La scrittura è nata 50mila anni fa e non 5.000 anni fa in Medio Oriente e Cina, come finora ipotizzato dagli archeologi. Non solo: sempre 50mila anni fa una 'lingua universale' era parlata da tutta l'umanità.
La dispersione dell'Homo Sapiens, nostro diretto antenato, ha poi portato questa primogenita 'lingua dei segni' nei cinque continenti. La tesi rivoluzionaria è avanzata dal professor Emmanuel Anati, direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici (Brescia) e coordinatore dell'Archivio Mondiale dell'Arte rupestre in collaborazione con l'Unesco.
Questa lingua comune dell'Homo Sapiens si esprimeva tramite una proto-scrittura fatta di ideogrammi che, grazie alle recenti ricerche, possono essere letti e compresi.
Nel corso di millenni di adattamento a vari ambienti e climi, il linguaggio si è diversificato - spiega Anati in un'intervista alla rete France2 - formando dialetti diversi dai quali si sarebbero sviluppate tutte le lingue dell'umanità.
Le più antiche pitture rupestri nel mondo intero presentano non solo gli stessi temi ma anche le stesse associazioni, sostiene il paleoetnologo Anati: "Un'unica sintassi e un'unica grammatica sono testimoniate da figure trovate in Europa e da quelle trovate in Australia o in America. Ed esse hanno anche gli stessi significati e parlano la stessa lingua".
La nuova tesi di Anati è il frutto più importante del progetto scientifico internazionale Wara, l'Archivio
Mondiale dell'Arte Rupestre, gestito dal Centro Camuno di Studi Preistorici. Proprio dall'analisi di migliaia di immagini, Anati è riuscito a trovare i comuni denominatori della 'scrittura' dell'uomo primitivo.
La 'pro-scrittura' individuata dal paleoetnologo esaminando le immagini conservate nelle grotte in cui abitarono gli antenati dell'uomo 50mila anni fa mostra simboli e figure comprensibili all'Homo Sapiens, il quale avrebbe avuto la capacita' di trasmettere messaggi proprio ricorrendo a questo insieme 'grafico'.
Emmanuel Anati è Nato a Firenze nel 1930 ed ha compiuto i suoi studi di archeologia e preistoria nelle Università di Gerusalemme, Harvard, Cambridge, Massachussetts e Sorbona. Nel 1964 fonda e dirige il Centro Camuno di Studi Preistorici, mentre fino al 1995 è professore ordinario di Paletnologia presso l´Università di Lecce.
Ha insegnato e tenuto corsi in università ed istituti superiori di ricerca, in Francia, Inghilterra, Israele, Stati Uniti e Canada. Ha compiuto missioni di ricerca, spedizioni e consulenze per conto dell´UNESCO e di vari Governi, per lo studio di siti preistorici e di arte rupestre nonché per la programmazione e la creazione di riserve e parchi archeologici, di musei e di altre operazioni concernenti il patrimonio culturale.
Ha organizzato congressi e seminari internazionali sull´arte preistorica e tribale, progettato e realizzato mostre. I suoi principali interessi scientifici riguardano l'arte e le religioni delle culture preistoriche e tribali. Ha svolto ricerche in Europa, nel Vicino Oriente, in India, Tanzania, Malawi, Messico, Australia e in altri Paesi.
Le sue ricerche in Valcamonica hanno portato l'arte rupestre di questa valle alpina all'inserimento, come primo titolo italiano, nella "Lista del Patrimonio Culturale Mondiale" dell'UNESCO. Dal 1980 dirige la Missione Archeologica Italiana nel Sinai e nel deserto del Negev dove ha scoperto e studiato la montagna sacra di Har Karkom, che identifica con il Monte Sinai della Bibbia.
È ampiamente riconosciuto che le sue ricerche hanno ridimensionato la conoscenza dell'arte preistorica proponendo una visione globale mai precedentemente conseguita. E' fondatore del Comitato Internazionale per l'arte rupestre (ICOMOS), che ha presieduto fino al 1990. Dal 1992 è Presidente dell'IDAPEE, Institut Des Arts Préhistoriques et Ethnologiques, Parigi.
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