Nel 140 d.C. il poeta greco Antipatro di Sidone compose una lista delle sette meraviglie architettoniche. Incluse i Giardini Pensili di Babilonia, e le mura della città - fortificazioni così vaste e imponenti da lasciar spazio "al movimento di un carro a quattro cavalli" secondo lo storico Erodoto.
Ora un´altra lista sta per essere compilata dal Fondo Mondiale per i Monumenti, un´associazione senza scopo di lucro che lavora per salvaguardare e preservare siti storici a rischio. IL suo progetto catalogherà più di diecimila località irachene, inclusa Babilonia, che nel VII secolo a.C., il sovrano Nabucodonosor rese famosa, e che Saddam Husein ha recentemente ricostruito; Nimrud, sede del Palazzo di Ashurbanipal nel IX secolo a.C., con i bassorilievi che riproducono il potere del re; Samara, che ospita Malwiya, un minareto della metà del IX secolo che narra diciassette storie spiraleggiando verso il cielo; Erbil, un´antica città nel Kurdistan iracheno la cui cittadella è stata abitata continuativamente per seimila anni; e Uruk, sito del più antico ziggurat ancora esistente.
Molti siti iracheni come Assur, Nineveh, Khorsabad, Nimrud, e Hatra nel nord, e Ur, Uruk, Eridu e Borsippa nel sud si datano agli imperi Sumeri, Assiri, and Babilonesi, civiltà che fiorirono quattromila anni or sono. Gli ziggurat da questo periodo possono ancora essere ammirati ad Ur e Nippur, inclusi quelli costruiti dal re Sumero ur-Nammu attorno al 2, 100 a.C.
"Questa fertile piana alluvionale e le montagne circostanti hanno visto nascere l´agricoltura, la scrittura, le prime città, leggi, il giorno di 24 ore, e molte altre cose che ormai noi diamo per scontate" spiega l´archeologo Francis Deblauwe, citando l´opinione condivisa dagli studiosi del settore. "La rivoluzione urbana rappresentata dalla formazione delle città della Mesopotamia meridionale deve essere vista come uno dei momenti che hanno definito la storia dell´umanità" ha aggiunto Joan Aruz, Curatore in Carica della Sezione di Arte dell´Antico Vicino Oriente al Metropolitan Museum di New York, e redattore del catalogo della mostra "Arte delle Prime Città: il III Millennio a.C. dal Mediterraneo all´Indo."
Le condizioni e le località di tutte queste città e siti saranno inseriti nel database arabo-inglese dedicato agli specialisti, in uno sforzo sostenuto dal NEH.
"IL sistema offrirà mappe satellitari e topografiche" ha spiegato Stephen Savage, lo specialista del progetto per l´impiego del GIS. Il GIS, o sistema di informazioni geografiche, crea mappe virtuali che permettono ad un utente, cliccando su una città, un monumento, o il sito di una moschea, di leggere le informazioni riguardo alla sua storia e condizioni, e vedere le fotografie relative. "Una volta che si estraggono dal database tutti i progetti in un´area di impatto potenziale, il database vi dirà che tipo di risorse archeologiche sono minacciate dallo sviluppo o dall´urbanizzazione, e se vi sono siti antichi dove nessuna survey archeologica è mai stata condotta prima" ha spiegato.
Gli specialisti della conservazione, ha dichiarato il direttore del progetto Gaetano Palumbo, hanno anche necessità di sapere quel che caratterizza un sito come risorsa culturale e quel che può minacciare la sua integrità, in aggiunta alla sua posizione e condizioni. "Se le informazioni raccolte arriveranno ad indicare le relazioni del progetto con le ricerche del passato o del presente e con i progetti di conservazione, oltre che dove, quando, e quale tipo di minaccia può danneggiare i singoli siti, allora gli specialisti avranno in mano lo strumento chiave per prendere decisioni consapevoli ed informate" ha spiegato.
Il territorio iracheno è tempestato di siti storicamente significativi, e molti sono in pericolo, secondo Bonnie Burnham, presidente del Fondo Mondiale per i Monumenti. "Molti antichi siti cruciali in Iraq sono severamente danneggiati, ed alcuni rischiano di sparire per sempre" ha spiegato, indicando come eventi fatali i saccheggi dopo la prima Guerra del Golfo, e le sanzioni militari che hanno ridotto al minimo le possibilità di preservazione all´inizio degli anni ´90. Le ostilità più recenti, continua, hanno devastato le antiche città di Larsa, Isin, Fara, e la grande città sumera di Umma.
La guerra, le nuove costruzioni e la negligenza continuano a minacciare i siti iracheni. I colpi di artiglieria hanno danneggiato lo ziggurat di Ur del 2, 100 a.C., ed una rovina del III secolo a Ctesiphon, un palazzo di mattoni presso Baghdad, danneggiato nel 1991, potrebbe crollare se vi saranno nuovi bombardamenti nelle vicinanze. Anche il minareto del XII secolo della Grande Moschea di Nur al-Din a Mosul, si trova in una posizione precaria.
"Sembra la Torre di Pisa" ha spiegato Palumbo. "E´ piegata da un lato e a grave rischio di crollo."
I saccheggi inoltre invalidano i tentativi di conservazione. "Una missione urgente dovrebbe riuscire a fermare le continue ruberie nei siti archeologici all´interno dell´Iraq" riporta il giornalista Roger Atwood, che ha visitato l´Iraq nel maggio del 2003. "Ogni sito antico che ho visto, era sotto assalto. A Nimrud, saccheggiatori professionisti hanno divelto le incisioni sulle pareti di pietra dal palazzo del Re Ashurnasirpal II" ha aggiunto, riferendosi al leader che regnò dal 883 al 859 a.C. "Da allora, comprendo perché sia stata creata a Nimrud una forza di sicurezza di una trentina di uomini: garantire un´adeguata tutela e catturare i cacciatori di antichità. Ma è un lavoro duro. Vi sono molte pressioni, non troppe leggi, nè rispetto delle stesse".
Henry Ng, vice presidente esecutivo del Fondo Mondiale per i Monumenti, ha dichiarato che la sua associazione ha aiutato ad orchestrare misure preventive. Il professore di Archeologia del College of Art del Massachusetts, John Russell, ha recentemente collocato un tetto sul palazzo di Sennacherib del 700 a.C., situato a Niniveh. Scavi attorno alla metà degli anni ´60 avevano esposto pareti coperte di rilievi assiri che sono state recentemente protette da una copertura di metallo corrugato, che fungeva da scudo all´azione degli elementi. Il tetto è stato rubato nel 1990, ma un nuovo finanziamento dell´Istituto Getty per la Conservazione del Fondo per i Monumenti, ha messo Russell in condizione di ripristinarlo nel dicembre del 2003.
Russell, familiare con i problemi iracheni, sottolinea come il computer ed i programmi di database possano servire a completare il quadro organizzativo generale, e rispondere alle esigenze dei musei e dei ricercatori. "In un vuoto dove risulta difficile per le persone comunicare in modo efficace, dall´esterno arrivano proposte e idee di ogni genere, ma a meno che non si lavori in modo coordinato alle istituzioni, rimarranno sempre e solo idee" ha dichiarato.
Il nuovo progetto per la compilazione di un database accurato conta su una tecnologia che Palumbo e Savage hanno già utilizzato in Giordania all´inizio degli anni ´90. Chiamato JADIS, ovvero Sistema di Database e Informazioni per l´Archeologia in Giordania, questo database contiene più di 12, 000 siti.
"Il database è accessibile in rete esclusivamente per il Dipartimento di Antichità della Giordania, ma anche gli archeologi possono accedere al sistema, se autorizzati dal direttore delle antichità. Esistono on-line due versioni del sistema, ma non svelano la precisa collocazione dei siti per ragioni di sicurezza" ha spiegato Palumbo. Similmente, il sistema iracheno manterrà confidenziali le informazioni.
Per il tempo a venire, il team del Fondo Monumenti userà la Giordania come base operativa poiché la situazione irachena preclude i viaggi in Iraq. Questo novembre e dicembre Palumbo addestrerà 17 iracheni al Centro Americano per le Ricerche Orientali in Giordania in una sessione sul campo di quattro settimane, finanziata del NEH e dall´UNESCO.
"Vi prenderanno parte archeologi, architetti, esploratori, e professionisti dei musei. L´addestramento è la chiave della riuscita del nostro progetto". Quando le restrizioni agli spostamenti verranno meno per il migliorare delle condizioni in Iraq, gli iracheni condurranno una accurata analisi sito per sito, e Savage installerà il database ed i collegamenti satellitari negli uffici regionali dell´Ufficio Iracheno per le Antichità ed il Patrimonio.
Il progetto aiuterà gli sforzi di conservazione iracheni, che sono stati ritardati o omessi per mancanza di fondi, come anche per le condizioni caotiche causate dalla guerra e dalle sanzioni militari. "Il punto centrale è la gestione delle risorse culturali" spiega David Gimbel, archeologo consulente del progetto, e presidente di Archeos, un´associazione no-profit di ricerca ed educazione archeologica. "Non si può conservare ogni cosa. L´archeologia oggi riguarda anche l´utilizzazione di un processo standard per prendere decisioni circa ciò che si vuole (o che si può) fare. Si devono bilanciare le necessità umane con le necessità della conservazione".
Palumbo condivide. "L´etica vorrebbe preservare lo status quo dei siti antichi, ed evitare l´applicazione di eccessivi quantitativi di materiali chimici e moderni. Ma noi non intendiamo congelare il tempo in ogni sito. Vogliamo solo riuscire a gestirli meglio di quanto non sia accaduto sinora."
La conservazione è ulteriormente complicata dal fatto che gli antichi popoli della Mesopotamia non avevano pietre con cui costruire e così usavano mattoni di fango, un materiale soggetto a disintegrazione e qualche volta scarsamente distinguibile dalla terra in cui si trova sepolto.
Aggiunge Russell: "I mattoni di fango spesso non sono nemmeno cotti, e dal momento che capita che piova, i mattoni esposti vengono a deteriorarsi in modo irreversibile". Investire tempo e risorse nella conservazione, dal restauro dei mattoni allo stanziamento di guardie e sorveglianti a protezione dei siti, vale lo sforzo, spiegano gli archeologi.
"Innumerevoli resti materiali dei passi del cammino dell´umanità, dalla preistoria al presente, giacciono ancora sepolti sotto terra. Alcuni emergono di poco, a ricordarci, come segnali, quel che eravamo una volta. E molto ancora rimane da scoprire".
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