale), coordinato dal professore Harald Staeuble, sembra infatti avere tutte le carte in regola per essere una scoperta rivoluzionaria. La scoperta proviene direttamente dal cuore dell´Europa centrale, per l´esattezza da un perimetro che si estende dall´Austria alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia, fino ai confini meridionali della Germania dell´Est. E´ qui che negli ultimi tre anni il team di archeologi e storici dell´Istituto di Dresda ha condotto una serie di ricerche e di scavi portando via via alla luce statuette, oggetti artigianali e reperti di vario genere risalenti a ben settemiladuecento anni fa. L´ultima di queste scoperte in ordine di tempo risaliva all´autunno del 2003, quando in un sito archeologico di Zschernitz in Sassonia vennero portate alla luce due piccole statuette di argilla. Le due sculture, una di sesso maschile, l´altra di sesso femminile, grandi appena otto centimetri, rappresentano una danza rituale o un atto sessuale legato al mito della fertilità (si è parlato a questo proposito anche di sesso preistorico) e sono state realizzate con una finezza di particolari e di know how artistico collegati altrimenti alle culture neolitiche della Mesopotamia, del Messico o del Perù, ma non certo a quelle dell´Europa centro-settentrionale.
Ma la sorpresa non finisce qui: i ricercatori tedeschi hanno individuato nella stessa area i resti di oltre centocinquanta templi e di altre imponenti costruzioni datate tra il 4800 e il 4600 avanti Cristo. Edifici che risalirebbero dunque ad un periodo antecedente di ben duemila anni quello della costruzione, ad esempio, delle piramidi egiziane o del complesso di Stonehenge in Gran Bretagna.
A Dresda abbiamo parlato col responsabile della ricerca Harald Staeuble. La sua rivelazione sull´esistenza della "più antica civiltà europea" ha creato non poco scompiglio negli ambienti artistici e archeologici mondiali. Finora infatti si pensava che l´architettura monumentale, e con essa le prime civilità urbane sviluppate, fossero nate in ben altre regioni del pianeta e in periodi più recenti di almeno duemila anni. Le nuove scoperte invece rivoluzionerebbero la storia europea preistorica e quella dell´intera archeologia. «Sono stati i cantieri per la costruzione della nuova autostrada Dresda-Praga a permetterci di compiere un ampio monitoraggio archeologico dell´intera zona», spiega al Messagger o il ricercatore. «Fin dagli anni Settanta erano venuti alla luce una serie di complessi analoghi, ma solo ora siamo riusciti a scoprirne contemporaneamente una grande quantità e a collegare assieme la loro provenienza».
Le gigantesche costruzioni, individuate dai ricercatori tedeschi con l´ausilio anche di riprese satellitari ed aeree, sono fatte di terra e legno e raggiungono lunghezze di diverse centinaia di metri. Attorno a questi imponenti templi sono poi raggruppate diverse abitazioni longitudinali di circa cinquanta metri, nelle quali abitavano piccole comunità di nomadi e allevatori di bestiame che abitavano le piane del Danubio e dei suoi affluenti. Il tempio centrale è stato scoperto proprio nel sottosuolo del centro storico di Dresda e misura un diametro di centocinquanta metri all´interno del quale sono state rinvenute palizzate, tombe, figure in ceramica raffiguranti esseri umani e animali, utensili in pietra e anche ossa. Un´altra, significativa scoperta è stata fatta invece nei pressi di Lipsia, a Eythra, dove è emerso un villaggio abitato un tempo da 300 persone e composto da una ventina di abitazioni longitudinali raggruppate anche queste attorno ad un tempio centrale.
«Gli scavi ci danno la prova che queste comunità agricole finora sconosciute disponevano di notevoli doti artigianali e artistiche», sostiene Harald Staeuble che ancora non ha nemmeno trovato un nome per la sua nuova civiltà. Che di una vera e propria "civiltà" si tratti, l´archeologo tedesco non ha però dubbi. «Templi, tombe e reperti risalgono tutti alla medesima epoca, sono stati costruiti con le stesse tecniche, con gli stessi utensili», dichiara Staeuble. «Non parlerei di un singolo popolo, perché le etnie e le genti che popolavano un´area che si estendeva fino a 600 chilometri erano differenti. Comuni erano però i culti collettivi, i riti religiosi, le tecniche architettoniche, le dimensioni monumentali degli edifici».
Gli scavi hanno così portato alla luce una serie incredibile di affinità tra i singoli agglomerati: identiche sono le dimensioni del tempio sacrale centrale, delle abitazioni longitudinali, dei materiali utilizzati, addirittura anche dei volumi di terra utilizzati per i valli di protezione esterni. Capolavori di ingegneria e precisione architettonica che contraddicono i luoghi comuni che associavano queste terre solo a barbari, vandali o vichinghi.
Gli archeologi hanno anche scoperto che ogni insediamento è stato adoperato da una, massimo due generazioni e mai per una durata superiore ai cento anni. La fioritura di questa civilità tuttavia deve essere stata comunque di brevissima durata (200-250 anni al massimo) ed è poi scomparsa nel nulla intorno al 4600 avanti Cristo per tornare alla luce grazie ai cantieri di un´autostrada.
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