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28 Gennaio 2005 ARCHEOLOGIA
Avvenire
Zahi Hawass, ritratto di un «faraone» nella tempesta
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Per gli americani è «il faraone del terzo millennio»; per gli egiziani è semplicemente il mudìr (in arabo il «direttore»); noi italiani gli offriamo il video con una frequenza eccessiva e lo facciamo esternare su tutto ciò che riguarda le piramidi, Tut Ankh Amon, Ramses e Cleopatra, in una sequela di affermazioni più ad effetto che di peso scientifico. Zahi Hawass è sicuramente l'Indiana Jones più celebre e celebrato del pianeta, con una celebrità acquisita maggiormente per esposizione mediatica che non in seguito a reali meriti scientifici.

In questi ultimi tempi tuttavia proprio in riva al Nilo la stella di Hawass non brilla più come prima; le accuse che gli rivolge una stampa spesso impietosa sono numerose e ben circostanziate, tanto che Farouk Hosni, ministro della Cultura del Governo Mubarak, sta iniziando ad aprire gli occhi. Da quando anni orsono è diventato direttore del Consiglio supremo delle antichità, in Egitto massimo organo per la ricerca e per la gestione degli scavi archeologici su vestigia di tutte le epoche, ha fatto dell'archeologia una sorta di spettacolo: strutture delicate, come la tomba di un sacerdote della IV Dinastia (2550 a. C.) a Gizah, aperte davanti alle telecamere di Fox Tv in diretta mondiale; scalate della piramide di Cheope riprese dagli operatori Rai per la trasmissione di fantarcheologia «Voyager»; spedizioni nella Valle delle mummie a Bahareya (500 km a ovest del Cairo) con televisioni di mezzo mondo al seguito.

Nel settembre del 2002, ecco l'apice dell'ardire: la piramide di Cheope bucata (una porticina che bloccava un corridoio), grazie a un piccolo robot; e anche in questo caso l'operazione è stata trasmessa in diretta mondiale e i diritti televisivi sono stati venduti per centinaia di migliaia di dollari. Il risultato scientifico, che avrebbe dovuto giustificare l'intervento, è stato nullo: al di là della porta un vano con un'altra porta e con strani segni alle pareti (sono in pochi a saperlo) non ancora studiati e dunque non decifrati.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la recente Tac a quel che resta della mummia di Tut Ankh Amon. Macchinari ultramoderni e ultracostosi sono stati allestiti all'esterno della tomba del faraone-bambino ed è stata eseguita una tomografia assiale computerizzata sui resti del cranio del giovane Tut. E ovviamente anche in questo caso i dollari sono stati spesi in gran quantità, in particolare dal «National Geographic», che ha sponsorizzato il tutto al fine di poter girare preziose immagini per un film "scientifico". Proprio dal punto di vista scientifico l'intervento dell'allegra brigata assoldata da Hawass sarà di nessun rilievo: nessun Tac potrà mai assicurarci che un'eventuale tumefazione alla base cranica di Tut Ankh Amon sia dovuta a un colpo letale infertogli da un sicario e non piuttosto al goffo rimaneggiamento della mummia dopo la sua scoperta nel 1922.

L'archeologia spettacolo di Zahi Hawass, indubbiamente fonte di denaro a tutto il sistema e di fama al diretto interessato, è più che mai mal vista, mal sopportata e dopo queste ultime penose esibizioni apertamente osteggiata; a tal punto che sono numerosi gli studiosi egiziani contrari alla sua rielezione a direttore del Consiglio supremo delle antichità. E si fanno forti di accuse ancor più gravi: Hawass sarebbe reo di aver coperto, indotto dalle pressioni di potenti Istituti e Università occidentali, lo scandalo riguardante il trattamento neocolonialista a danno della manodopera locale (operai bastonati dai rais sotto gli occhi complici degli archeologi occidentali); scandalo di cui non si è saputo molto, ma in cui saerbbe state implicate anche alcune missioni italiane.

Come riparasi da questo temporale, che potrebbe trasformarsi presto in bufera? Ecco che un'ancora di salvezza potremmo offrirla al faraone del terzo millennio proprio noi italiani. Si vocifera - e le voci si fanno sempre più insistenti - che l'eminente Museo Egizio di Torino alla ricerca del proprio direttore (per cui è stato indetto regolare concorso) stia pensando ad Hawass come figura idonea e con i requisiti necessari a cui proporre il prestigioso incarico.