Una delle particolarità che gli specialisti hanno notato durante i lavori di copiatura è stata quella troncatura netta a carico delle zampe dei destrieri sul lato destro del mosaico. L´evidenza ha fatto avanzare l´ipotesi che il già grande mosaico poteva essere parte di una rappresentazione ancor più maestosa, oppure che potesse essere stato mal rifilato. E´ però anche possibile che i maestri mosaicisti, veri e propri artisti dell´epoca, siano stati costretti ad adattare la scena allo spazio disponibile. E dire che l´edificio in cui tra il 1830 e il 1832 il grande mosaico venne scoperto, era una delle case più estese di Pompei. Forse appartenuta, tra gli altri, a Satrio, una personalità della Pompei dell´epoca, e a Silla, il nipote del dittatore Mario. La domus, risalente al II secolo a.C., viene considerata un vero e proprio museo del I secolo d.C., vista la quantità di stupendi mosaici – ben undici e di dimensioni diverse – oltre alla preziosità delle pitture e alle particolari scenografie architettoniche. Insomma, secondo gli archeologi, si tratterebbe di un´abitazione capace di competere per tesori ed estensione con la spettacolare reggia di Alessandria. In quel contesto, dunque, venne ritrovato il grande mosaico che raffigurava "Alessandro il Grande che sconfigge il re persiano Dario III", adesso inserito nella collezione dei mosaici in esposizione al Museo Archeologico di Napoli. Per clonare quell´originale, una equipe di mosaicisti della scuola ravennate coordinati da Maurizio Cortesi, Enzo Pezzi, Paola Perpignani e supervisionati dall´archeologa Maioli incaricata di seguire i lavori per la Soprintendenza pompeiana, sta lavorando da quasi due anni. Prima ha dovuto eseguire la copia in identiche dimensioni dell´originale, poi, è stato costruito il reticolo, infine sono stati campionati e scelti i marmi da cui ricavare le tessere colorate da inserire sui pannelli. Il tutto, poi, sarà posizionato su supporti ottenuti da elementi di alluminio lavorati in maniera uguale a quelli usati in aeronautica: la grossa superficie impegnata e il peso delle tessere di marmo avrebbero rischiato di spezzare un supporto meno resistente.
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