Metti un sabato mattina d'autunno, quando le giornate di sole invogliano ancora a gite fuori porta. Metti un gruppo di curiosi. Ed ecco che si decide di fare una visita ai siti archeologici ubicati in località Coppa Nevigata.
Il gruppo dei partecipanti è numeroso e motivato. A guidarci il dott. Mario Moscoloni (dipartimento di scienze storiche archeologiche e antropologiche dell´antichità dell´ Università di Roma " La Sapienza"). La mattinata comincia all´insegna della scoperta di una parte di storia locale (sarebbe meglio parlare di preistoria) della quale molti conoscono ancora poco.
Dopo le prime presentazioni, fatte in modo veloce, prendiamo posto sui mezzi che in pochi minuti ci portano a destinazione: Manfredonia ovest. Il sito archeologico fu individuato nel 1903 ed è attualmente a ridosso di una grande azienda zootecnica su un terreno di proprietà privata. Ad accoglierci, il prof. Alberto Cazzella che, senza troppi indugi, ci mette al corrente che la prima occupazione di Coppa Nevigata risale all´inizio del Neolitico (VI millennio a.C.) ma che il sito è stato occupato anche in fasi successive, relativamente più recenti, ossia nell´età del Bronzo (si parla del XVII-XVI a.C.)
E´difficile immaginare cosa si nasconda sotto i teloni di plastica che coprono (al fine di preservarla) buona parte dell´aria portata alla luce ma di questo non dobbiamo preoccuparci dato che la nostra attenzione è rivolta, man mano si procede, a scoperte che stimolano in modo sempre maggiore il nostro interesse.
Ecco come bisogna immaginare il villaggio fortificato di Coppa Nevigata; sul lato che dà verso la montagna una cinta muraria con un fossato che ne aumenta le capacità difensive e nel fossato grossi megaliti, a distanza ravvicinata, per frenare eventuali nemici o animali pericolosi. La fantasia si muove verso tempi che furono e disegna spazi e territori dalla morfologia diversa da quella che i nostri occhi possono vedere al momento.
È mio grande stupore scoprire dalle parole del prof. Cazzella che tutta la zona un tempo era una laguna con canali che permettevano l´accesso a mare. La visita prosegue mentre giovani studenti di archeologia, al seguito del professore setacciano il terreno con precisione certosina riportando alla luce frammenti di Murex dall´ossidazione e dalla lavorazione del quale proveniva il color viola-rossastro, molto caro ai Fenici, che per secoli ha impreziosito stoffe e codici miniati.
I resti di quella che doveva essere una capanna di forma semicircolare affiorano nelle prossimità di un forno in pietra utilizzato per la tostatura dei cereali. L´ingresso principale alla fortificazione era possibile per mezzo di un portone di ridotta larghezza affiancato da due alte torri quadrangolari.
Non mancavano vie di fuga costituite da stretti canali che in caso di necessità conducevano fuori dal villaggio. Una civiltà ben organizzata che doveva contare un considerevole numero di presenze.
Ci sarebbe ancora molto da dire in relazione a questa esperienza ma credo anche che ognuno di noi abbia il dovere di rendersi conto di persona di quelle che sono le ricchezze archeologiche della zona. A tale proposito gli interessati possono rivolgersi al dottor Michelangelo Cataleta presso gli uffici "Nuova Musa" ubicati in Siponto.
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